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EDITORIALE

I "dubia" di Muller e i guardiani della rivoluzione

Un'intervista del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, critico per la pubblicità data ai "dubia", diventa la nuova arma dei "turiferari" per attaccare i quattro cardinali e chi li sostiene. Ora il tentativo è di creare divisione fra di loro, terza tappa di una strategia per impedire che si affronti seriamente il tema posto dai "dubia".

Editoriali 10_01_2017
Il cardinale Muller

Come era prevedibile hanno fatto rumore le parole del cardinale Gerard Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pronunciate in una intervista a “Stanze vaticane” del TgCom24; e sono ovviamente passate come un siluro contro i quattro cardinali (Burke, Brandmuller, Caffarra e Meisner) che avevano firmato i cinque “dubia” sulle interpretazioni della esortazione apostolica Amoris Laetitia.

All’interno di una intervista più ampia, che aveva a tema soprattutto la continuità tra Benedetto XVI e Francesco, argomento dell’ultimo libro del cardinale prefetto, Muller ha detto tra l’altro che non gli è piaciuta l’idea di rendere pubblici i "dubia" e che esclude la possibilità da parte dei cardinali di una “correzione fraterna” del Papa in materia perché «in questo momento non si tratta di un pericolo per la fede», facendo esplicito riferimento alle condizioni poste da san Tommaso. 

La cosa ha colto di sorpresa anche perché diversi pronunciamenti pubblici del cardinale Muller andavano finora nella direzione del sostegno ai “dubia”. L’ultimo appena un mese fa all’agenzia austriaca Kathpress. Cosa è dunque successo? Ha cambiato davvero idea il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede?

In realtà, se si mettono a confronto le dichiarazioni a Tgcom24 con quelle a Kathpress c’è molta meno differenza di quanto si possa pensare. Anzitutto nelle parole di domenica non c’è una critica ai “dubia” né nel merito né nella legittimità della richiesta al Papa. La critica riguarda il renderli pubblici, e la si capisce nella preoccupazione per una polarizzazione del dibattito, per l’esasperazione dei toni che Muller aveva denunciato anche nell’intervista a Kathpress. La questione della “correzione fraterna” poi non è direttamente legata alla presentazione dei “dubia”, ma è stata fatta balenare dal cardinale Burke in una intervista recente, e lo stesso Burke ha poi cercato di minimizzare. 

Tutta l’intervista a Tgcom24 è chiaramente contraddistinta dal desiderio di evitare pericolose contrapposizioni nella Chiesa; e infatti, senza mettere in discussione i contenuti di Amoris Laetitia, il cardinale Muller ancora una volta ne ha proposto un’interpretazione in continuità con il magistero precedente: «Da un lato abbiamo la dottrina chiara sul matrimonio, dall’altro l’obbligo della Chiesa di preoccuparsi» di persone «che vivono un’unione non regolare, cioè non secondo la dottrina della Chiesa sul matrimonio». Esattamente ciò che era già scritto in Familiaris Consortio, e del resto nell’intervista a Kathpress il cardinale Muller ribadiva che la Amoris Laetitia «non deve essere interpretata in modo da indicare che non sono più validi i precedenti pronunciamenti di papi e Congregazione per la Dottrina della Fede». E a rafforzare tale affermazione, Muller citava allora la risposta ufficiale che la sua Congregazione diede nel 1994 a tre vescovi tedeschi in cui si escludeva che le persone che vivono in condizione irregolare possano accostarsi all’Eucarestia.

Ciò non toglie, ovviamente, che le parole pronunciate domenica dal cardinale Muller, nel dibattito surriscaldato attuale abbiano una conseguenza “politica” subito abilmente sfruttata – per non dire provocata – da quei giornalisti che un vaticanista di lungo corso come Giuseppe Rusconi ha efficacemente definito “turiferari”. 

Fin da quando sono stati pubblicati i “dubia”, invece di affrontare un dibattito serio i soliti “guardiani della rivoluzione” hanno cercato di disinnescare la “minaccia”. Dapprima è stato il silenzio, sperando che la cosa rimanesse confinata ai siti – tra cui La Nuova BQ – che li avevano resi pubblici. Poi, visto che il tema ha coinvolto vescovi e intellettuali in tutto il mondo, è cominciata una campagna denigratoria nei confronti dei quattro cardinali, dipingendoli come vecchi, isolati, fondamentalisti, ribelli, fino alle minacce più esplicite come quella di togliere loro la berretta cardinalizia.

Ma visto che malgrado la pesante campagna intimidatoria sono molti di più vescovi e cardinali che hanno sostenuto apertamente i “dubia” rispetto a quanti si sono allineati alla condanna, ecco che da qualche settimana è iniziato il tentativo di mettere l’uno contro l’altro i quattro cardinali e chi finora li ha sostenuti. Così, ad esempio, Vatican Insider ha tentato di estorcere dichiarazioni al cardinale Brandmuller contro Burke, puntando sempre sulla questione della correzione del Papa, e lo stesso argomento è stato usato nell’intervista di Tgcom24 al cardinale Muller. 

Se anche questo tentativo andasse a vuoto, possiamo stare tranquilli che verrà tentato qualcos’altro per mettere fuori gioco i quattro. Ciò che si vuole evitare è che si discuta seriamente delle questioni poste dai “dubia” e che riguardano i fondamenti della fede cattolica e il destino di tanti semplici cattolici; così la si butta in caciara, si polemizza sulle modalità e sulle intenzioni, si gioca a chi ha la maggioranza, si specula su una frase o sull’altra di una intervista. Aumentando la confusione nel popolo cattolico.