RS muore di fame, condannato da un giudice di Soros
Sono ormai le ultime ore di agonia per RS, a cui l'ospedale di Plymouth, in Inghilterra, ha tolto nutrizione e idratazione. Ma un estremo appello urgente alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) rivela che il giudizio definitivo della CEDU che condanna alla morte il cittadino polacco, è stato emesso da un giudice, Yonko Grozev, attivista pro-eutanasia che ha militato nelle organizzazioni di George Soros. E torna fuori il dossier che denunciava come negli ultimi dieci anni ben 22 giudici della CEDU siano stati "figli di Soros".
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Stanno ormai trascorrendo le ultime ore di agonia di RS, il cittadino polacco ricoverato in stato vegetativo a Plymouth che le autorità britanniche hanno deciso di lasciare morire, mentre si attende ancora una risposta all’ultimo disperato tentativo di salvargli la vita con un appello urgente alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU).
Secondo fonti mediche, le condizioni di RS sono rapidamente deteriorate e la sua vita è dunque appesa a un filo. Nel frattempo però gli avvocati della famiglia chiedono che il giudice Yonko Grozev, che alla CEDU ha respinto il suo caso lo scorso 11 gennaio, venga immediatamente ricusato. Si è scoperto infatti che il giudice bulgaro che per ben due volte ha considerato il caso "inammissibile", ha in realtà un passato di militanza in Organizzazioni non governative legate a George Soros e al suo progetto di un cambiamento politico globale sul fine vita. La decisione di Grozev ha dato il definitivo via libera all'ospedale britannico per far morire gradualmente di fame e di sete il cittadino polacco.
Come si ricorderà, RS - sono queste le iniziali con cui i giudici identificano l’uomo - è stato al centro di un'aspra battaglia legale dopo che il 15 dicembre il giudice Cohen in Inghilterra si è pronunciato contro la sua famiglia biologica e il governo polacco, a favore dell’ospedale di Plymouth per "interrompere legalmente" il suo trattamento di sostegno alla vita.
Il Christian Legal Center, che ha rappresentato la famiglia biologica di RS durante il procedimento, ha lanciato un ultimo disperato appello per salvargli la vita il 15 gennaio, con una lettera al presidente della CEDU, Robert Spano, in cui si chiede di ricusare Yonko Grozev e nominare un nuovo giudice per riesaminare il caso. Nella lettera, firmata dall’avvocato della famiglia Bruno Quintavalle, si accusa Grozev di aver fatto in passato campagne a favore della ridefinizione - in senso eutanasico - del concetto di “cure palliative”. Proprio la sua militanza passata, dice l’avvocato, mette in dubbio la sua idoneità a giudicare l’istanza della famiglia in quanto "si oppone alla posizione sostenuta dai ricorrenti". Quintavalle ha chiesto che il caso sia trattato ai sensi dell'articolo 39 del Regolamento della Corte in modo che "la questione venga trasferita a un'altra sezione per essere risolta di nuovo con urgenza" da un altro giudice, poiché la morte di RS è imminente.
Il curriculum vitae di Yonko Grozev, che lo ha portato alla nomina a Strasburgo, mette chiaramente in discussione la sua imparzialità come giudice della CEDU. In particolare, come spiega la lettera del signor Quintavalle, egli "è stato un membro della Open Society Foundation Sofia fondata e finanziata da George Soros", che "è parte di un network internazionale di organizzazioni impegnate in azione di lobby per promuovere una varietà di obiettivi politici”. Tra le sue attività principali c’è la promozione internazionale di “iniziative di cure palliative”. Ma il progetto – afferma Quintavalle – “promuove aggressivamente una visione delle cure palliative in contrasto con quella dei fondatori del movimento degli hospice da cui è nata la pratica delle cure palliative”. In altre parole, ciò che Soros persegue è un uso delle cure palliative per porre rapidamente fine alla vita di persone che non hanno speranza di guarire.
La lettera inviata al presidente della CEDU fa riferimento alla visione di Soros contenuta in un articolo programmatico intitolato “Riflessioni sulla morte in America” dove si invocano leggi che “permettano ai parenti di porre fine agli interventi medici di sostegno alla vita anche quando la volontà del paziente non è nota”. Soros denuncia il grande peso sulle risorse sanitarie causato dai trattamenti che prolungano la vita. Nello stesso articolo Soros – riporta Quintavalle – “esprime la sua visione sul primato dell’autonomia e sostiene che alle persone deve essere permesso di uccidersi o di farsi uccidere da altri”.
Grozev, accusa ancora Quintavalle, “in qualità di membro del consiglio della Open Society Foundation è stato personalmente coinvolto nella promozione di queste controverse posizioni bioetiche e nel fare pressioni per cambiare la legge e la politica in Bulgaria", come si ricava dal Rapporto annuale 2002 della Open Society Foundation Sofia.
"A pagina 12 del Rapporto si trova che la fondazione ha speso più di 100.000 dollari nel 2002 per diffondere in Bulgaria la visione di Soros delle "cure palliative". Inoltre, la pagina 43 del Rapporto spiega che la Open Society Foundation è stata coinvolta nella campagna per cambiare la politica relativa alle cure palliative e a tal fine ha creato un'organizzazione di lobbying chiamata "National Association on Palliative Care" per cercare di attuare un cambiamento nella legge in linea con le opinioni di Soros”.
È questo più che sufficiente, sostiene Quintavalle, perché il giudice Yonko Grozev sia ricusato a causa del palese conflitto di interessi.
Il problema è che nella CEDU quella di Grozev non è una posizione isolata. Proprio un anno fa è stato infatti pubblicato uno studio approfondito dello European Center for Law and Justice (ECLJ) dal titolo “ONG e giudici della CEDU 2009-2019”, secondo cui ben ventidue giudici nominati alla CEDU avevano precedentemente legami con sette ONG finanziate da Soros e dodici di loro con la Open Society Foundation (OSF) e il suo braccio giuridico The Open Society Justice Initiative (OSJI). La maggior parte di questi giudici erano avvocati di ONG che, dopo aver acquisito esperienza nella discussione di casi davanti alla CEDU, sono stati poi inviati a Strasburgo come giudici grazie alle reti di influenza di Soros.
È interessante notare che la Bulgaria è citata 30 volte nel documento di 25 pagine, che esamina il lavoro del tribunale di Strasburgo tra il 2009 e il 2019. In quel periodo, i giudici che rappresentano la Bulgaria sono Zdravka Kalaydjieva (fino al 2014) e Yonko Grozev (dal 2015). Il rapporto affermava che nei casi di Kalaydjieva e Grozev esistono prove concrete che dimostrano un conflitto di interessi e l'influenza delle azioni delle ONG.
È inquietante dunque che malgrado le denunce dell’ultimo anno, vengano affidate proprio a Grozev le decisioni sui casi di fine vita, come è stato per RS che, ormai, soltanto un miracolo può strappare alla morte procurata.