IL CASO

L’Onu indaga se il Regno Unito ha violato i diritti di Archie

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A otto mesi dalla morte di Archie Battersbee, ucciso per il distacco dei supporti vitali nonostante l’opposizione della famiglia, il Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità ha deciso che valuterà se il Regno Unito ha violato il diritto alla vita e alle cure del dodicenne. Non si escludono sanzioni per il Paese.

Life and Bioethics 12_04_2023

Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità ha accettato di prendere in considerazione un reclamo formale, sulla possibile violazione dei diritti di Archie Battersbee, il dodicenne morto nell'agosto del 2022 dopo che, a seguito di diverse vicissitudini giudiziarie, seguite puntigliosamente dalla Nuova Bussola, un ospedale del Regno Unito, con l’avallo della giustizia britannica, gli aveva revocato il supporto vitale contro la volontà della sua famiglia.

La madre di Archie, Hollie Dance, insieme al padre del fanciullo, aveva lottato per mesi in tribunale per assicurarsi che il Royal London Hospital continuasse le cure del figlio o gli permettesse di essere trasferito in un ospizio. L’ospedale non era disposto a fare nessuna delle due cose. È passato un anno da quando, il 7 aprile 2022, Dance ha trovato Archie privo di sensi nella loro casa, con un laccio intorno al mento e alla testa; Archie da quel giorno, con una diagnosi di lesione cerebrale ischemica ipossica, rimase in coma fino alla sua morte, avvenuta in agosto a causa del distacco della ventilazione e di ogni forma di alimentazione.

Il 29 luglio 2022, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) aveva emesso un’ingiunzione ai sensi dell'articolo 4 del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, richiedendo che il Regno Unito mantenesse in vita Archie mentre il Comitato esaminava il suo caso. L’articolo 4 del Protocollo opzionale alla Convenzione chiaramente dice che “dopo la ricezione di una comunicazione e prima di prendere una determinazione nel merito, il Comitato in qualsiasi momento sottopone all’urgente attenzione dello Stato Parte interessato ragionate domande perché lo Stato Parte prenda le misure conservative necessarie per evitare che possibili danni irreparabili siano causati alla vittima o alle vittime della presunta violazione”.

La Corte d’Appello del Regno Unito aveva invece deciso di ‘terminare’ il piccolo Archie, riconoscendo la prevalenza della sentenza dell’Alta Corte, che imponeva l’interruzione di ogni supporto vitale, rispetto alla richiesta delle Nazioni Unite, nonostante gli obblighi di diritto internazionale del Regno Unito ai sensi della Convenzione che il governo britannico ha volontariamente sottoscritto. Ebbene, a seguito di tale decisione della Corte d’Appello, il 6 agosto 2022 erano stati interrotti i supporti vitali di Archie, causandone la morte, nel giro di due ore.

Da allora, gli avvocati della signora Dance hanno chiesto comunque alle Nazioni Unite di prendere in considerazione il reclamo sugli abusi di potere e sulle violazioni della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e dei protocolli sottoscritti da parte del Regno Unito. “Tutto ciò che volevamo era che Archie avesse del tempo. L’intervento delle Nazioni Unite ha concesso questo tempo, ma nel momento del bisogno ci è stato tolto”, ha detto la mamma. “Nulla può riportare indietro Archie, ma sono determinata a continuare a perseguire la giustizia per lui e a ritenere il governo britannico adeguatamente responsabile”, ha proseguito.

La famiglia è rappresentata da Andrea Williams, direttrice del Christian Legal Centre che con il suo gruppo di giuristi ed esperti sta lavorando per assicurare giustizia ad Archie e alla sua famiglia e si è detta molto grata per il fatto che le Nazioni Unite stiano seriamente affrontando “la questione e stiano esaminando il processo decisionale del Regno Unito per garantire la piena trasparenza” della procedura seguita e degli eventuali abusi di potere. La madre di Archie, sostenuta dal Christian Legal Centre, si era mossa contro il governo britannico in base al Protocollo opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite, denunciando che la decisione dell’Alta Corte del Regno Unito violava il diritto alla vita e il diritto alla parità di trattamento di Archie in quanto persona disabile. Il governo britannico aveva chiesto all’Onu di respingere la richiesta della madre di Archie, mentre il Christian Legal Centre si era fatto forte delle previsioni della Convenzione sui disabili.

La Convenzione, all’articolo 10, dice chiaramente che “gli Stati Parti riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri”. Questo articolo non è per nulla applicato nel Regno Unito, dove i tribunali autorizzano abitualmente la revoca del supporto vitale a pazienti gravemente disabili, sulla base del fatto che il mantenimento in vita non è nel loro presunto "miglior interesse". Ebbene, nei giorni scorsi, le Nazioni Unite, in particolare l’Alto rappresentante per il rispetto dei Trattati dei diritti umani, Ibrahim Salama, ha comunicato che si procederà nelle analisi di merito, lasciando aperte tutte le ipotesi anche sanzionatorie nei confronti del Regno Unito. L’Onu dunque determinerà se nello specifico caso di Archie Battersbee il Regno Unito abbia o meno violato il diritto alla vita e alle cure, tutelato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, inclusi i protocolli. Se Londra venisse ritenuta colpevole, potrebbe essere invitata a cessare immediatamente gli atti illegali e a risarcire i danni causati da tali atti.

Non è per nulla escluso che gli uffici delle Nazioni Unite richiamino il Regno Unito ad un puntuale rispetto dell’articolo 10 della Convenzione, visti i casi di eutanasia barbarica dei piccoli Charlie Gard nel 2017, Alfie Evans nel 2018, Pippa Knight nel 2021 e quello più recente di Archie Battersbee, quattro dei tanti piccoli martiri uccisi dalla barbarie eugenetica ed eutanasica. La giustizia dell’Onu per Archie potrebbe evitare altre barbarie di giudici e medici inglesi e forse segnare una svolta in tutto l’Occidente.