Chiara Ferragni e l'aborto, un'influencer di regime
Chiara Ferragni attacca la Regione Marche con una notizia palesemente falsa – l'aborto reso impossibile dalla giunta di destra –, ma subito cavalcata dai vari esponenti della sinistra. Un'operazione squallida, costruita con cura in chiave elettorale, la dimostrazione di una sinistra che sacrifica la vita umana sull'altare dell'ideologia.
- VIDEO: SE È LA FERRAGNI A DETTARE L'AGENDA POLITICA
La novità della campagna elettorale è che a dettare l’agenda politica adesso sono gli influencer o, meglio, il sistema si serve anche degli influencer. Vedi il caso di Chiara Ferragni che in questi giorni tiene banco per il suo post su Instagram che, a sua volta, riprende quello della rivista online The Vision, secondo cui «FdI ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». E la Ferragni vi ha aggiunto: «Ora è il tempo di agire e far sì che queste cose non accadano».
Su questo ovviamente si è innestata la solita polemica politica con tutti i principali esponenti della sinistra, PD in testa, a darci dentro contro la minaccia “fascista” ai diritti delle donne.
In realtà si tratta di una notizia clamorosamente falsa, la classica creazione di un mito, in questo caso quello delle Marche come regione “spazza-aborto”. Il fatto è che dal 30 settembre 2020 governatore delle Marche è un esponente di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, a capo di una giunta di centro-destra, e quindi viene bene inventarsi una presunta rivoluzione di stampo fascista ai danni delle donne. L’obiettivo ovviamente è stanare gli esponenti della destra su un tema delicato per spingerli a fare affermazioni su cui poi costruire ulteriori polemiche e argomenti raccatta-voti.
Il fatto è che le cose stanno ben diversamente: nelle Marche negli ultimi due anni non è cambiato un bel nulla per quel che riguarda l’accesso all’aborto, né dal punto di vista legislativo né nella pratica. L’unica novità portata dalla nuova giunta è lo stanziamento di un milione di euro a favore delle donne che intendono abortire per soli motivi economici.
I dati, in compenso, raccontano un’altra realtà rispetto alla propaganda della Ferragni. L’ultima relazione del ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194 dimostra che nel 2020 si sono effettuati nelle Marche 1.351 aborti, e le statistiche regionali dicono che nel 2021 sono stati 1.052 (di cui 162 con metodica farmacologica) e nel primo trimestre del 2022 sono stati 210 (16 con metodica farmacologica). Inoltre l’aborto è disponibile nel 93% circa degli ospedali che hanno un servizio di ginecologia-ostetricia, ben al di sopra della media nazionale che è del 62%. Oltretutto i medici non obiettori praticano in media meno di un aborto a settimana, il che vuol dire che ce n'è addirittura in abbondanza.
Le cifre che abbiamo visto dicono tuttavia che c’è un calo negli aborti, ma va compreso dentro un calo complessivo anche delle nascite, visto che le Marche sono fra le regioni italiane più colpite dalla crisi demografica. Nel 1982 nascevano ancora 13.500 bambini negli ospedali marchigiani, mentre nel 2020 si era scesi a 9.326, con un trend ancora in decrescita: nel 2021 si era a 7.615 nascite nei primi dieci mesi, con la previsione a fine anno di restare ben sotto i 9mila bambini.
Quindi bisognerebbe casomai chiedersi come far fronte a questa emergenza demografica invece di sparare idiozie su Instagram.
Ma come solito la notizia è costruita con cura, e la Ferragni è solo una rotella dell’ingranaggio. Tutto parte infatti da un articolo del giornale britannico The Guardian (scritto dalla corrispondente a Roma Angela Giuffrida) che per costruire la sua falsa storia interpella nell’ordine: una consigliera regionale del PD, la vice-presidente dell’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, organizzazione vicina al Partito Radicale che fin dagli anni ’50 del XX secolo si è battuta per il controllo delle nascite, aborto compreso) e un giornalista di Repubblica (presentato come esperto di estrema destra). Potrà stupire che poi sia stata proprio Repubblica a dare ampio risalto al post Instagram di Chiara Ferragni, dando il la a tutte le polemiche successive?
Una operazione squallida, una vera guerra preventiva per evitare che, in caso di vittoria del centrodestra, si cambi politica sull’aborto. Il vero problema è che quella della sinistra pare una preoccupazione eccessiva, perché non si vede da nessuna parte una così forte spinta pro-life. Magari si intervenisse seriamente per limitare gli aborti e si ponesse come obiettivo l’abrogazione della Legge 194. Non è questa l’aria, dobbiamo realisticamente riconoscere che, in un’Italia dove neanche la Chiesa è più interessata a certe battaglie, sarà già difficile vedere un eventuale prossimo governo di centrodestra porre sul tavolo come priorità l’emergenza demografica e cominciare a prendere provvedimenti che alimentino una cultura della vita. Sarebbe già un passo nella buona direzione.
Al contrario, con una vittoria della sinistra avremmo la certezza – come dimostra da ultimo la vicenda Ferragni – di una classe dirigente pronta a sacrificare la vita umana sull’altare dell’ideologia.