St. John the Evangelist by Ermes Dovico
EDITORIALE

Sopraffazione gay, si è superato qualsiasi limite

Dai casi di Torino al tutor gay per gli insegnanti della scuola primaria a Venezia, la dittatura arcobaleno sta prendendo il sopravvento, di pari passo con minacce e intimidazioni per chi vuole soltanto affermare il diritto naturale.

Editoriali 04_11_2013
Imposizione della agenda gay

E’ agghiacciante ciò che accade alla scuola media Gramsci di Torino, come racconta Massimo Introvigne nell’articolo in Primo Piano, ma purtroppo non è un caso isolato. Sempre a Torino c’è stata la pesante intimidazione dei gruppi gay, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, che hanno costretto la scuola cattolica Faà di Bruno a sospendere un ciclo di incontri riservati ai genitori su famiglia e ideologia di genere. A Venezia invece, apprendiamo che esiste il progetto “A proposito di genere…” dedicato alle scuole materne e primarie, dove gli insegnanti – dopo sei lezioni di “rieducazione” sull’argomento - saranno affiancati in aula da un tutor che li assisterà nel proporre ai bambini il superamento degli stereotipi di genere.

Ma iniziative del genere volte a superare i cosiddetti “stereotipi di genere” ve ne sono ormai in tutta Italia. “Stereotipi di genere”, ovviamente, indica l’antica credenza secondo cui in natura esistono soltanto due sessi e non un numero imprecisato di generi che poi ognuno “indossa” a suo piacimento, anche passando da uno all’altro se ne ha voglia.

C’è insomma una voglia di “Corea del Nord”, di campi di rieducazione sul modello della Cina maoista, che sta invadendo l’Italia, grazie anche ai nostri governanti che – come dimostra l’articolo di Gianfranco Amato nel Focus odierno – hanno pensato bene di pagare tutto ciò con i soldi delle nostre tasse.
Per i lettori più attenti della Nuova BQ non si tratta di una sorpresa: già nel maggio scorso avevamo dato notizia di una “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale”, a forte orientamento omosessualista, spiegando che la scuola sarebbe stato il terreno principale per imporre questa nuova ideologia. Avevamo anche spiegato che esiste già da anni una rete degli enti locali, chiamata Ready, che funge da coordinamento per promuovere a livello locale quei cambiamenti che poi – si calcola – imporrà ai parlamentari di adeguare la legislazione nazionale.

E’ brutto dire “l’avevamo detto” ma in questo caso è più che giustificato, visto che siamo stati praticamente gli unici a indicare subito il pericolo e la deriva che questa “Strategia” avrebbe significato. Ora però sta arrivando l’ondata di piena, con tanto di aggressione e minacce a chi vuole continuare a sostenere che  in natura esistono solo maschio e femmina e che l’unica famiglia possibile è quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Non è questo un pensiero omofobo, ma una legittima convinzione che trova riscontro peraltro anche nella nostra Costituzione.

Lo abbiamo detto pochi giorni fa, ma lo ripetiamo: si sta instaurando un clima di intolleranza e sopraffazione da parte dei movimenti gay contro chi rifiuta l’indottrinamento, che non può lasciare indifferenti le autorità. Non è possibile chiudere gli occhi davanti a quel che accade e avallare la legge del più forte, saltando a piè pari anche ciò che dice la nostra Costituzione, tanto adulata quando fa comodo quanto bellamente ignorata se la si invoca a tutela della famiglia naturale.

Né si può accettare che l’educazione dei figli venga espropriata ai genitori per favorire l’indottrinamento di stato. E’ una grave violazione della nostra Costituzione e uno scivolamento verso una dittatura gay che in realtà è già iniziata, e senza neanche il bisogno di una legge sull’omofobia. Anche i genitori devono farsi sentire, rifiutare che ai propri bambini fin dalle elementari venga imposta una ideologia contraria ai valori con cui crescono in famiglia.

Libertà di opinione, libertà religiosa, libertà di educazione: tutto viene calpestato pur di affermare una ideologia propugnata da una piccola minoranza, cui si accoda volentieri tutto il bel mondo del politicamente corretto. Cos’altro si deve aspettare prima di intervenire a tutela di cittadini e associazioni che non vogliono fare altro che testimoniare la bellezza della famiglia naturale ed esprimere pubblicamente le proprie convinzioni?