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Istituto GPII, parla Paglia ma non dice nulla

In viaggio negli Stati Uniti, il Gran Cancelliere dell'Istituto Giovanni Paolo II, monsignor Vincenzo Paglia, si dichiara convinto che tutti i problemi legati alla ristrutturazione dell'istituto, saranno presto superati. Ma in realtà non dice nulla, non entra nel merito delle questioni più scottanti che hanno caratterizzato l'estate. Ma i nodi stanno arrivando al pettine...

Editoriali 07_09_2019
Monsignor Vincenzo Paglia

«Saremo capaci di risolvere i problemi e superare le perplessità che hanno accompagnato le rinnovate strutture della Pontificia Accademia per la Vita e anche della sua entità sorella, l’Istituto Giovanni Paolo II». Finalmente il Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II nonché presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, si è degnato di parlare sul caso dell’estate, ovvero la rivoluzione da lui compiuta all’Istituto Giovanni Paolo II, per eliminare insegnamenti e docenti maggiormente legati all’approccio voluto dal santo papa polacco. Lo ha fatto nel corso di una conferenza tenuta il 3 settembre alla Loyola Marymount University in California per illustrare il significato della lettera di papa Francesco Humana Communitas, pubblicata lo scorso gennaio per il XXV anniversario della istituzione della Pontificia Accademia per la Vita.

Paglia ha dunque parlato, ma in realtà non ha detto nulla: in questo ultimo mese, dopo le contestazioni di studenti e docenti e le forti critiche da parte del mondo accademico, per i nuovi statuti e le epurazioni di insegnanti “sgraditi”, dai vertici del Giovanni Paolo II è venuto solo silenzio. Sembra ormai una strategia diffusa e consolidata in Vaticano: non rispondere a chi fa domande o magari è anche critico, cercando di far passare il peggio e poi continuare per la propria strada come se niente fosse.

In questo caso, monsignor Paglia dovrebbe rispondere alle diverse petizioni che gli chiedono di reintegrare monsignor Livio Melina e padre José Noriega, agli accademici che lo mettono in guardia da procedure che allontanano il Giovanni Paolo II dal “processo di Bologna” (che stabilisce le misure che permettono alle Università il riconoscimento reciproco dei titoli di studio). Dovrebbe anche rispondere alla proposta di soluzione avanzata in questi giorni dal vice-preside José Granados e altri tre docenti (clicca qui).

Ma su questo nulla; solo l’assicurazione che ogni difficoltà sarà superata, grazie alle basi teologiche della Humana Communitas. Paradosso di chi, anche nella lezione nell’Università gesuitica californiana, parla tantissimo di dialogo con tutti. Evidentemente da questo dialogo i cattolici sono esclusi. Intanto però a pochissime settimane dall’inizio delle lezioni non sono ancora disponibili i piani di studio né si sa chi siano con precisione i nuovi insegnanti. Una situazione assurda, che non promette nulla di buono.

Proprio l’incombente inizio dell’anno accademico fa venire i nodi al pettine: il Gran Cancelliere Paglia e il preside, monsignor Pierangelo Sequeri, non potranno tacere a lungo e, in ogni caso, parleranno i fatti. Resta però la sgradevole sensazione di stare assistendo alla distruzione di una istituzione che garantiva una formazione teologica e pastorale unica.