APPUNTI PER LA MATURITÀ/12

Esercitazione su Testori

Un approfondimento sull’imparare il mestiere della vita con un maestro, prendendo spunto da un brano dell’autore milanese e da uno di Antoine de Saint-Exupéry.
Leggi la scheda su Pasolini e Testori

Culture 07_06_2020

Presentazione e commento di un testo

La seguente proposta di analisi non è concepita per la preparazione della prima prova scritta, che con certezza non sarà svolta quest’anno, ma in vista della prova orale. In una parte del colloquio lo studente dovrà commentare un testo poetico o in prosa affrontato durante l’anno scolastico.

***
RENZO, LUCIA, AGNESE E PERPETUA. Scenda. Ascolti il maestro. Scenda.

IL MAESTRO. Non credere. Resterai memoria e monumento anche se vieni giù, sull’umile piano della nostra quotidiana, povera terra. Anzi, forse, lo diventerai di più.

[…] RENZO. E adesso, lei, signor maestro! Su! Avanti! Non si schermisca!

TUTTI Evviva il nostro maestro! Evviva! Evviva, per sempre, lui, il nostro vecchio, stanco ma, poi, giovanilissimo maestro! Evviva! Evviva!

IL MAESTRO. Cari, cari ragazzi! Così, ecco, così, come nelle scuole d’un tempo! Anzi, di tutti i tempi! […] Ovunque; proprio, ovunque; ecco, ovunque, sull’immensità sterminata della terra, può nascere, sempre, qualcosa come un chiarore, una luce, un’alba… Voi, superata questa lunghissima prova, trarrete dal vostro amore una nuova, grande famiglia. Come attori, non solo a voi, ma a tutti, cosa si può dire, congedandosi, il vostro vecchio maestro se non che, superata questa lunghissima prova, potete andar pel mondo, costruire altrettante compagnie, diventar, ecco, voi stessi maestri… Ve n’è bisogno. E voi, adesso, siete pronti. Se, poi, nella vita o qui, sulla scena incontrerete, com’è giusto, difficoltà, dolori, ansie, problemi, battete alla sua porta. Battete con volontà, con forza, con amore. Lei, v’aprirà». 


Rispondi alle domande

Comprensione e analisi

1- Riassumi le battute teatrali.

2- Come si pongono gli attori di fronte al maestro?

3- Quali sono le caratteristiche del maestro? Come si pone nei confronti dei ragazzi?

4- Sottolinea le caratteristiche salienti della scrittura di Testori nelle battute riportate.

Interpretazione

Presenta la figura del maestro all’interno della letteratura italiana, scegliendo testi in prosa o in poesia che ti hanno colpito. Rifletti, poi, sull’importanza della figura del maestro per la crescita di un ragazzo, ma più in generale per ogni uomo. Puoi aiutarti leggendo l’approfondimento sulla figura di Beatrice nel Paradiso (con riferimenti a La cittadella di A. de Saint-Exupéry).

APPROFONDIMENTO: Chi è il maestro? L’esempio di Beatrice nel Paradiso

Nel canto I del Paradiso Beatrice sta guardando il sole come nessuna creatura sarebbe in grado di fare sulla Terra, neppure un’aquila. Dante allora inizia a sua volta a guardare la luce del Sole, imitando Beatrice. Il Dante auctor ci sta indicando il metodo della vita: s’impara imitando qualcuno che ci sta davanti, si cammina quando si ha davanti qualcuno che cammina innanzi a noi e che conosce la strada, s’impara avendo come riferimento un altro che ha già imparato.

Come viene descritto da Dante il processo d’imitazione? Attraverso una doppia similitudine, tratta dal mondo della fisica (raggio incidente e riflesso) e dalla storia medioevale (il pellegrino che incarna l’homo viator, un uomo che è in viaggio, sempre in movimento verso la vera patria): come un raggio riflesso esce da un raggio incidente, proprio come un pellegrino che è arrivato alla meta e poi torna indietro, così dall’atteggiamento di Beatrice trasmesso attraverso gli occhi nella mente di Dante, anche il poeta comincia a guardare in alto e fissa il Sole oltre quella che è l’umana consuetudine.

