EDITORIALE

Amoris Laetitia, la situazione richiede un passo ulteriore

l convegno del 22 aprile ha contribuito a spiegare la gravità della situazione e la profondità della crisi che si è ormai creata nella Chiesa cattolica a proposito di accesso ai sacramenti. Questo indica che anche il tempo della battaglia sulle interpretazioni  è ormai passato...

Editoriali 24_04_2017
Un'immagine del convegno

Non c’è dubbio che il convegno internazionale “Fare chiarezza – A un anno dalla Amoris Laetitia”, svoltosi a Roma il 22 aprile e organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana e Il Timone, sia stato un evento eccezionale. Non solo è il primo appuntamento che affronta in modo sistematico le parti controverse della esortazione apostolica Amoris Laetitia, ma - come ho avuto modo di rilevare già in apertura del convegno - esso è stato pensato, voluto e realizzato esclusivamente da laici. E laici sono stati anche i relatori, di grande livello e preparazione, provenienti da ogni parte del mondo. 

Evento eccezionale, dunque, ma non estemporaneo. Esso è il frutto di un lavoro che va avanti da anni con le nostre testate giornalistiche, che hanno nel Dna l’amore a Cristo e alla Chiesa, e che vogliono giudicare tutta la realtà alla luce del magistero. Nasce dunque dal constatare il disorientamento di tanti cattolici e la confusione che nella Chiesa oggi regna sovrana. E certamente il lavoro non finisce con questo convegno.

Nato con lo scopo di ridare voce ai Dubia dei quattro cardinali (Brandmuller, Burke, Caffarra, Meisner), ai quali non è giunta ancora alcuna risposta da parte del papa, ha certamente contribuito a chiarire i problemi legati alla Amoris Laetitia e a come è stata generalmente interpretata.

Mi pare di poter dire con certezza che si esce dal convegno di sabato con la accresciuta consapevolezza di una crisi molto grave che la Chiesa sta vivendo, una crisi che presenta analogie con altri momenti complicati nella storia della Chiesa, ma anche con delle caratteristiche inedite. Si tratta di una crisi che non nasce certo con la Amoris Laetitia o con i Sinodi sulla famiglia che ne sono la principale fonte, ma non c’è dubbio che l’esortazione apostolica in questione abbia avuto l’effetto di aprire i cancelli e lasciare circolare liberamente nella Chiesa idee e prassi eterodosse. E in gioco ci sono le fondamenta stesse della Chiesa cattolica.

Il problema infatti non è solo il testo della Amoris Laetitia – le cui contraddizioni sono state ben spiegate -, c’è soprattutto il contesto. Ovvero, da una parte altri discorsi e scelte di papa Francesco che danno forza alle interpretazioni più “progressiste”, ad esempio per quel che riguarda l’accesso dei divorziati risposati all’Eucaristia; dall’altra la situazione di Chiesa in cui questo documento è stato calato. E qui sappiamo che in tante diocesi ormai “discernimento” è diventato sinonimo di “comunione per tutti”.

Il punto a cui siamo arrivati ci fa dire che sembra ormai superato il momento in cui si poteva combattere sull’interpretazione. Se resta comunque valida l’indicazione di interpretare le indicazioni, laddove il testo è ambiguo, in continuità con il Magistero precedente (secondo le linee guide elaborate da alcuni docenti dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia), ma la situazione attuale richiede un passo ulteriore. Se dei sacerdoti vengono puniti dai loro vescovi perché ritengono in coscienza di non poter dare la comunione ai divorziati risposati; se tanti vescovi lasciano che il richiesto discernimento delle situazioni personali si traduca in accesso libero alla comunione (quando non sono i vescovi stessi a chiederlo); se è ormai giustificata e promossa a valore positivo l’omosessualità; e se ciò accade ormai in tutto il mondo, è chiaro che c’è bisogno anche di altro.

In questi mesi si è parlato tante volte di correzione fraterna da parte dei quattro cardinali, e il tema è stato evocato anche al convegno del 22 aprile, ma è un’ipotesi che comprensibilmente si cerca di evitare. Le contraddizioni però non possono reggere a lungo e per poter evitare che l’errore dilaghi è necessario che si chieda con forza al Papa di intervenire per chiarificare la materia.