L'EDITORIALE

A sei anni dalla morte, il segreto di un Papa

L'anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II anticipa di un mese la sua beatificazione. Ebbe un grande carisma, ma la vera forza della sua santità era il suo dialogo quotidiano e profondo con Dio.

Editoriali 01_04_2011
Domani, 2 aprile, saranno trascorsi sei anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo II. Questa volta l’anniversario è particolarissimo, dato che fra un mese esatto Benedetto XVI proclamerà beato il suo predecessore. Un evento, quello di un Papa che eleva all’onore degli altari chi l’ha immediatamente preceduto sul trono di Pietro, che non si verificava da più di mille anni.

Molti nelle prossime settimane ricorderanno la sua grande figura, il suo carisma, l’immediata simpatia che suscitava nelle folle, il suo percorrere in lungo e in largo il mondo annunciando il Vangelo per raggiungere coloro che non avrebbero mai potuto permettersi un viaggio a Roma.

Il «segreto» della sua santità non risiedeva però in questo, ma nal suo dialogo quotidiano e profondo con Dio. Più di ogni altra cosa, infatti, colpiva vederlo pregare. Come testimonia un episodio accaduto dientro le quinte del bellissimo pellegrinaggio in Terra Santa compiuto da Papa Wojtyla nell’anno 2000, in occasione del Grande Giubileo. È stato il francescano padre Giovanni Battistelli, allora Custode di Terra santa, a raccontarlo.

«A Gerusalemme
Giovanni Paolo II alloggiava presso la sede della delegazione apostolica. C’era un ascensore per poter raggiungere il secondo piano, dov’era stata preparata la sua stanza e quella del suo segretario particolare, monsignor Stanislao Dziwisz». Ma la sera del suo arrivo nella Città Santa, il 21 marzo, Wojtyla decise di fare diversamente, dopo aver dato un’occhiata all’appartamento. Arrivò stanco dopo i primi due giorni di viaggio in Giordania. Venne accolto dalle autorità israeliane all’aeroporto di Tel Aviv, e poi si recò nella sede della delegazione dove sarebbe stato ospitato.

Giovanni Paolo II vide per la prima volta la disposizione delle stanze. La cappella con il Santissimo era al piano inferiore, e per lui, in quelle condizioni, non sarebbe stata facilmente raggiungibile. «Disse al suo segretario – racconta padre Battistelli – di andare a dormire al piano terra, e volle che nella stanza preparata per don Stanislao fosse invece ospitato il Santissimo sacramento, per poter trascorrere del tempo in meditazione e preghiera, inginocchiato davanti all’ostia consacrata anche durante la notte». Così il fedele segretario dovette cedere il posto a Gesù e lasciare che fosse Lui a vegliare sul Papa anziano e malato, permettendo a quest’ultimo di continuare il dialogo incessante con il mistero in quei giorni così importanti, nella Città Santa dove Cristo aveva versato il suo sangue, accettando di farsi crocifiggere per la salvezza degli uomini.