Pur se non vede il poeta da dieci anni, Beatrice non vuole trattenerlo su di sé, ma desidera indirizzarlo verso il Cielo, il bene, la verità, l’assoluto. Una persona che davvero ama non trattiene l’altro, ma gli indica la strada buona, la verità, la bellezza, la bontà.

Assistiamo ad una trasformazione di Beatrice nel corso della Commedia, anche se sarebbe più corretto affermare che cambia lo sguardo di Dante nei suoi confronti: se sulla cima del Purgatorio, nell’Eden, lei appare come l’amata rivista dopo dieci anni, ora, trascorse solo alcune ore, ancora nel Paradiso terrestre, Beatrice si comporta come maestro, mentre alla fine del canto I del Paradiso si mostra filosofa e teologa, introducendo Dante nella profondità del mistero dell’essere.

Beatrice è maestro, perché spalanca il cuore di Dante, lo indirizza al desiderio dell’assoluto. Il vero maestro conduce al bene, non ferma il discepolo su se stesso in maniera idolatrica. Beatrice educa Dante a non rimanere in continuazione a guardarla negli occhi, perché un rapporto vero spalanca a qualcosa di più grande. Un’amicizia e un amore autentici aprono agli altri, non rinchiudono. Beatrice educa Dante a perseguire la meta. Non bisogna rimanere chiusi, concentrati solo sulla persona amata o sull’amico o sul maestro che abbiamo incontrato nella vita.

Questa è la differenza tra il maestro e l’idolo. Quanti idoli vengono creati nell’epoca contemporanea ad uso e consumo dei più giovani! Essi non indirizzano mai alla verità e alla bellezza, non si pongono come compagni nel cammino dell’esistenza, perché svelerebbero tutta la loro inconsistenza a darci la felicità, ma si presentano come risposta al desiderio di felicità dell’animo umano.

Stiamo, quindi, attenti alle figure di falsi maestri che incontriamo sulla strada. Molti si nascondono sotto parvenze di bontà e false promesse per irretire le nostre coscienze e impadronirsi dei nostri cuori. Il vero maestro non sprona i discepoli a soffermarsi su di lui, ma li indirizza al bene, al bello e al vero.

Un’opera del Novecento che ci può aiutare a comprendere meglio la figura del maestro è La cittadella in cui Antoine de Saint- Exupéry scrive:

«Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini. Ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito».

Il maestro sprona al «desiderio del mare aperto», non si sofferma sulla noia del particolare slegato dal desiderio di navigare. Se si togliesse la brama del navigare, per quale motivo si dovrebbe faticare a tagliare la legna per costruire la barca? Un’educazione basata sulla paura, sul timore o esclusivamente sulla prevenzione è destinata a fallire. Compito del maestro è quello di spronare al viaggio della vita, all’immersione nella realtà con un’ipotesi di senso e di interpretazione.

Chi è davvero uomo, continua il maestro, mantiene vivo il desiderio. Confessa loro:

«La torre, la roccaforte o l’impero crescono come l’albero. Esse sono manifestazioni della vita in quanto è necessario che ci sia l’uomo perché nascano. E l’uomo crede di calcolare. Crede che la ragione governi l’erezione delle sue pietre, quando invece la costruzione con quelle pietre è nata dapprima dal suo desiderio. La roccaforte è racchiusa in lui, nell’immagine che porta nel cuore, come l’albero è racchiuso nel seme. I suoi calcoli non fanno altro che dare forma al suo desiderio e illustrarlo. Perché voi non spiegate l’albero se mettete in evidenza l’acqua che ha succhiato, i succhi minerali che ha assorbito e il sole che gli ha prestato la sua forza. […] Voi perderete la guerra perché non desiderate nulla».

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