chiusa a carpi

Dopo i dubbi investigativi cala il sipario sulla mostra blasfema

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Dopo la pubblicazione della nostra notizia che non esistono video dell'aggressione a Saltini, l'artista comunica la chiusura della mostra Gratia Plena attribuendo la decisione al suo precario stato di salute. La diocesi continua ad accusare i fedeli. E i fedeli invitano il vescovo a riflettere sugli errori. 
-Qualcosa non torna nel giallo di Carpi 
-DOSSIER: la mostra blasfema

Attualità 17_04_2024

Poche ore dopo la pubblicazione della notizia da parte della Bussola che non esistono video dell’assalto alla chiesa di Sant’Ignazio, sulla mostra Gratia Plena è calato il sipario definitivamente. Con un comunicato pubblicato sui suoi canali social, l’artista Andrea Saltini ha improvvisamente dato l’annuncio che la mostra si concluderà domani.

«Comunico che la mostra “Gratia Plena – ha scritto Saltini ieri in tarda mattinata -, si concluderà, mio malgrado, in data 18.4.2024».

Saltini ha attribuito la decisione «al mio precario stato di salute, conseguente all’aggressione subita e alla continue manifestazioni di dissenso culminate nei noti episodi di violenza fisica e verbale». Poi ha aggiunto anche che «non mi è più possibile sostenere i costi relativi alla sicurezza, prima non preventivati, indispensabili al fine di garantire l’accesso sereno dei visitatori alla mostra e l’incolumità di tutti i collaboratori e i volontari».

Poche parole per addossare tutta la responsabilità della decisione di chiudere i battenti della contestatissima mostra a chi l’ha contestata pacificamente, con preghiere pubbliche e iniziative legali come le denunce presentate in Procura a Modena.

La chiusura della mostra non sembra aver colto di sorpresa la diocesi di Carpi che a stretto giro di posta, subito dopo l’annuncio di Saltini, ha detto di «esprimere piena comprensione e condivisione per le motivazioni addotte» e ha ringraziato Saltini per «aver condiviso un tentativo, in parte pionieristico, per individuare possibili interazioni tra esperienze artistiche contemporanee e cammini religiosi e di ricerca mistica». Parole che evidenziano l’ennesimo tentativo di continuare a difendere un’iniziativa che vede la Diocesi di Carpi come principale responsabile in ordine al grave scandalo provocato tra i fedeli.

La Diocesi, poi, ha insistito nel ribadire «la gravità del susseguirsi di attacchi d’odio, della violenza contro un’opera e persino contro la stessa persona dell’artista, delle sistematiche ed aggressive manifestazioni di ostilità nei confronti della Chiesa di Carpi e, miratamente, dei suoi Pastori. Spiace che non siano stati accolti i ripetuti inviti a ricercare un dialogo pacifico, franco e corretto, abbassando i toni chiassosi e sguaiati».

Per la verità, quelle che i pastori carpigiani chiamano aggressive manifestazioni di ostilità non sono altro che le proteste sacrosante dei fedeli, i cui diritti a non vedersi vilipesi nel loro sentimento sacro più genuino sono stati letteralmente calpestati nel nome del pionierismo artistico.

Fedeli che continuano invece a chiedere chiarezza alla curia carpigiana e riflessione sui propri errori. In un comunicato firmato da diverse sigle tra cui l’Associazione culturale San Michele Arcangelo, il Comitato Liberi in Veritate di Parma e Piacenza, il Comitato Quanta Cura, la Confederazione dei Triarii, Non Praevalebunt Fidenza e fedeli non organizzati di Modena e di Carpi si cerca di «offrire un'altra prospettiva che riflette le osservazioni e le testimonianze documentate raccolte durante il periodo di esposizione».

