Bambini, trans per forza: il caso inglese insegna
Un’inchiesta del Times rivela che 5 medici si sono licenziati dall’unica clinica britannica per la “riassegnazione del genere” lamentando gli esperimenti irresponsabili fatti su centinaia di bambini e ragazzi, sbrigativamente diagnosticati come “transgender” e indirizzati verso dannosi trattamenti ormonali. Uno scenario che fa pensare all’Italia e al via libera ufficiale alla triptorelina come farmaco blocca-pubertà.
«Gli esperti avvertono che l’unica clinica di [riassegnazione del] genere per bambini del National Health Service sta rischiando un “esperimento dal vivo” avviandone centinaia verso interventi medici cambia-vita senza sufficienti prove dei loro effetti a lungo termine». Inizia così l’inchiesta non di un giornale cattolico bensì del ‘laico’ Times, lo storico quotidiano britannico con sede a Londra, che ha voluto approfondire quanto sta avvenendo al Tavistock Centre, appunto la clinica del servizio sanitario britannico che si trova nella parte settentrionale della capitale. E ‘laico’ è anche l’approccio dei cinque medici che hanno parlato con il Times dopo essersi dimessi dal servizio che prestavano presso la clinica londinese. Non sono i soli: almeno altri 13 colleghi del medesimo centro si sono licenziati negli ultimi tre anni.
Gli ultimi 5 specialisti licenziatisi erano tutti responsabili della decisione su quali bambini e adolescenti indirizzare verso la somministrazione ormonale che blocca quel fondamentale processo fisiologico che è la pubertà. In breve, verso l’uso della triptorelina, che sta progressivamente dilagando nel Regno Unito, cui segue la somministrazione di ormoni del sesso opposto, con ulteriori (e duraturi) danni sul corpo, a partire in genere dai 16 anni. Ebbene, i 5 medici dell’NHS denunciano che bambini e adolescenti vulnerabili sono stati avviati verso la cosiddetta “transizione sessuale” prima ancora che gli esperti potessero valutare le cause della loro confusione sull’identità sessuale.
Il Times ricorda in sintesi i dati del boom verificatosi negli ultimi anni in terra britannica, di cui avevamo già riferito (vedi qui e qui): 2.519 minori si sono rivolti all’NHS per il “cambiamento di sesso” solo nel 2017/2018, contro i 97 del 2009/2010, quindi con un aumento - nello spazio di otto anni - del 2497% (+4415% per le ragazze)! Da brividi. «Ciò che mi ha trattenuto al lavoro negli ultimi due anni è stato il senso che c’era un numero enorme di bambini in pericolo. Ero lì per proteggere i bambini dall’essere danneggiati», ha detto uno dei medici dimissionari. «Questo trattamento sperimentale viene fatto non solo su bambini, ma su bambini molto vulnerabili», ha detto un altro. Alla loro voce si è aggiunta quella di Carl Heneghan, direttore del Centre of Evidence-based Medicine all’Università di Oxford, che ha spiegato: «Data la scarsità di prove, l’uso off-label di farmaci [ossia fuori dalle indicazioni generali, ndr] nel trattamento della disforia di genere significa in gran parte un non regolamentato esperimento dal vivo su bambini».
I 5 medici hanno sottolineato di aver subito pressioni dirette a indirizzare bambini e ragazzi verso la “transizione” malgrado la loro contrarietà per motivi clinici. Tutti quanti hanno denunciato gli effetti “dannosi” della propaganda di Mermaids - un’organizzazione transessualista che ha collaborato alla serie televisiva Butterfly (trasmessa da Sky) - che orienta sbrigativamente tutti i minori confusi verso il “cambiamento” di sesso. Senza se e senza ma. E ciò viene detto da medici che ritengono che molti minori abbiano pensato di sottoporsi a questi trattamenti nocivi perché magari vittime, riporta il Times, di «bullismo omofobo», ossia che potevano «semplicemente essere gay». Questo per dire che non si tratta di persone che avversano le tematiche Lgbt (già il solo uso del termine «omofobia» fa parte della strategia arcobaleno ed è problematico), ma di specialisti che hanno visto concretamente, nel loro lavoro quotidiano, a quali eccessi drammatici sta portando l’ideologia gender, nello specifico il transessualismo.
Il caso britannico ci ricorda in definitiva la violenza gravissima che si sta esercitando innanzitutto sui bambini, favorita già nelle scuole dell’infanzia e primarie con corsi manovrati dalle associazioni Lgbt e alimentata da un sistema mediatico sempre più complice. Tale scandalo è anche la conferma, volendo guardare al nostro Paese, della finzione messa in atto attraverso l’uno-due operato dall’Aifa con il Comitato nazionale di bioetica (dove a luglio vi fu un solo voto contrario) che ha condotto il 25 febbraio all’inserimento della triptorelina tra i farmaci interamente a carico del Servizio sanitario nazionale per “casi selezionati” di “disforia di genere”, scelta che ha ottenuto un sostanziale nulla osta dal Vaticano e causato la clamorosa inversione a U di Avvenire. La Nuova BQ aveva già ampiamente spiegato che i “casi selezionati” sono la classica breccia che fa venire giù la diga (vedi i “casi limite” per l’aborto e i sei milioni di bambini abortiti legalmente dal 1978 a oggi), senza dimenticare che anche un solo caso di questo tipo costituisce un abuso su minore. Il perché è molto semplice: si interviene danneggiando un corpo sano, fatto che è sempre immorale, tanto per il fine della medicina quanto per l’insegnamento di sempre della Chiesa.
Lo scenario raccapricciante descritto dai 5 medici inglesi, secondo cui i minori vengono avviati sulla strada della “transizione” prima ancora di poter capire le cause del loro disagio, è del tutto simile a quanto già avviene in Italia, come ha raccontato a questo quotidiano il padre di un ragazzo transgender, indirizzato dall’ospedale Niguarda verso il trattamento ormonale già al secondo incontro con lo psicologo. E in un altro centro italiano, ha riferito lo stesso genitore, «il trattamento ormonale è stato iniziato già alla prima seduta». Al netto dell’ipocrisia e di chi non vuol vedere, in Italia è stato dato l’ufficiale via libera alla stessa pericolosa china del Regno Unito. Chi porrà rimedio a tanto male?