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santa sede

Perlasca e Rupnik, in Vaticano c'è aria di sfrontatezza

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Reintegrato in Segnatura il prelato già protagonista (scagionato) del "caso" londinese; mentre Rupnik continua a comparire sull'Annuario come consultore del Culto Divino. Inevitabile chiedersi quale messaggio si trasmette all'esterno (e all'interno).

Ecclesia 17_04_2024
UFFICIO IMAGOECONOMICA

C’è una certa sfrontatezza nelle ultime mosse in Vaticano. Dopo il clamoroso guanto di sfida lanciato in faccia alla giustizia francese con una nota verbale della Segreteria di Stato che ha definito “eventuale” una sentenza effettivamente emessa dal tribunale civile di Lorient lo scorso 3 aprile, è arrivata la notizia della conferma di monsignor Alberto Perlasca a promotore di giustizia sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Contrariamente a quanto può pensare il lettore non si tratta di un’omonimia: stiamo parlando proprio dell’ex capo dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato già protagonista del processo vaticano nato dallo scandalo del palazzo di Londra.

L’indiscrezione è stata lanciata qualche giorno fa da Dagospia ed è stata confermata alla Nuova Bussola da fonti vaticane. Formalmente non c’è che dire: d’altra parte Perlasca, tra i primi indagati dal Promotore di Giustizia per l'affaire londinese e sottoposto a perquisizioni in casa e in ufficio, neppure è stato rinviato a giudizio nel processo finito con la condanna a 5 anni e mezzo del cardinale Angelo Becciu di cui il monsignore comasco è diventato il grande accusatore. Dopo l'esperienza con la giustizia vaticana, il presule tornerà a lavorare in quello che veniva considerato il supremo tribunale della Chiesa e dove era arrivato nel luglio del 2019, quando in Vaticano il bubbone del palazzo di Sloane Avenue era già scoppiato visto che tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019 il Papa ricevette in udienza il broker Gianluigi Torzi per incoraggiare la trattativa sulle azioni con cui veniva controllata la proprietà dell'immobile.

Reintegrato in Segnatura Apostolica, sull'operato di Perlasca come capo dell'ufficio dell'amministrativo pesa però il giudizio pesante dell'attuale sostituto, monsignor Edgar Peña Parra. In una nota informativa nell'ambito delle indagini, infatti, il numero due della Segreteria di Stato ha detto che «nei quotidiani incontri di tabella con monsignor Perlasca, alla mia richiesta di spiegazioni su questa a quella pratica, mi forniva informazioni incomplete o parziali o che, comunque, si limitavano a dei tentativi di giustificazione delle operazioni in atto. […] Questo modo di fare, come si accennerà più avanti, non riguardava soltanto l'ordinaria amministrazione, ma anche le grandi decisioni». 

Nonostante il Papa, proprio a proposito dello scandalo londinese, abbia rivendicato «la pentola (...) scoperchiata da dentro non da fuori», c'è da chiedersi che messaggio possa trasmettere all'esterno (e all'interno) la probabile conferma di uno dei protagonisti di questa vicenda nel ruolo che aveva prima ancora che divenisse pubblica. Questo al di là dell'aspetto giudiziario in cui, va ricordato, Perlasca è stato scagionato prima ancora del processo.

Un altro messaggio poco rassicurante che la Santa Sede trasmette all'opinione pubblica è quello contenuto nell'Annuario Pontificio 2024, a pagina 1346. Tra i consultori del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, infatti, compare ancora il nome di don Marko Rupnik, sacerdote incardinato nella diocesi di Capodistria dopo essere stato dimesso dalla Compagnia di Gesù lo scorso giugno a seguito delle accuse di abusi avanzate contro di lui da diverse ex suore (e il cui «grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato» è stato ritenuto dai superiori «come molto alto»). Su questa pagina dell'Annuario aleggia un mistero da giorni: è un errore di stampa oppure è vero che il prete sloveno attualmente sotto indagine del Dicastero per la Dottrina della Fede continua a svolgere l'incarico per l'organismo preposto a vigilare sul rispetto delle norme liturgiche? Il nome del mosaicista è seguito dalla sigla "SI" che contrassegna i gesuiti, sebbene lui non appartenga più alla Compagnia di Gesù.

Tra le accuse a lui mosse, peraltro, c'è anche quella dell'ex suora Gloria Branciani che, mettendoci la faccia in una conferenza stampa, ha raccontato come Rupnik l'avrebbe indotta ad avere rapporti sessuali a tre invocando l'emulazione della Trinità. La Nuova Bussola ha chiesto chiarimenti al Dicastero guidato dal cardinale Arthur Roche per sapere come stanno le cose. Fino al momento in cui scriviamo, però, non è arrivata una risposta. 
 



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