PARTITOCRAZIA

Politici cattolici incoerenti, ridotti al silenzio

Nel mercimonio di poltrone e candidature ciò che risalta maggiormente è l’evaporazione di ogni ideale di cattolicesimo da tradurre in scelte politiche coerenti e in linea con il pensiero sociale della Chiesa. Schieramenti intercambiabili, ignavia, opportunismo, incoerenza sono i tratti dominanti dei candidati cattolici.

Politics 18_01_2018
Lupi e Casini

La domanda che si fanno in molti è come reagirà l’elettorato. Non è dato sapere se nel segreto dell’urna lo storicamente odiato Pierferdinando Casini, sempre fieramente anticomunista e orgogliosamente alternativo alla sinistra, sarà votato anche dagli elettori Pd, visto che si accinge a candidarsi nel collegio uninominale di Bologna per l’intera coalizione di centrosinistra. Si tratta di uno degli innumerevoli casi imbarazzanti di trasformismo che questa fase preparatoria delle liste elettorali ci sta dispensando.

Il Pd bolognese è in subbuglio, perchè vorrebbe veder correre in quel collegio un candidato fieramente di sinistra, senza distinguo e senza macchie nel suo passato. Ma Matteo Renzi ha deciso: li’ corre Pierferdy, che ha presieduto la commissione d’inchiesta sulle banche senza infierire sul giglio magico e così facendo si è guadagnato un credito da incassare al prossimo giro di giostra. Peccato che soltanto nel 2012 lo stesso segretario Pd, nel pieno della sfida per le primarie contro Pierluigi Bersani, aveva coniato uno splendido slogan per farsi votare: “Se vince Renzi, no a Casini”. L’ex esponente democristiano, quindi, sei anni fa veniva considerato come la peste bubbonica e associarsi a lui significava, per l’ex sindaco di Firenze, un autentico abominio, oggi invece è il volto presentabile per l’intera sinistra in una roccaforte rossa. Casini correrà quindi in un collegio uninominale a Bologna nella lista di Civica Popolare, partito fondato in fretta e furia da Beatrice Lorenzin, ministro della salute in carica e alleato del Pd.

Basta ripercorrere il curriculum politico di Casini per rimanere a dir poco sorpresi e spiazzati da questa candidatura. Le tante prese di distanza contro la sinistra all’interno della Democrazia Cristiana, nella quale ha militato fin da giovane, i tanti anni di alleanza con Berlusconi, la ultradecennale appartenenza organica al centrodestra evidentemente sono stati cancellati con un colpo di spugna per aderire al fronte renziano e ritrovarsi alleato di piccole forze che hanno sempre combattuto le posizioni cattoliche sui temi sensibili. Esiste infatti la concreta possibilità che Casini debba chiedere i voti anche ai seguaci di Emma Bonino, qualora la forza politica +Europa decidesse di intrupparsi nel centrosinistra. E la decisione avverrà solo in sede di spartizione dei collegi cosiddetti sicuri.

Visto che l’avversario di Casini in quel collegio uninominale sarà con ogni probabilità Pierluigi Bersani, nel frattempo passato a Liberi e Uguali, potremmo vederne delle belle. Per chi voteranno le coscienze autenticamente di sinistra rimaste fedeli ai dem? Per un ex democristiano o per l’ex segretario del loro partito, che ora milita in una formazione sicuramente più a sinistra del Pd?

Non meno imbarazzante l’atteggiamento del ministro Lorenzin, che dopo il ritiro di Angelino Alfano si è affrettata a costituire un partitino per portare in dote i suoi pochi voti a Renzi e ora viene trattata come l’ultimissima arrivata. Nel Lazio la presenza della sua forza politica nella coalizione che sostiene Zingaretti non è gradita, e quindi il rischio è che essa non entri in alleanza, sebbene il fratello del ministro, Lorenzo Lorenzin, con ogni probabilità, correrà per il consiglio regionale nella lista del presidente uscente. Tranne che sull’invito all’obiezione di coscienza dei medici in materia di biotestamento, dove sembra ancora tenere duro, per il resto il ministro Lorenzin, anche lei un passato da pasionaria berlusconiana, sembra pienamente convertita al verbo renziano. Nella legislatura appena conclusa è stata eletta con i voti del centrodestra, ora passa a sinistra, dove la difesa dei valori cattolici appare assai sbiadita nei programmi di legislatura. Anche lei dovrà chiedere voti a socialisti, radicali ed esponenti di altre tradizioni che col cattolicesimo non vogliono avere nulla a che spartire.

Tra le tante promesse elettorali, infatti, nessuno finora nel centrosinistra ha annunciato interventi a sostegno delle famiglie o in difesa della vita. C’era da aspettarselo, viste le scelte legislative scellerate degli ultimi anni. Oltre a quei cattolici che fanno i questuanti per ottenere un seggio sicuro (ma quanto poi sarà sicuro?) a sinistra, ce ne sono tanti altri, in giro per l’Italia, che si stanno ricollocando a destra dopo una legislatura di appoggio ai governi guidati da Letta, Renzi, Gentiloni, tutti premier targati Pd. E’ il caso dell’attuale sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile, alfaniano, che si accinge a candidarsi nella sua Calabria con il centrodestra, dopo essersi rituffato tra le braccia di Berlusconi. Percorso analogo si profila in Lombardia per un ex ministro del governo Renzi, rimasto fino all’ultimo ad appoggiare i governi di centrosinistra e ora pronto a farsi rieleggere nel centrodestra, nonostante i mugugni di forzisti e soprattutto leghisti: Maurizio Lupi. E l’elenco potrebbe allungarsi percorrendo lo stivale da nord a sud.

Nel mercimonio di poltrone e candidature ciò che risalta maggiormente è l’evaporazione di ogni ideale di cattolicesimo da tradurre in scelte politiche coerenti e in linea con il pensiero sociale della Chiesa. Schieramenti intercambiabili, ignavia, opportunismo, incoerenza sono i tratti dominanti delle biografie di chi, ancor più negli ultimi anni, con la fine dell’unità politica dei cattolici, si è ufficialmente dichiarato fedele al pensiero sociale della Chiesa, ha promesso in campagna elettorale impegno in difesa di certi valori e poi, dal giorno dopo l’elezione, se n’è dimenticato. Chissà se anche questa volta gli elettori perdoneranno e nell’urna chiuderanno un occhio o, peggio, entrambi.