«Contrariamente a quanto riportato dal comunicato della Diocesi – si legge -, desideriamo evidenziare che le reazioni al contenuto della mostra da parte dei visitatori è stata pacifica. Le manifestazioni dei gruppi etichettati come "ultracattolici" sono state caratterizzate solo ed esclusivamente da azioni pubbliche del tutto non violente, limitandosi principalmente alla recita del Santo Rosario, a lettere dei fedeli alla Curia di Carpi cui nessuno ha mai risposto, alla petizione di ProVita e Famiglia con le 31.000 firme raccolte in poco tempo, ai manifesti affissi, e al camion vela che ha circolato per le strade di Carpi e di Modena per chiedere di porre fine alla mostra blasfema. Non era mai successo che da tutta Italia si levasse un così forte grido di sdegno di fronte a un’operazione tanto maldestra e scandalosa».

E proseguono: «È importante sottolineare che le affermazioni su presunti attacchi d'odio sistematici e aggressioni non corrispondono agli eventi documentati. Tali descrizioni offuscano la realtà dei fatti e ne alterano la percezione pubblica, mistificando quanto è realmente accaduto e non tenendo in alcun conto della sofferenza di tanti fedeli nel vedere offesa la Santa Vergine Maria e volgarmente oltraggiato Nostro Signore Gesù».

Poi si vira verso il vescovo Erio Castellucci: «Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per l’ideazione, la gestione e la comunicazione di questa vicenda da parte della Curia di Carpi. Ci auguriamo che questo approccio del tutto autoreferenziale e sordo al vero dialogo non sia lo stile del tanto pubblicizzato “cantiere sinodale”».

E infine, anche un passaggio sulle indagini in corso per cercare il nome del misterioso aggressore di Saltini, sui cui punti oscuri ieri abbiamo scritto QUI. «Auspichiamo che le indagini delle autorità procedano con scrupolo e approfondimento, assicurando che tutti gli aspetti, anche i più minuti, siano considerati».

A proposito di Pro Vita, che ha organizzato i camion vela e raccolto oltre 30mila firme. In un comunicato, il presidente Toni Brandi ha espresso parere positivo sulla chiusura «perché mette fine all’esposizione in una Chiesa consacrata di opere che raffigurano il Cristo e la Madonna in contesti sessualmente ambigui tanto da poter essere considerati apertamente blasfemi».

Interviene anche l’avvocato Francesco Minutillo, il legale che ha seguito i fedeli che hanno presentato la denuncia, che ha espresso soddisfazione: «La chiusura anticipata della mostra è una notizia che ci riempie di gioia e ripaga tutto il mondo cattolico per l’impegno profuso in queste ultime settimane: si torna a portare rispetto al Cristo Crocifisso all’interno della Chiesa consacrata di Carpi che, a questo punto, anche nel silenzio delle porte chiuse, andrebbe quantomeno riconsacrata», ha detto.

Minutillo ha ricordato però, che la battaglia non è finita: «Sulla mostra pende ancora il giudizio del Gip di Modena che dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione della Procura». E, riprendendo la nostra notizia, ha anche sollevato qualche sospetto sulle tempistiche: «La straordinaria e clamorosa coincidenza tra la decisione di chiudere la mostra e la pubblicazione da parte dalla Nuova Bussola Quotidiana della notizia secondo cui non esisterebbe alcun video dell’avvenuta aggressione all’interno della chiesa. Gli interrogativi sono dunque tanti e li abbiamo espressi anche nel nostro atto di opposizione alla archiviazione depositato innanzi al GIP di Modena».

In conclusione, un commento sul ruolo giocato nella vicenda dal vescovo di Carpi Castellucci:  «Ormai è evidente l’imprudenza mostrata da Mons. Castellucci nelle sue dichiarazioni volte a commentare a caldo i fatti della presunta aggressione e altrettanto inaccettabile è il fatto che, anche oggi, la Diocesi continui a fare generico riferimento a non meglio precisati atti di violenza e ostilità nei confronti dei suoi “Pastori” rappresentando altresì di aver manifestato una propria, frustrata, disponibilità al dialogo “pacifico e fraterno”».



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