LOBBY GAY

L'ultimo regalo della Fornero: sdoganata la pedofilia

L'ultimo atto della Fornero: aderire a un progetto sperimentale del Consiglio d'Europa contro le discriminazioni. Sarà proibito essere contrari al matrimonio gay; scuola e lavoro come campi di rieducazione; apertura alla pedofilia.

Finiremo così

Scuole e luoghi di lavoro ridotti a campi di rieducazione in chiave omosessuale, e sdoganamento della pedofilia (o almeno della efebofilia, ovvero i rapporti di un adulto con un adolescente). E’ questo lo scenario che ci si prospetta per il prossimo futuro, in quanto l’allora ministro del Lavoro (con deleghe per le Pari opportunità) Elsa Fornero ha aderito sei mesi fa a un progetto sperimentale del Consiglio d’Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. 

E ora l’Unar (ovvero l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità) ha pubblicato le linee guida per l’applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere: “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, si chiama.

L’intero documento del nostro governo è improntato al più radicale estremismo gay, mentre è nella Raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che si trova l’invito agli Stati membri ad abrogare  “qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali” (art. 18). Considerato che in Italia l’età del consenso per i rapporti sessuali è di 14 anni, si vorrebbe che un cinquantenne possa tranquillamente avere rapporti omosessuali con un 14enne senza incorrere in reati. Ma potrebbe andare anche peggio, perché i Radicali stanno da tempo proponendo di eliminare qualsiasi limite di età di consenso.

Pur tralasciando questo aspetto, che non viene direttamente ripreso nella Strategia Nazionale (ma è implicito), il documento dell’Unar è inquietante perché impone l’obbligo di considerare l’omosessualità equivalente all’eterosessualità in tutto e per tutto. E soprattutto non è ammesso alcun dubbio o riserva.

Ma vediamo gli aspetti più inquietanti di questa strategia nazionale:

Tutto ciò che non è approvazione di ogni diritto richiesto dalla comunità LGBT (Lesbiche, gay, bisessuali e trans) è omofobia, rientra in quei “pensieri dell’odio” che la legge punisce severamente . In pratica è obbligatorio pensare che sia sacrosanto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché come radice dell’omofobia viene indicato l’eterosessismo, vale a dire pensare che solo il rapporto eterosessuale sia naturale. Non a caso si fa riferimento a personalità politiche ed ecclesiastiche, che violerebbero spesso e volentieri questo punto: “incitamenti all’odio e alla discriminazione permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche, veicolate costantemente dai media italiani”. Sotto questa luce si capisce meglio il “caso Biancofiore”, dapprima nominata sottosegretario alle Pari opportunità e poi spostata perché le organizzazioni gay l’hanno bollata come omofoba: appoggiava in tutto le battaglie del mondo gay, disposta pure a partecipare ai Gay Pride, l’unica cosa che non concedeva era il matrimonio, ed è stata “espulsa” dalle Pari Opportunità.
Né può passare inosservato quel riferimento esplicito alle personalità ecclesiastiche che starebbero incitando all’odio: siccome non risulta che ci siano vescovi che vanno in giro invitando i fedeli a emarginare gli omosessuali o a picchiarli, possiamo facilmente immaginare cosa potrà accadere a chi – sul tema omosessualità – si limiterà anche solo a leggere il Catechismo della Chiesa.

La scuola sarà il principale teatro delle operazioni: cambiamento dei programmi scolastici e indottrinamento forzato sull’argomento per promuovere lo stile di vita LGBT sono i cardini di questa iniziativa. Ecco, ad esempio, alcuni degli obiettivi e delle misure fissati dall’Unar per le scuole: ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici (ad es. nei percorsi di Cittadinanza e Costituzione) con un particolare focus sui temi LGBT; riconoscimento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni LGBT; ulteriori corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire corsi di istruzione sul tema.

Per quanto riguarda il lavoro il discorso è analogo, con l’aggiunta di corsie preferenziali per l’assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e formazione a tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residuo di resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, cioè le nostre tasse. C’è poi l’introduzione forzata di una (quasi) nuova figura professionale, ovvero chi si occupa del diversity management, gestire e valorizzare le diversità.
Ovviamente le diversità in questione sono quelle dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, ma le indicazioni sul diversity management lasciano sconcertati. Ecco alcune indicazioni: creazione di network LGBT all’interno delle aziende e istituzione a livello di alta dirigenza del ruolo di mentore LGBT; estensione di benefit specifici per le persone LGBT, anche in relazione alle famiglie omogenitoriali; certificazione delle aziende gay friendly.
Questo indottrinamento è previsto specificamente anche per giornalisti, tutori dell’ordine pubblico, personale carcerario.

E’ inoltre prevista una inquietante cabina di regia, definita “Sistema integrato di governance”, composto da Unar, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati e così via. La governance peraltro è già una realtà, visto che il 20 novembre 2012 si è costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.

Il ministro Fornero dunque, avrà pure sbagliato i conti sugli esodati, ma sicuramente ha portato avanti con decisione – e senza fare pubblicità - l’agenda della lobby gay, che se non viene fermata ci porta rapidamente all’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e alla legalizzazione della pedofilia. Non a caso diciamo “se non viene fermata”: la Raccomandazione del Consiglio d’Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c’è alcun obbligo né morale né politico di recepirlo, tanto è vero che l’Italia è fra i pochissimi paesi che lo hanno fatto. E quindi è possibile per il nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento.

La cosa non sarà però facile, per due motivi: il Dipartimento delle Pari Opportunità è dominato da militanti pro-LGBT, e il nuovo ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem ha già sposato la visione più radicale. Basta leggere la lunga intervista rilasciata ieri a “Repubblica” per capire che l’intenzione non è solo di procedere nella direzione del matrimonio gay, ma di farlo anche rapidamente. E il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha tutta l’aria di non voler contrastare questa ondata: ha rimosso Michaela Biancofiore da sottosegretario alle Pari Opportunità con il pretesto di un’intervista rilasciata in violazione di un ordine dato di sobrietà e rinuncia al protagonismo; nessuna conseguenza invece per l’intervista – ben più dirompente – del ministro Idem.

Ci sarà in questo governo qualche ministro capace di opporsi a questa deriva, nella convinzione che questa opera di distruzione della famiglia finirà di distruggere la nostra società?