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I pensatori cattolici che bocciano la Pav sull'aborto

Un gruppo di intellettuali cattolici lamenta che la Pontificia Accademia per la Vita usa un linguaggio ambiguo nella sua critica alle nuove Linee guida italiane sull'aborto in day hospital, omettendo del tutto la condanna dell'aborto: "Ci sono diversi motivi per cui coloro che hanno standard morali retti dovrebbero essere rattristati e seriamente insoddisfatti di questo documento".
- IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO

Life and Bioethics 10_09_2020 English Español

Il 12 agosto 2020 il Ministero della Salute italiano, in risposta alla cosiddetta "pandemia" Covid-19.1, ha emanato le Linee guida per l'interruzione volontaria della gravidanza con Mifepristone e Prostaglandina, che permettevano la somministrazione di abortivi chimici alle donne incinte fino alla nona settimana di gravidanza ed in regime di day hospital, cosicché le donne possono essere rimandate a casa a subire il doloroso e pericoloso processo di espulsione del loro bambino morto. La reazione di alcuni autori di articoli pubblicati su Avvenire (riportato da ABC News), il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, ha criticato l'aumento del rischio per la salute della donna implicito in queste nuove direttive. In questo contesto, il 14 agosto la Pontificia Accademia per la Vita ha emesso una Nota relativa a tali Linee Guida. A quella Nota un gruppo di pensatori e studiosi cattolici ha ora risposto attraverso un documento che La Nuova Bussola Quotidiana pubblica oggi (qui la versione integrale).

Gli autori del documento trovano qualche aspetto positivo nella Nota della PAV, ma sottolineano anche che "ci sono diversi motivi per cui coloro che hanno standard morali retti dovrebbero essere rattristati e seriamente insoddisfatti di questo documento". I motivi principali sono i seguenti:

1. La PAV afferma in modo ambiguo che la Legge 194 (1978) è “la normativa in vigore in Italia e con cui tutti dobbiamo misurarci”; ed è anche, - per la parte di essa che prevede un supporto alle madri incinte in situazioni difficili, una legge “intorno alla quale poteva e potrebbe ancora essere cercata e alimentata un’idea di civiltà condivisa”, tra coloro che difendono la vita e coloro che sostengono un presunto diritto di abortire i bambini non ancora nati. Ora ovviamente la Legge è il quadro giuridico di cui dobbiamo tenere conto, ma l'ambigua espressione italiana (“con cui tutti dobbiamo misurarci”) suggerisce che la Legge 194 sia un inevitabile status quo, che non può essere criticato o alterato: e, infatti, la Nota non critica la legge, né propone in alcun modo modifiche alla normativa stessa. La Nota, in effetti, nella sua critica alle nuove direttive, non fa che richiamarsi alla 194 e al suo pieno rispetto. Dice testualmente: "Il richiamo alla 194 e al pieno rispetto di quanto in essa previsto può aiutare a chiarire il senso e i possibili rischi di quanto è avvenuto ".

Ma ovviamente una legge che ha rimosso gli ostacoli all'uccisione di innumerevoli esseri umani innocenti non è uno status quo che possa essere accettato o tollerato senza critiche. Per questo, il nuovo documento degli intellettuali cattolici dice: “[la suddetta legge 194] non è la misura con cui siamo tutti misurati e, quindi, non può fornire in alcun modo la base per ciò che la PAV chiama “un'idea di civiltà condivisa”. C'è infatti una Misura divina che misura veramente tutti noi. Ed è una Misura che non solo condanna tutti i crimini consentiti da questa legge ingiusta, ma esclude anche il tipo di critica blanda e ossequiosa che qui svolge la Pontificia Accademia della Vita".

2. Una dichiarazione riportata su L'Avvenire (secondo ABC News) ha parlato dell'aumento del rischio per le donne che queste nuove direttive implicano e il PAV, invece di sostenerla l'ha criticata, anche se moderatamente.

3. Se la Nota PAV menziona almeno l'aumento del rischio per le madri implicito nelle nuove Linee guida, d'altra parte non fa il minimo riferimento all'estensione del tempo massimo in cui gli abortivi chimici possono ora essere somministrati alle donne in gravidanza, ciò che ovviamente aumenterà il numero di bambini innocenti uccisi. Gli autori del nuovo documento sottolineano questa come un'omissione estremamente grave in un documento emesso da un'Accademia collegata alla Santa Sede e fondata da Giovanni Paolo II e J. Lejeune. Sembra che, per la nuova PAV, l'aumento delle possibilità di uccidere i bambini non esista affatto nel considerare l’aspetto morale delle nuove direttive del Ministero.

4. Un altro punto grave è che la PAV parla dell'aborto come “un evento più subìto che scelto” dalla donna o dalla coppia, quando vi siano problemi economici o altre circostanze avverse. In questo modo, la PAV utilizza un linguaggio che suona misericordioso ma che in realtà implica una grave sottovalutazione della responsabilità e della dignità umana. Come se gli esseri umani non potessero comportarsi moralmente ed evitare il peccato mortale (un omicidio in questo caso), con la grazia di Dio, nonostante le circostanze avverse.

5. L'ultimo punto criticato è che la PAV adotta un linguaggio eufemistico che può creare confusione tra i fedeli. Alcuni esempi sono: (a) l’uso ripetuto dell’espressione "interruzione della gravidanza", invece di "aborto"; (b) la PAV non menziona mai, in tutta la sua Nota, la gravità del peccato di aborto.

Il documento si conclude con una riflessione molto interessante ispirata alla Città di Dio di Sant'Agostino: gli ultimi cinquant'anni avrebbero dovuto insegnare ai cristiani che il sogno di Jacques Maritain di una nuova “cristianità secolare” che potesse collaborare pacificamente con il mondo, altro non era che una pericolosa illusione. Il peccato originale e il potere di Satana sono stati gravemente ignorati nel calcolo di Maritain. In realtà, la "collaborazione" dei cattolici e del mondo a partire dagli anni ’60 ci ha portato a questa bancarotta della civiltà, dove dire la verità sulle caratteristiche più fondamentali della creazione di Dio (inclusa, ad esempio, la distinzione tra uomo e donna, o il dovuto rispetto per la dignità di tutti gli esseri umani) è sempre più considerato come un crimine.

* Membri dell’Advisory Board dell'Accademia Giovanni Paolo II per la Vita umana e la Famiglia