Legge omofobia, a che punto siamo arrivati
Riassunto delle puntate precedenti: l'iter fin qui percorso dalla legge Scalfarotto "contro l'omofobia", i tre schieramenti contrapposti dei partiti politici, il dibattito fuori dall'aula. Storia (in tempo reale) di una legge fortemente ideologica, fatta votare in fretta.
Proviamo a fare una sintesi dell’iter parlamentare compiuto sin ad oggi dalla proposta di legge dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia” (testo unificato degli onorevoli Ivan Scalfarotto, Pd; Renato Brunetta, Pdl; Emanuele Fiano, Pd), avvalendoci dei contributi di diversi autori apparsi negli ultimi mesi sulla Nuova Bussola quotidiana.
All’inizio del giugno del 2013 parte l’esame del testo di legge presso la Commissione Giustizia della Camera. Una proposta simile era stata avanzata nel 2009, ma senza successo. Come ha precisato il prof. Mauro Ronco «il nocciolo della proposta che reca aggiunte alla legge n. 205/1993 [cd. legge Mancino] […] sta nella punizione, con la reclusione fino a 1 anno e 6 mesi, oltre di chi incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, altresì di chi incita a commettere o commette atti di discriminazione motivati dall’identità sessuale della vittima». Inoltre, come aggiunge l’on. Alfredo Mantovano, la legge Mancino «punisce […] con la reclusione fino a quattro anni chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi. La stessa legge vieta ogni associazione che fra i propri scopi abbia quelli appena indicati: per chi ne fa parte la reclusione è fino a quattro anni; per chi le promuove fino a sei anni. Il tutto è accompagnato da una serie di previsioni sul sequestro e sulla confisca dei mezzi adoperati per compiere tali attività. Le proposte di legge all’esame della Camera estendono queste disposizioni [contenute nella legge Mancino], come si è detto, alle ‘discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima’». Il testo dell’on. Scalfarotto poi aggiunge a questo quadro normativo anche una prescrizione di carattere rieducativo: «A chi viene condannato per i fatti prima indicati – continua Mantovano - viene inflitta pure una sanzione accessoria: quella di ‘prestare un’attività non retribuita a favore della collettività per finalità sociali’ per un periodo fra tre mesi e un anno. Tra tali attività, è prescritto che vi sia pure ‘lo svolgimento di lavoro (…) a favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali’». In sintesi la proposta di legge sanziona le discriminazioni, gli atti di violenza e l’associazionismo “omofobici”.
A metà luglio la Nuova Bussola quotidiana lancia una raccolta di firme contro questa legge, a cui subito hanno aderito i Giuristi per la vita, associazione preseduta dall’avv. Gianfranco Amato, e un’altra trentina di sigle.
Il 22 luglio in Commissione Giustizia devono essere esaminati ben 400 emendamenti. Vincenzo Luna ricorda che «in apertura i relatori, l’on. Scalfarotto del Pd e l’on. Leone del Pdl, presentano un loro unico emendamento, interamente sostitutivo del testo sul quale si era sviluppata la discussione. Che cosa è accaduto? […] Con l’integrale riscrittura della legge, operata dai relatori, decadono tutti gli emendamenti fino a quel momento presentati, poiché facevano riferimento al testo base precedente. La manovra ha il semplice intento di procedere più velocemente». Per il deposito dei sub-emendamenti il termine è solo di poche ore. Nonostante ciò vengono ripresentati circa 200 emendamenti, la maggior parte a firma dell’on Pagano del Pdl. «Nessun problema – continua il resoconto di Luna - la presidente Ferranti aggira l’ostacolo e annuncia che l’ufficio di presidenza della Commissione ha deciso di far segnalare da ciascun gruppo non più di cinque emendamenti da discutere». Risultato: tutti bocciati e viene così approvato il testo dei due relatori Scalfarotto e Leone. L’unica modifica apparentemente di rilievo sta nel fatto che ora le discriminazioni e gli atti di violenza che assumono rilievo penale non devono essere più «motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima», bensì fondate sull’«omofobia e transfobia».
