VERSO IL VOTO

Elezioni 25 settembre, un'occasione per colpire il sistema

La situazione politica appare confusa, ma in realtà è chiara. Con la caduta del governo Draghi non è caduto solo un governo ma un sistema politico – che unisce partiti , settori della magistratura, intellettuali, media, associazionismo dei "nuovi diritti" e dell'ambiente – che governa da molto tempo l’Italia e che continuerà a governarla in eterno se il 25 settembre non subirà un indebolimento.

Politics 08_08_2022

Si vota. Per molti il quadro politico è molto confuso, è quindi difficile scegliere e lo sconforto verso la politica ha in loro il sopravvento. Noi crediamo invece che il quadro politico sia molto chiaro, risulta evidente cosa fare e si intravede una speranza: non una soluzione, ma una speranza sì.

Il quadro sembra oscuro perché frammentato e complicato all’inverosimile. Il sistema Draghi è crollato e ha prodotto deflagrazioni a catena e molte macerie. Qualche partito è in decomposizione come i 5 stelle. Qualche altro, invece, da niente che era sembra essere diventato tutto, come Azione di Calenda. Il Partito Democratico svolge un ruolo più grande di sé, assemblando diversi cespugli e garantendo a tutti una certa presenza in collegi uninominali sicuri, o quasi sicuri. Partiti e partitini di cui si erano perse le tracce – chi si ricordava ancora di Bonelli e dei Verdi – riemergono con le loro pretese. Nuovi partiti – è il caso di Insieme per il Futuro di Di Maio – sono esplosi ancora prima di nascere. Mille gli aspiranti attori, molti i transfughi, e poi i soliti volti come Tabacci e molti generali ormai senza truppe come Renzi. Tutti che dicono: noi possiamo essere l’ago della bilancia.

Il quadro politico è quindi confuso, non c’è dubbio. Ma solo fermandosi alle apparenze, solo seguendo la cronaca politica spicciola, solo prestando attenzione al gossip politico giornalistico. Se invece si fa uno sforzo di sintesi e si cerca di capire cosa ci sia veramente in ballo nelle prossime elezioni, quale sia la carta che possiamo giocare, se ci si tira fuori dal frastuono, allora si capisce che questo turno elettorale balneare può essere di importanza decisiva.

Con la caduta del governo Draghi non è caduto solo un governo ma un sistema politico che governa da molto tempo l’Italia e che continuerà a governarla in eterno se il 25 settembre non subirà un indebolimento, una chiara battuta d’arresto e se la sua sconfitta elettorale non permetterà di aprire nella sua proverbiale compattezza almeno delle fessure dove potersi inserire per disarticolarlo ancora di più e per far passare prospettive nuove.

Il sistema politico di cui sto parlando si fonda sulla compatta e coesa sinergia tra gli elementi di un vero e proprio “blocco storico”, frutto dell’incontro tra cultura gramsciana e modernismo liberale. Settori importanti della magistratura organica al partito; l’apparato degli intellettuali di regime; i rappresentanti dell’accademia e della scuola; l’associazionismo della società civile impegnato per i “nuovi diritti” o per l’ambientalismo esasperato e ideologico, o per l’immigrazionismo; il mondo dei grandi media nazionali che in fondo recitano tutti la medesima parte, nascondono quanto dovrebbe essere detto, censurano quanto di originale viene annunciato, forniscono, in collaborazione stretta con la informazione di Stato di Monica Maggioni, la narrazione ufficiale a cui tutti attenersi sulla pandemia, sulla guerra in Ucraina, sul pericolo rappresentato dalla CO2, su Draghi e il draghismo, sull’assalto dei trumpiani al Campidoglio di Washington, sulle sempre ottime decisioni della Von der Leyen, sulle giuste preoccupazioni nei confronti del governo Orban.

In un sistema tutte le sue parti agiscono in coerenza e in sincronia, senza nemmeno bisogno di un regista occulto, per una omogeneità culturale interna alle parti, come un unico partito che pensa con mille cervelli. Le azioni di una certa magistratura arrivano così ad orologeria – e stiamo tutti aspettando i prevedibili procedimenti che verranno aperti in piena campagna elettorale –, il governo Draghi ancora in carica gestisce le ultime cose da fare nel modo più conveniente per il sistema, i direttori dei grandi giornali ospiti della direttrice del TG1 insistono sulla opposizione tra responsabili e irresponsabili, gli intellettuali di regime inventano pericoli di neofascismo – il fascismo come male assoluto è l’asso nella manica che il sistema tira fuori ad ogni necessità –, l’associazionismo di base viene mobilitato nelle piazze e tutto sembra funzionare alla perfezione. Di questo sistema sembrano oggi fare parte anche i vertici della Chiesa cattolica. Il cardinale Zuppi e lo stesso Francesco hanno ampiamente lodato il presidente Draghi, approvandone implicitamente l’“agenda”. Sono prevedibili ulteriori interventi in campagna elettorale contro il “populismo demagogico” e il “sovranismo egoista”.

Il sistema è efficiente e inossidabile. Se continuerà a governarci, la possibilità di dissentire diminuirà ulteriormente, il connubio tra sistema cinese del controllo sociale e consenso democratico si assesterà ancora di più, come pure il neo-socialismo che sta prendendo tutto l’Occidente, la proprietà privata verrà ulteriormente indebolita, continueremo ad animare la guerra in Ucraina, avremo per legge il suicidio assistito e il progetto di legge Zan ci impedirà di parlare su tematiche sensibili, aumenterà la nostra dipendenza dalla corporazione che governa l’Europa, di popoli, nazioni e patrie dovremo dimenticarci.

Situazione apparentemente confusa ma in realtà molto chiara.