IL CASO

Allarme analfabetismo, in Italia oltre il 20%

Un ragazzo italiano su 5 è in grado di svolgere solo esercizi di lettura meno complessi. Ma la mancanza d'istruzione è una piaga mondiale.

Attualità 08_02_2011
analfabetismo

In Europa, la media dei quindicenni «privi delle capacità fondamentali di lettura e scrittura», è pari al 19,5%. L’Italia – in base ai test Ocse-Pisa – registra il risultato peggiore: la media è del 21%. Un ragazzo italiano su cinque è in grado di svolgere soltanto gli esercizi di lettura meno complessi, come individuare una singola informazione, identificare il tema principale di un testo, o fare un semplice collegamento con la conoscenza di tutti i giorni. E’, quindi, semi-analfabeta.

Alcuni paesi europei (Danimarca, Olanda e Svezia) sono molto vicini all'obiettivo che gli organismi europei si sono posti: di ridurre al 15%, entro il 2020, la percentuale di alunni che riscontrano difficoltà nella lettura, nella matematica e nella scienza; altri paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Portogallo, registrano percentuali migliori dell’Italia); in Finlandia, la percentuale è del 10%. La situazione europea – ed italiana in particolare – deve essere letta tenendo conto del contesto internazionale.

L’analfabetismo, infatti, è una piaga mondiale ed è un problema che potrà essere risolto solo quando si avrà piena consapevolezza del suo legame strettissimo con la povertà e soprattutto della necessità di restituire dignità ad ogni persona umana, intesa nella sua integrità, fornendole l'accesso agli strumenti culturali di base. Giovanni Paolo II, in una lettera al Direttore Generale dell’Unesco del 25 agosto 1982, scriveva: «Bisogna augurarsi che l’alfabetizzazione non sia più considerata solo come un tipo di assistenza per emarginati, ma come un naturale dovere di giustizia». Un dovere di giustizia.

L’istruzione – che appartiene alla categoria dei diritti fondamentali di ogni essere umano - è infatti sottratta ad un abitante del pianeta su cinque; due terzi degli analfabeti adulti sono donne; 137 milioni di bambini e giovani sono analfabeti; 72.1 milioni di bambini non sono mai andati a scuola, molti di più la frequentano con irregolarità o l’hanno abbandonata. I tre quarti dei bambini non scolarizzati vivono nell’Africa sub-sahariana, nell’Asia meridionale ed occidentale. La maggior parte dei minori non iscritti alla scuola primaria sono bambine.

Le cause principali del mancato accesso dell’istruzione da parte dei minori sono la povertà (le scuole o non ci sono o costano troppo nei paesi in via di sviluppo), la diffusione dell’Aids, le guerre, i pregiudizi culturali. Due terzi degli analfabeti si trovano in solo 9 paesi e il 47% vive in India e in Cina (rispettivamente il 35% e il 12%). I paesi con la più bassa percentuale di alfabetizzazione al mondo sono Burkina Faso (12.8%), Niger (14.4%) e Mali (19%). Dei 774 milioni di adulti analfabeti di tutto il mondo, 141 milioni, si trovano nella regione sub-sahariana del continente africano (39%). , Nell’intera Africa, 133 milioni di giovani, in età scolare, sono analfabeti e investire sulla loro istruzione e formazione è una scelta obbligata per ottenere risultati concreti nello sviluppo economico, politico e sociale del continente. Negli Stati Arabi è analfabeta il 44% della popolazione, una percentuale che supera anche quella riscontrabile nell'Asia Sud Ovest (il 41%). Percentuali consistenti di analfabetismo si registrano anche nella zona caraibica (30%), mentre nel resto del mondo scendono al di sotto del 10%: in America Latina il 10%, in Estremo Oriente l'8%, nella zona del Pacifico il 7%, nell'Europa centrale e orientale il 3% ed infine l'1% in Asia centrale, Nord America ed Europa occidentale.

L’istruzione è un elemento centrale di qualunque processo di sviluppo. Incide su aspetti decisivi della vita della persona, intesa nella sua integrità. Causa esclusione sociale e quindi emarginazione, genera povertà, impedisce di cercare un’occupazione. Numerosi studi e ricerche hanno dimostrato i positivi effetti della scolarizzazione dei bambini e delle bambine sull’intera comunità e paese di appartenenza. Sin dagli anni ’90, è stato, ad esempio, riconosciuto lo stretto collegamento tra crescita economica e i livelli di alfabetizzazione di un paese. Si stima che ad un aumento dell’1% del tasso di alfabetizzazione femminile corrisponda una crescita dello 0.37% del reddito annuo pro capite. Conseguenze analoghe si hanno rispetto alle condizioni di salute generali: si calcola che ad una crescita dell’1% del tasso di alfabetizzazione corrisponda una crescita del 2% della speranza di vita. Il livello di istruzione delle madri ha benefici effetti sulla salute e la stessa sopravvivenza dei loro bambini. Si stima che un solo anno in più di scuola, per una futura mamma, possa ridurre del 2% la probabilità di morte dei suoi bambini entro i cinque anni.

Questo perchè – come dimostrano gli studi prodotti dall’Unesco - «L'alfabetizzazione rafforza le capacità delle persone di trarre partito dalle possibilità che sono loro offerte in materia di salute e educazione, per esempio ricercando cure mediche per se stessi o per un figlio malato, adottando misure preventive come le vaccinazioni o acquisendo una migliore conoscenza dei metodi di pianificazione familiare». Se questo è vero per i paesi in via di sviluppo – dove l’assistenzialismo consumato dall’occidente ha in gran parte determinato, anche rispetto al fenomeno dell’analfabetismo, effetti deleteri – è anche vero per la società occidentale, dove si sottovaluta l’importanza di una solida istruzione di base e dove si assiste anche al fatto che decresce sempre piu’ il livello culturale medio della popolazione.