St. John the Evangelist by Ermes Dovico
NOTA POLITICA

Quirinale e governo, segnali negativi

Napolitano non può sciogliere le Camere. Quindi bisogna arrivare al nuovo Presidente della Repubblica. Non ci si scappa. Prima di allora non ci saranno soluzioni di governo, ma ora la partita della vita è quella del Colle.

Politics 15_04_2013
Romano Prodi

Cerchiamo di capire se mai si uscirà da questo stallo politico. Bisogna sempre partire da un dato: Napolitano non può – semmai lo volesse – sciogliere le Camere. Quindi bisogna arrivare al nuovo Presidente della Repubblica. Non ci si scappa. Prima di allora non ci saranno soluzioni di governo.

Bersani aveva voluto un incarico in quanto vincitore delle elezioni. In quanto vincitore azzoppato, ha ricevuto un pre-incarico, condizionato ad avere una maggioranza certa. La sua idea era di fare un governo con l’appoggio dei grillini, escludendo qualsiasi rapporto con il Pdl, ma i grillini l’hanno sbeffeggiato. A questo punto il problema del Pd è diventato il segretario Bersani.
È evidente che con Bersani non si arriva a concludere, se vale l’idea di Berlusconi di un accordo pieno, ossia che riguardi sia il governo che la presidenza della Repubblica. Se però si arrivasse alle elezioni presidenziali, che inizieranno il 18 aprile, senza un accordo, potrebbe darsi che, dopo le prime votazioni, quando si abbasserà la maggioranza necessaria, potrebbe passare alla chetichella chiunque, anche Romano Prodi.

Alla chetichella non vuol dire per caso. Anche questo potrebbe essere un piano studiato nei minimi particolari. Bersani potrebbe tentare di tener duro per arrivare lì, e portare a casa la presidenza della Repubblica come ha portato a casa le presidenze delle Camere. Questa ipotesi di percorso, però, impedirebbe in modo definitivo la nascita di un governo con una maggioranza parlamentare certa. A questo punto sì che si tornerebbe presto a votare, e in un clima avvelenato.

Sono in molti nel Pd a paventare questa eventualità e a pensare, quindi, di togliere di mezzo Bersani prima che ciò si avveri. Forse anche Bersani non ne è convinto fino in fondo perché vorrebbe dire dare il partito in mano a Renzi. Ma i tempi sono stretti. Il rischio che si arrivi al 18 aprile senza un piano B è realistico.
Berlusconi sa di dover impedire ad ogni modo che si arrivi a un Presidente eletto con voti raccogliticci e non frutto di un accordo. A quel punto egli non avrebbe più alcuna carta da giocare, se non l’opposizione parlamentare.
Si troverebbe con un Presidente avverso (che non lo garantirebbe nemmeno sul piano personale) eletto proprio contro di lui, e con un nuovo Presidente anche i criteri per dare l’incarico di governo potrebbero cambiare. Senza contare che, nel frattempo, qualche transfuga disposto a correre in soccorso del nuovo esecutivo potrebbe farsi largo (continuerà in eterno la sudditanza dei grillini a Grillo?).

Da qui il tono minaccioso, esibito di recente a Bari, l’evocazione del possibile voto e la sua ricandidatura a premier in questa evenienza. Certo, se si andasse ora alle elezioni il centrodestra avrebbe buone possibilità di farcela. Ma solo se l’avversario fosse ancora Bersani. Cosa accadrebbe se l’avversario fosse Renzi, magari in ticket con Barca?
Berlusconi minaccia le elezioni, ma non ci crede neanche lui. Egli sa che deve giocarsi tutto nei prossimi giorni in vista delle elezioni del Presidente della Repubblica. Ora o mai più.

In questo quadro appare ormai evidente che quella dei dieci saggi è stata solo una mossa dilatoria per arrivare fino al 18 aprile.
Onida aveva detto la verità al telefono con la falsa Margherita Hack. E’ probabile che nei prossimi giorni i nodi si scioglieranno, non fosse altro che per esigenze di tempo. La sensazione è che ci si trovi al massimo della tensione che precede un accordo. Il Pd non ha interesse a spaccarsi per eleggere Prodi. Berlusconi non ha interesse ad andare al voto contro Renzi. Questi due non-interessi finiranno per incontrarsi in qualche modo. In momenti di questo genere non si sa bene cosa augurarsi.

Il Paese sta andando avanti da solo, senza Parlamento, senza governo e quasi senza Presidente della Repubblica. Non c’è nemmeno il pilota automatico. Nel frattempo la crisi economica avanza e morde e le aziende chiudono.
Nel frattempo altri poteri si arrogano diritti di intervento politico, come i sindaci, che istituiscono qua e là registri di ogni sorta, come i magistrati che con le sentenze svuotano di significato le leggi che riguardano la famiglia e la vita.
La voglia di governo è quindi molta, anche perché essa si traduce anche in voglia di Parlamento. Nonostante le risibili goliardie dei grillini, il Parlamento senza una maggioranza di governo non può funzionare. Però c’è bisogno anche di un governo che faccia alcune cose giuste o che non ne faccia troppe di sbagliate. E vedendo i candidati alla Presidenza della Repubblica usciti dal referendum grillino sul web, un futuro governo della sinistra con i grillini, anche solo con alcuni di essi, sarebbe da temere. Eccome.