scarsa trasparenza

Rupnik: coincidenze e negligenze della comunicazione vaticana

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Nello stesso giorno della pubblica denuncia di abusi, Vatican News annuncia che le indagini vanno avanti. Rompendo con tempismo sospetto un silenzio che durava da ottobre.

Editoriali 02_03_2024
La Presse - AP Photo/Alessandra Tarantino

21 febbraio 2024. Gloria Branciani, ex-membro della Comunità Loyola, fondata da Marko Ivan Rupnik e Ivanka Hosta, mostra il suo volto e parla diffusamente degli abusi subiti dall'ex-gesuita durante una conferenza stampa (vedi qui) a Roma, in Via delle Botteghe Oscure, alla quale partecipano anche Mirjam Kovac, ex-consorella di Gloria ed ex-segretaria di Suor Hosta, e l'avvocato Laura Sgrò.

Stessa mattina, VaticanNews (VN) esce con un brevissimo articolo di nemmeno 2500 battute, a firma di Salvatore Cernuzio, che rassicura tutti che le indagini su Rupnik stanno andando avanti, dopo un lungo silenzio che durava dal 27 ottobre scorso, quando VN dava notizia che papa Francesco aveva deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo a carico di Rupnik. Non così tardo e scarno fu invece l'articolo che annunciava l'esito felice dell'indagine del Vicariato di Roma al Centro Aletti.

Ad ogni, modo, quando si dice la coincidenza. Un po' come quando si chiama una persona che non si è fatta viva da una vita, la quale ti risponde dicendo: “stavo proprio per chiamarti”! Dunque dopo quattro mesi di rigoroso silenzio da parte della Santa Sede e dei suoi organi di comunicazione, un silenzio che ha snervato le sorelle abusate, tanto da costringerle a parlare apertamente ai giornalisti di tutto il mondo dirimpetto al Vaticano, Cernuzio se ne esce come nulla fosse, riportando un patetico virgolettato della Sala Stampa vaticana, che né quel giorno, né i giorni precedenti la conferenza stampa, aveva riportato alcuna comunicazione a riguardo nel proprio Bollettino. È piuttosto evidente che l'articolo di VN è stato un correre ai ripari, per cercare di attutire la bordata imminente.

Dunque, la Sala Stampa – chi? Quando? In quale modalità? – si è affrettata a riferire che in Dicastero è stato in realtà tutto un correre a cercare di contattare le varie «istituzioni coinvolte a diverso titolo nella vicenda per riceverne tutte le informazioni disponibili relative al caso». Ed ha aggiunto che, «dopo aver allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare». Ma che cosa c'è da individuare? Non esiste un diritto canonico che indica come si deve agire in questi casi? Non è già chiaro, dalle posizioni che giacciono da mesi in Dicastero, quali sono i reati contestati a Rupnik? In tutto questo contattare del Dicastero, nessuno aveva ancora trovato il tempo di chiamarle personalmente queste benedette presunte vittime, al punto da esasperarle per l'ennesima volta, e portarle a parlare alla stampa?

Domande che Cernuzio doveva porre alla signora Sala Stampa e che, a quanto pare, si è dimenticato di porre. E così, dopo la coincidenza, anche l'amnesia. Alla quale si somma la negligenza. Sì, perché gli inviati di VN alla conferenza stampa – posto che ci siano andati – devono essersi distratti per una parte considerevole dell'intervento di Gloria Branciani, del quale riportano solo queste scarne righe: «“Mi sono perdonata e ho perdonato Rupnik”, ha detto Gloria Branciani ai giornalisti presenti, ribadendo l’auspicio che “venga riconosciuta la verità e il torto subito”». E vissero tutti felici e contenti: non una parola su quello che la donna ha subito da parte dell'ex-gesuita; se non fossero stati così distratti, avrebbero compreso per quale ragione almeno la prudenza – per non anticipare il verdetto della giustizia – consiglierebbe di smetterla di tenere sul proprio sito le immagini delle opere artistiche di Rupnik, nella sezione delle catechesi di don Fabio Rosini, dal momento che Gloria ha spiegato ad abundantiam in quale contesto erotico siano nate le opere di Rupnik. Sarebbe un segno di rispetto per tutte le persone coinvolte nella vicenda, oltre che di decenza.

Nessuna menzione nemmeno sul fatto che Gloria abbia lamentato la poca trasparenza della Santa Sede nella gestione del caso, così come il silenzio totale di tutte le autorità ecclesiastiche che le due donne avevano contattato tramite delle lettere, nelle quali denunciavano la manipolazione e gli abusi di Rupnik. Mai una risposta, mai la possibilità di essere ricevute di persona per spiegare, per denunciare. Nemmeno dopo la revoca della prescrizione da parte del Papa, che invece non ha perso tempo per ricevere la direttrice del Centro Aletti, Maria Campatelli; anche lei una delle prime, che difficilmente poteva non sapere, dal momento che Mirjam Kovac ha ribadito che almeno la metà delle sorelle era coinvolta negli abusi di varia natura da parte di Rupnik. Chissà se il Dicastero, nelle sue premurose indagine, ha pensato di chiarire anche il ruolo della Campatelli e delle altre consacrate del Centro Aletti, magari indicendo una nuova e più seria visita apostolica al Centro Aletti.



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