CINQUE DOMANDE

Legge omofobia, perché tanta fretta?

Per poter approvare la legge anti-omofobia la Commissione Giustizia della Camera ha adottato una procedura d'urgenza non usata per materie gravi. E senza che sull'effettiva dimensione delle discriminazioni contro gli omosessuali ci siano dati attendibili.

Parlamento

Premessa. Da sempre la settimana parlamentare inizia col lavoro delle Commissioni nella mattinata del martedì e, concentrandosi l’esame dell’Aula fra il martedì pomeriggio e il giovedì mattina, termina nuovamente con le Commissioni nel primo pomeriggio di giovedì. Ci sono delle eccezioni: riguardano provvedimenti di particolare importanza e urgenza, o decreti legge in scadenza. Ma, appunto, si tratta di eccezioni. La proposta di legge unificata antimofobia Scalfarotto-Brunetta-Fiano (dai nomi degli originari presentatori di distinte iniziative normative confluite in un unico testo) evidentemente rientra fra le eccezioni: se così non fosse, bisognerebbe spiegare perché, dopo un intenso dibattito durato svariate ore in Commissione Giustizia alla Camera fino al pomeriggio di giovedì scorso, la discussione è stata aggiornata dalle ore 11 di lunedì prossimo, 22 luglio. Ciò nella previsione, come da calendario concordato fra i capigruppo, di approvare il testo in Commissione giovedì 25, per passare all’esame da parte dell’Aula nella mattinata di venerdì 26.

 Poiché è di moda nelle migliori testate giornalistiche porre dei quesiti, proviamo a non essere da meno e a formularne qualcuno anche noi. Non è necessario arrivare fino a 10; è sufficiente fermarsi alla metà:

 Domanda n. 1. Qual è l’emergenza che motiva tanta dedizione e tanta fretta? In fondo nel pianeta giustizia non mancano questioni assillanti e gravi: per tutte, quella delle carceri, certamente non affrontabile accorciando i tempi della detenzione per delitti gravi, come avviene col decreto Cancellieri. O quella dell’indefinita lunghezza delle cause civili. Su tutto ha la precedenza la legge-omofobia. Nella discussione in Commissione qualcuno – l’on. Cirielli – ha proposto di far precedere l’approvazione delle nuove disposizioni da una indagine conoscitiva, ma l’ipotesi è stata bocciata dalla Presidente Ferranti. Perché? Sono forse disponibili dati oggettivi relativi al numero delle violenze o degli atti di discriminazione realizzati col fine di danneggiare persone omosessuali? Per essere più chiari: l’emergenza è mediatica o reale? Il quesito non è di poco conto: quando per più giorni le pagine dei quotidiani sono piene di servizi sulla devastazione del Liceo Socrate di Roma, che – è dato per sicuro – ha per causale la meritoria campagna antiomofobica sviluppata nei mesi passati nelle sue aule, e poi si scopre che i danni sono stati provocati per vendetta contro la scuola da quattro alunni bocciati, si è o non si è di fronte al tentativo di utilizzare tutto per dare un fondamento di necessità alla nuova legge? È un esempio fra i tanti che si potrebbero portare… Il dato certo è che non esistono dati certi, e nonostante questo ci si dà tempi da alta velocità per giungere alla méta.
  
 Domanda n. 2. L’assenza di rilevazioni obiettive e il rifiuto di conoscere la realtà sulla quale si pretende di legiferare impediscono di capire se episodi di violenza, che ci sono e preoccupano tutti, siano da ascrivere effettivamente a un sentire omofobico ovvero a un abbassamento generalizzato del rispetto verso l’altro: che si manifesta con fatti di bullismo con i quali l’orientamento sessuale non c’entra nulla; che colpiscono in genere i più deboli e i più indifesi; che spesso impressionano per l’assoluta inutilità e gratuità della violenza. Ma questo pare non interessare… Perché?

 Domanda n.3. Perché si vuole intervenire sul terreno delle modifiche legislative e non si immagina di muoversi sul terreno dell’azione di governo? Una delle caratteristiche del sistema sicurezza è di adattare le priorità operative all’intensità e alla estensione della minaccia all’integrità delle persone e alla sicurezza generale. Immaginiamo per un momento, pur in assenza di dati obiettivi, che l’emergenza ci sia. Ci si è chiesti se la si può affrontare con successo con le norme che già ci sono, e che puniscono ingiurie, diffamazioni, percosse, lesioni… e aggravano la sanzione quando viene colpito chi è debole e indifeso? Anche qui il quesito non è da lasciar cadere; in Italia vi è una buona ed efficace legislazione sullo stalking, il cui limite è di non essere applicata dappertutto e con la medesima determinazione. Quando una donna – è accaduto a Palermo – denuncia per sei volte atti di crescente stalking e, pur dovendo a questo seguire risposta concreta, non accade nulla, e poi la donna viene uccisa, dipende dalle leggi o da chi non le applica?

 Domanda n. 4. Se i quesiti precedenti hanno un senso, perché non si prova a dare loro risposta, e invece si prosegue come treni sulla strada dell’innovazione legislativa? Non è che si assiste a un transfert in Italia del “canone Hollande”? Per “canone Hollande” si intende l’imposizione da parte della Sinistra di norme fortemente contrarie al senso di realtà – in Francia, il matrimonio gay – per mostrare che, in un contesto di crisi economica che non si riesce a risolvere e di sviluppo ancora incerto – almeno su un terreno la Sinistra riesce a mostrarsi tale. E – ciò vale per l’Italia – riesce pure a ricompattarsi, nonostante lo schieramento uscito dalle elezioni si sia diviso in due, il Pd in maggioranza e Sel all’opposizione.

 Domanda n. 5. Se la chiave di lettura è (anche) quella di una esigenza politica della Sinistra verso una parte del proprio elettorato, perché altre forze politiche vengono in soccorso, mostrandosi pronte ad appoggiare norme così palesemente liberticide, il cui effetto sarà nell’immediato la possibilità di incriminare chi oserà criticare le modalità di svolgimento di un gay pride, e a medio termine l’introduzione anche in Italia del matrimonio e dell’adozione gay? O siamo così ingenui da non pensare che oggi si vieta come discriminatoria ogni riflessione non in linea con l’ideologia del gender e domani si eliminerà, sempre in tempi rapidi, l’odiosa discriminazione che non permette il matrimonio fra persone dello stesso sesso o che non consente a costoro di adottare un bambino? E se non c’è il soccorso “azzurro” – che invece è evidente – alla legge-omofobia, perché mai si lasciano a discutere e a sostenere tesi “laiche” ragionevoli e giuridicamente fondate soltanto i tre-quattro deputati che avanzano riserve sul punto, dall’on. Pagano all’on. Roccella, fino all’on. Binetti? Agli altri, pur non in linea con l’ideologia, non interessa difendere la libertà loro e degli italiani?