I lavori parlamentari hanno fatto emergere l’esistenza di tre schieramenti secondo quanto descritto sempre da Mantovano. Gli oltranzisti: Sel, Cinque Stelle, Pd e una parte del Pdl. Il testo non deve essere ammorbidito da emendamenti che facciano salva la libertà di espressione e deve essere introdotta l’aggravante omofobica per i reati già esistenti. I “moderatamente favorevoli: Scelta civica/Udc” che chiedono una «clausola di salvaguardia. Il testo che propongono suona in questi termini: ‘non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e le manifestazioni di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente’». Infine ci sono i «contrari: deputati della Lega, di Fratelli d’Italia e del Pdl. Sono coloro per i quali questa legge non serve, avendo già in sé il codice penale la sanzione per atti discriminatori, e – al contrario – introduce norme liberticide sul piano della manifestazione delle idee, della ricerca scientifica, dell’educazione e dell’istruzione».
La Prima Commissione-affari costituzionali elabora un parere in merito al contenuto del testo approvato dalla Commissione Giustizia. Il parere rileva sostanzialmente i seguenti punti critici. Innanzitutto le condotte criminose che si vogliono punire sono già sanzionate nel nostro ordinamento (v. art 61, n. 1 cp). In secondo luogo il confine tra condotte legittime e illegittime non è fissato con rigore e risulta così troppo discrezionale potendo cambiare da giudice a giudice. In terza battuta si privilegia ingiustamente la condizione delle persone omosessuali. Inoltre non ci sono garanzie di tutela del principio di libertà di espressione e si mette sul banco degli imputati le intenzioni più che le condotte, sottolineando che l’ “accertamento obiettivo non è univoco” quando riguarda i “moventi interiori”.
Nella notte del 5 agosto si procede alla discussione generale nell’Aula della Camera del testo licenziato dalla Commissione Giustizia. I lavori riprendono il 17 settembre: «in quell’occasione – commenta l’avvocato Gianfranco Amato - si è proceduto alla votazione delle tre questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate rispettivamente dall’on. Giancarlo Giorgetti della Lega Nord ed altri (pregiudiziale n.1), dall’on. Giorgia Meloni e Cirielli dei Fratelli d’Italia (pregiudiziale n.2) e dall’onorevole Pagano del Pdl ed altri (pregiudiziale n.3)». Le pregiudiziali vengono tutte bocciate, sebbene a sorpresa abbiano ricevuto l’appoggio dei tre quarti dei deputati del Pdl.
Antonio Righi appunta che «Antonio Leone, relatore per il Pdl del testo di legge insieme a Scalfarotto, alla fine, si è dimesso da relatore durante la votazione del 18 settembre. Il motivo della rottura è stato l’emendamento a firma Walter Verini (Pd) che estende ai reati di omofobia le aggravanti previste dalla legge Mancino del 93», aggravanti di carattere “omofobico” che quindi andranno ad interessare fattispecie di reati già esistenti. Nel testo poi licenziato dalla Camera viene inserito il sub-emendamento presentato da Gregorio Gitti (Scelta Civica) che è volto a rendere immune da sanzioni le «opinioni espresse all’interno di organizzazioni di natura politica, culturale o religiosa».
In tal modo, conclude una nota redazionale della Bussola, il 19 settembre «è passata alla Camera la nuova legge contro l'omofobia e la transfobia. I voti favorevoli sono stati 228, i contrari 108 e gli astenuti 57. Hanno votato a favore Pd, Scelta Civica e Psi. Per il no si sono espressi Pdl (ma con il sì in dissenso di Giancarlo Galan), Lega e Fratelli d'Italia. Sel e Movimento 5 Stelle si sono astenuti». Ora la palla passerà al Senato.