MANUALE SERRACCHIANI

Il galateo per i sindaci (e Silvio anticipò i tempi)

Ha suscitato qualche divertito commento il libretto dal titolo Come fare quando… che la governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, Pd, ha inviato, con lettera, ai sindaci della regione. Anche Berlusconi diffuse un manuale analogo, nel 1994. Fu pioniere.

Politics 13_01_2018
Debora Serracchiani

Ha suscitato qualche divertito commento il libretto dal titolo Come fare quando… che la governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, Pd, ha inviato, con lettera, ai sindaci della regione. Dovrebbe essere un vademecum su Cerimoniale e Protocollo in uso tra enti territoriali, invece si spinge a consigli sul bon ton, sull’abbigliamento e perfino il comportamento a tavola.

I più anziani ricorderanno quando gli stessi consigli li dava Berlusconi ai suoi uomini all’indomani della sua prima «discesa in campo» politico, appena dopo aver fondato il suo «partito di plastica» (absit iniuria verbis: relata refero): modo sobrio di vestirsi, eleganza contenuta, camicie azzurrine, shampoo frequente, niente profumo e così via. Nemmeno Prodi, quando divenne premier, si astenne dal dare consigli alla sua squadra di governo, anche si trattava solo di come comportarsi con la stampa (stare sul generico, affermazioni vaghe e generali, eccetera). Si potrà obiettare che Berlusconi e Prodi erano premier, mentre la Serracchiani è solo Presidente di Regione. Ma hai visto mai? Chi può escludere, in linea di principio, un’eventuale ascesa della stessa a Palazzo Chigi uno dei prossimi anni? Bene, dunque, fa a, intanto, fare esercizio.

Nelle settantacinque pagine del vademecum friulano si parla, ovviamente, di «accoglienza, bandiere, fascia tricolore, giuramento, lettere, messaggistica istituzionale, simboli, uffici». Ma anche – ed è questo che ha titillato la fantasia dei giornali - di come si mangia il risotto. Risposta corretta: con la forchetta. Ma si se tratta di un pranzo istituzionale con una personalità cinese? Si potrà ricorrere alle bacchette o sarà l’ospite a doversi adeguare? Boh. Un altro quesito è offerto dalla seguente raccomandazione: se si indossa una cravatta con disegni e/o motivi, la pochette (cioè, il fazzoletto da taschino) deve essere diversa. Strano, eravamo rimasti alla parure, e non si capisce perché la nuova moda debba essere sparigliata. Ma magari non siamo in sintonia con l’ultimo grido di Pitti Uomo, chissà. I sindaci dovranno indossare completi grigi o blu, va bene anche il gessato ma a riga stretta (chissà perché…). La righina è ammessa per le camicie, ma di sera nisba: camicia bianca e basta, massime per l’abito da cerimonia (frac o smoking si suppone). Naturalmente, calzini scuri e, va da sé, lunghi, pure d’estate. Ora, però, il pensiero va alla moda di quest’anno, in cui hanno spesseggiato i fantasmini a scomparsa con tanto di caviglia nuda anche quando il freddo era boja. Non saranno rétro i sindaci calzalunga? Altra cosa: la moda maschile prevede giacchette striminzite e da strangolo, nonché pantaloni così attillati che per metterseli ci vuole il calzastivali; le estremità poi sono così rachitiche che devi sederti a bordo letto per cavarteli la sera. Ma di questo il vademecum ad usum sindacorum non parla.

Tuttavia, con – ci si consenta - una caduta di stile raccomanda l’uso abbondante e quotidiano del sapone. Maligniamo: aveva in mente qualcuno in particolare, la governatrice, quando ha stilato l’ammonimento? Brutte esperienze? Non si sa. E veniamo al profumo (for men): ammesso, purché parco. Ah, dimenticavo: niente vestiti neri, frac e smoking a parte s’intende. Vabbe’, un sindaco in nero potrebbe essere scambiato per il necroforo (ma ci vorrebbe molta fantasia quando non si è in prossimità del cimitero o a un funerale). Certe raccomandazioni, tuttavia, ci sembrano proprio da asilo: a tavola pulirsi le labbra prima di bere, non parlare a bocca piena, non suggere la minestra… Hanno dimenticato di menzionare i gomiti appoggiati al tavolo, non giocherellare con la mollica e non usare lo stuzzicadenti coram populo, ma pazienza. Capelli, barba e baffi ben curati, ed è qui il problema. Infatti, la moda del pelo è, da anni, all’insegna del «tana liberi tutti». Cioè, niente regole. Per giunta, il barbone cospicuo e lungo oltre il gozzo è l’ultimo grido. Che faranno, allora, i sindaci friulani? Dovranno dar di pettine anche se il capello è finto-negligé? E se il sindaco è donna? Ce n’è anche per le quote rosa: gonne mai sopra il ginocchio. E sandali vietati anche d’estate. Ottima mossa, ma bisognerebbe dirlo alla Presidenta della Camera, che in ciabatte c’è andata pure dal Papa.

In conclusione, davvero l’uomo di Arcore ha fatto scuola: chissà che anche questo vademecum non si situi, pur tacitamente, in quel clima di generale rivalutazione che, giorno dopo giorno, si va registrando nei confronti dell’attempato leader.