St. John the Evangelist by Ermes Dovico
DENUNCIA

«Lobby gay nella Chiesa». Lo dice anche il Papa

Papa Francesco lo avrebbe affermato in un incontro privato con dei religiosi latinoamericani. Ma la lobby gay va ben oltre l'esistenza di un gruppo di preti e vescovi che fanno carriera proteggendosi a vicenda: c'è in ballo il tentativo di cambiare la dottrina della Chiesa.

Ecclesia 12_06_2013
Piazza San Pietro

«Nella Curia ci sono sante persone, davvero, ci sono sante persone. Ma c’è anche una corrente di corruzione, c’è anche quella, è vero.. Si parla di una “lobby gay”, ed è vero, c’è. Dobbiamo vedere cosa possiamo fare…». A pronunciare queste parole sarebbe stato papa Francesco lo scorso 6 giugno durante un incontro privato con i Superiori delle Congregazioni religiose latino americane e caraibiche. A rivelarlo è stato proprio uno dei partecipanti a questo incontro, che si è premurato di trascrivere tutte le cose dette da papa Francesco in un’ora circa di colloquio, che poi sono state pubblicate sul sito cileno Reflexión y Liberación  e tradotte in inglese dal sito Rorate Caeli.

Nel testo ci sono diversi concetti già ripetuti in altri discorsi ma anche alcuni spunti interessanti, come quando papa Francesco svela due sue preoccupazioni riguardo alle tendenze nella Chiesa: l’esistenza di una corrente pelagiana, che è rimasta ferma alla Chiesa di 60 anni fa, preconciliare, e una corrente gnostica, il cui tratto caratteristico è un certo Panteismo.

E’ però il passaggio in cui denuncia la presenza di una “lobby gay” in Vaticano ad attirare maggiormente l’attenzione e la curiosità. I lettori de La Nuova Bussola Quotidiana non ci troveranno nulla di nuovo, visto che siamo stati i primi – e direi anche unici - a denunciare con forza questa situazione già mesi fa (estendendo il problema alle Chiese locali, non solo il Vaticano). Poi il tema è emerso quando si disse che una denuncia del genere era presente nel dossier presentato a Benedetto XVI dalla “Commissione dei 3 cardinali” (Juliàn Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi) incaricata di indagare sulla fuga di documenti dall’appartamento papale. Ma non c’è mai stata conferma. Ora è il Papa stesso ad ammettere l’esistenza di questa lobby, inserendola in una corrente di corruzione che infetta la Santa Sede. Interrogato dall’agenzia France Presse su questa rivelazione, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha risposto di non poter commentare nulla visto che si trattava di un colloquio privato.

Fatto sta che ora non si potrà più fare finta di nulla, anche perché il problema va ben oltre l’esistenza di un gruppo - più o meno ampio – di prelati gay che si proteggono a vicenda occupando posti chiave nelle istituzioni della Chiesa. Intendiamoci, già questo è un fatto gravissimo, visto che parliamo anche di alcune brillanti carriere ecclesiastiche “guidate”, di uomini di Chiesa ricattati e di scandali vari (rileggere per favore alcuni eventi degli ultimi quattro anni).

Eppure c’è molto di più e di peggio, ovvero il tentativo di mutare la dottrina della Chiesa in tema di omosessualità. Non a caso Benedetto XVI alla vigilia dello scorso Natale, nel discorso alla Curia Romana ha definito la cultura di genere una delle più gravi sfide che deve affrontare la Chiesa: non era riferito soltanto a ciò che è cultura dominante nel mondo, ma anche a ciò che accade nella Chiesa.

Il punto è che sempre più docenti di teologia morale, nei seminari e nelle università pontificie, insegnano che l’omosessualità è una condizione da accettare e non un “disordine oggettivo” come la definisce il Catechismo della Chiesa cattolica; insegnano che il disagio provato dagli omosessuali non deriva da un problema oggettivo di identità ma dall’ostilità del mondo circostante (ed ecco perché ci sono ecclesiastici e riviste cattoliche che sposano la lotta all’omofobia). Alcune diocesi hanno promosso piani pastorali che vanno proprio in questa direzione, favorendo la formazione di gruppi di omosessuali cattolici che vogliono vivere serenamente la loro condizione. Altre diocesi, pur non arrivando a tanto, tollerano l’esistenza di parrocchie e gruppi che si muovono nella stessa direzione. E chi volesse rendersi conto di quanto è esteso il fenomeno può dare un’occhiata al sito di "Progetto Gionata" e vedere, ad esempio, in quante diocesi si è celebrata la veglia in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, lo scorso 18 maggio. E quanti gruppi parteciperanno al Gay Pride nazionale il prossimo 22 giugno a Palermo.

Stessa logica pare sposata anche da Siticattolici, il sito che certifica e propone l’elenco dei siti cattolici (certificati) presenti in Italia, tra cui “Fede e diversità”, dedicato ovviamente all’omosessualità, che rovescia il Catechismo dando l’impressione di essergli fedele.

Tale rovesciamento di posizioni ha ovviamente delle ricadute nel politico. E’ così che si spiega in Italia (e non solo) una certa ambiguità davanti alla questione del riconoscimento delle unioni omosessuali. Da una parte si afferma con nettezza il no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma poi si apre al riconoscimento delle unioni gay senza chiamarlo matrimonio (è la classica breccia nel muro che farà passare tutto il resto). E davanti a governo ed enti locali che promuovono un’offensiva per promuovere la cultura di genere ed iniziare gli studenti fin dalle scuole medie ai nuovi orientamenti sessuali – vedi la Strategia nazionale per la prevenzione dell’omofobia, su cui La Nuova BQ è stata l’unica a tenere informati -, la Chiesa italiana nel suo insieme ha fatto calare il silenzio. Né i giornali cattolici hanno scritto una riga in proposito. Chi o cosa li trattiene dal dare almeno la notizia?