SANTA MARIA IN SABATO

In vista della Risurrezione

Sabato santo, giorno di passaggio e di attesa, in cui per Maria inizia una nuova maternità, un ruolo che svolgerà fino alla fine dei tempi. Tramite la Chiesa nata sotto la croce e confermata dallo Spirito a Pentecoste la Madre di Dio diventa per sempre anche Madre nostra.

Editoriali 30_03_2013
marie mère de l'église

Sabato santo, un giorno di passaggio e di attesa. Noi oggi sappiamo che, in realtà, si trattava di un giorno che stava tra la morte e la vita, una vita nuova sullo sfondo della Risurrezione di Gesù ma anche, alla fine dei tempi, della nostra.

Ma in quei giorni lontani com’era la situazione? Certamente non si è trattato di ore facili né per Maria né, tantomeno, per gli apostoli. Di oggettivo, di tangibile, c’era soltanto quella morte la quale era stata annunciata, è vero, da Gesù stesso, come passaggio indispensabile e necessario, ma non per questo meno sconcertante. E poi c’erano le promesse di risurrezione ma, come tutte le profezie, un po’ nebulose. È dunque facilmente intuibile come nell’ambiente che aveva circondato Gesù il clima fosse di angoscia e di dubbio. E come per la fede di quei primi seguaci si trattasse di una prova assai forte.

E Maria in tutto questo? La tradizione sostiene che colei che aveva avuta tanta fede da dire sì al momento dell’Annunciazione, e che poi era vissuta accanto a Gesù, comprendendone sempre meglio il mistero, non può aver dubitato. Anzi, con ogni probabilità, ella ha trascorso le lunghe ore di attesa di quel sabato sostenendo quanti accorrevano a lei per riceverne conforto.
Ciononostante, ci sono altre domande ancora che si affollano quando consideriamo, come stiamo facendo ora, la risurrezione di Gesù nella prospettiva di Maria. Per esempio, viene spontaneo chiedersi come mai nessuno dei Vangeli accenni al fatto che Madre e Figlio dopo la risurrezione si siano incontrati, anche solo una volta, anche solo per poco. È davvero possibile che Gesù non abbia desiderato mostrarsi anzitutto alla Madre per confortarla e gioire con lei e che di tutto questo non sia rimasta traccia alcuna? Non è questo silenzio un fatto un po’ strano?

In realtà appare davvero poco probabile che tale incontro non sia avvenuto, mentre invece occorre cercare una spiegazione del fatto che i Vangeli non ne parlino. O meglio, cercare di capire come mai Maria scompaia dai Vangeli dopo ciò che ci riferisce Giovanni e cioè quelle parole pronunciate da Gesù morente: «Madre ecco tuo Figlio», «Figlio ecco tua Madre». E come invece poi riappaia negli Atti il giorno di Pentecoste, raccolta in preghiera con gli apostoli, radunati nel cenacolo in attesa della discesa dello Spirito.

E se il significato di questa scelta di silenzio sul tempo intercorrente tra questi due avvenimenti fatta dagli evangelisti attingesse proprio al senso profondo di quelle ultime parole ai piedi della croce? E se tale scelta fosse dovuta proprio al fatto che in esse era racchiuso un passaggio assai importante nella vita di Maria? Non dimentichiamo infatti che, proprio in quegli istanti, davanti al Figlio morente e per sua estrema volontà – un vero e proprio testamento – questa donna completava, se così si può dire, il suo ruolo di madre fisica di Gesù, però ne iniziava uno non meno importante, quello di Madre della Chiesa.

Sempre madre, dunque, ma in forma nuova, destinata questa volta ad aiutare altri figli cioè tutti quei credenti che, uniti nel corpo mistico, costituiranno la Chiesa. Un ruolo proteso verso il futuro e che ella svolgerà fino alla fine dei tempi. È dunque probabile che per questo, non fosse più rilevante riferire dei suoi incontri privati con Gesù risorto, mentre diventava invece decisivo farci sapere, questo sì, che ella era là presente in quel cenacolo a Pentecoste, dove la Chiesa, nata nascostamente ai piedi della Croce, riceveva dallo Spirito una conferma visibile e ufficiale.

Madre di Dio, dunque, ma anche, tramite la Chiesa, Madre nostra. Ecco, quindi, come guardare a Maria in questo sabato santo. Come a colei che non solo, per questo suo compito, può ottenerci la grazia di meglio capire e vivere gli avvenimenti di salvezza che ricordiamo. Ma anche come a colei nella quale, per prima, quella risurrezione di Gesù nella quale stiamo per rinnovare la nostra fede, ha dimostrato tutta la sua efficacia, come dimostra quella sua Assunzione che la vede già gloriosa Regina dell’universo.