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Dal Giappone a Madrid grazie alla solidarietà

100 ragazzi sono riusciti a realizzare il sogno di partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù aiutati da una pioggia di generosità.

Attualità 18_08_2011
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Hanno percorso più di metà Giappone, dal sud di Oita e Fukuoka sino al nord di Tokyo, passando per Hiroshima, Takamatsu ed Osaka. Mentre l'autobus ingoiava i chilometri e accoglieva i cento giovani diretti alla GMG di Madrid, è stato come raccogliere, idealmente, centimetro dopo centimetro, ansie, dolori e speranze di un intero popolo. Gli zaini già stipati dell'occorrente per il pellegrinaggio, si sono riempiti dei sentimenti di quanti, oggi, in Giappone, ancora non conoscono Cristo. Cento ambasciatori per centoventi milioni di persone. Così è iniziato il pellegrinaggio dei ragazzi che, per un autentico miracolo, parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid.

Sono le 7, fa già un caldo terribile, cento occhi stralunati e assonnati si schiudono
su un sogno fatto realtà. Il cuore è colmo di gioia e gratitudine: i più in forma schizzano a prendere i carrelli e in un baleno sono già carichi di zaini, stendardi, bandiere. E poi chitarre, charanghi, cembali e flauti: suoneranno e accompagneranno canti e danze che esprimeranno la gioia dello stesso annuncio che, 500 anni fa, da quel lontano Paese che è la Spagna, un intrepido missionario navarro di nome Francesco Saverio ha portato ai loro avi. La sinfonia dell'amore di Dio, la luce impressa nei volti di questi cento virgulti pronti ad imbarcarsi per l'avventura tanto attesa.  

Chek in, controllo passaporti, ed eccoli seduti sull'aereo di una compagnia
di un Paese sino allora  sconosciuto, la più economica: Uzbekistan Airline. Importa nulla, i motori sembrano rullare a dovere, le ali riflettono la luce del Cielo. Sembra una colomba quest'aereo, come quella che un mattino di qualche migliaia di anni fa, un mattino come questo, Noè lasciò volare libera in cerca di terra e alberi riemersi dopo il diluvio. Sono colombe questi ragazzi, i visi incorniciati in un sorriso infinito e il diluvio alle spalle: colombe di pace, e non è sterile pacifismo; è la pace annunciata da Cristo risorto, colomba riemersa vittoriosa dalle acque della morte.

E prendono il volo, e afferrano il Cielo, e se ne riempiono il cuore.
Il diluvio è passato, il dolore, le ansie, le paure, le difficoltà, la precarietà, tutto è nella loro carne, esperienza vera di prove e incertezze, ma a tutto è giunta, puntuale come i treni che solcano il Giappone, la risposta, l'unica: Dio esiste, s'è fatto visibile, ha camminato con loro in questi mesi scivolati nell'attesa. Avevano un desiderio, e per quasi tutti, solo ieri, sembrava pura utopia. Ma i loro occhi hanno visto quel Cielo che ora li avvolge scendere tra le ore delle loro storie: nelle case, nelle scuole, nei posti di lavoro.

Questo pellegrinaggio ha radici profonde, distese nei mesi
che hanno preceduto quest'oggi. Le radici di una fede che s'è fatta certezza ad ogni porta che si schiudeva, ad ogni muro che si abbatteva, ad ogni montagna scalata. Sembrava impossibile assentarsi dalla scuola e dalle sue infinite attività; sembrava una chimera prendersi 10 giorni di ferie; una follia raggranellare il denaro sufficiente per quattro o cinque fratelli. Ma Dio esiste e Cristo è risorto dalla morte. Il diluvio che sembrava dover affogare ogni speranza si è dissolto per miracolo, e questi duecento occhi lo hanno visto. Nulla è impossibile a Dio! La Vergine Maria aveva ascoltato un annuncio che pareva pazzia, ma queste parole dell'angelo ricolme di Spirito Santo sono planate nel suo cuore e il Figlio di Dio ha visto la luce. Allo stesso modo, nello stesso Spirito, le stesse parole hanno fatto breccia nel cuore di questi ragazzi, ed ora sono sull'aereo, e l'impossibile ha cominciato a farsi possibile. E Dio esiste accidenti, ed è il bagaglio più importante, la certezza che non può restare celata, e che è pronta ad esplodere per le strade e le piazze della Spagna.

Con loro i volti e la generosità dei tanti, tantissimi che hanno dato corpo al miracolo dello Spirito, i volti della Provvidenza che ha staccato il biglietto per ciascuno di loro. Sono cento, ma sono mille, e più, la Chiesa intera viaggia su questo aereo, la Madre premurosa che li ha chiamati e gestati, e che ora li accompagna ad incontrare Pietro, il dolce Gesù in terra, Benedetto XVI. Attendono le sue parole, e le parole dei loro catechisti, dei loro presbiteri. Attendono la Parola di Cristo: si tratta infatti, essenzialmente, di un pellegrinaggio vocazionale, e molti scopriranno la propria chiamata: torneranno con una luce nuova, e varcheranno seminari, conventi, e si incammineranno sulle strade del matrimonio santo e cristiano. Annunciando il Vangelo, il Signore parlerà al loro cuore indicando quel pezzo di storia e di mondo che per loro ha preparato da sempre, la vocazione concreta nella quale far carne, ogni giorno, quello stesso annuncio gridato agli angoli delle strade e dai tetti della Spagna.

Sono cento, sono una fascina di gioventù e speranza nelle mani del Signore.
Sono corsi, grati e felici, all'appuntamento: attendono un sussurro, la sua voce. In Giappone, forse inconsapevolmente, centoventi milioni di anime, attendono il loro ritorno come chi attende il ritorno a casa della persona amata, la felicità vera ed autentica smarrita tra lavoro e studio, nella grigia routine quotidiana di chi, pur desiderando e faticando per vivere una vita piena, ancora non ha potuto assaporarla.

 

* sacerdote missionario in Giappone a Takamatsu