I marò tornano (con vergogna) in India
I marò fanno ritono in India. Ecco l'ultima vicenda che squalifica il governo "tecnico" italiano, che predilige preservare i rapporti economici con una forza straniera piuttosto che farsi forte della sovranità su due suoi cittadini. Un caso che sfiora il ridicolo
Caso marò, il naufragio dei tecnici
La gestione della crisi con l'India, con il nostro ambasciatore praticamente in ostaggio, ha ormai raggiunto livelli surreali: Farnesina e Difesa mostrano un dilettantismo preoccupante ed errori che fanno perdere credibilità al Paese.
Caso Marò, governo decisionista a tempo scaduto
Il governo Monti chiude i battenti informando con una semplice nota diplomatica l’India che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non torneranno a Nuova Delhi al termine del permesso elettorale, a causa della mancata risposta dell'India alle richieste dell'Italia.
Se il ritorno dei marò diventa uno spot elettorale
Ci sono alcuni aspetti che non convincono nell’iniziativa di Roma di far tornare a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre anche per consentire loro di esercitare il diritto di voto. Qualcuno sarà così spregiudicato da usarli a scopo elettorale?
Caso marò, rischio autogol
Le garanzie offerte dal governo italiano per il rientro di Girone e Latorre in India dopo le vacanze natalizie, prevedono che i due fucilieri non siano fermati dalla Procura di Roma (sono sotto inchiesta anche in Italia), un implicito riconoscimento della giurisdizione indiana sul caso.
India, il "caso marò" diventa una farsa
Licenza natalizia di due settimane per i marò italiani detenuti in India da oltre dieci mesi. Ma l'intera vicenda ha dell'assurdo, e per il nostro governo si tratta di un bruttissimo flop. Roma ora minaccia azioni decise, ma è poco credibile.