CHIESE APERTE

Salvini: «Abbiamo bisogno di curare anche l'anima»

Dopo l'appello alla politica della Bussola, si muovono i primi leader. «È giusto pensare al corpo, ma in molti avrebbero bisogno di una cura dell'anima, del cuore, dopo settimane di clausura forzata». Così il leader leghista Salvini sul diritto di culto messo in crisi con il provvedimento del governo. E Pillon presenta un Odg. 

Attualità 29_03_2020

Dopo l'appello di ieri della Nuova BQ alla politica qualche cosa si muove nella assurda vicenda delle chiese aperte. La Nota del Viminale resta problematica perché pur ammettendo la possibilità del fedele di recarsi in chiesa, la subordina a condizioni di situazioni di necessità altre: la spesa o l'uscita per andare in farmacia. Questo delinea una evidente ferita al diritto di culto. 

Ed è su questo riconoscimento del culto che si deve intervenire per correggere una stortura pericolosa per le libertà. Ieri sul tema della libertà di culto è intervenuto il leader leghista Matteo Salvini.

«Se sono aperti i tabaccai perche' non aprire una porta di una chiesa per andare a fare una preghiera nel proprio paese, nel proprio santuario, pensando alla vicinanza del proprio paese? È giusto pensare al corpo, ma in molti avrebbero bisogno di una cura dell'anima, del cuore, dopo settimane di clausura forzata». Così in diretta su Facebook il leader del Carroccio che ha posto il tema della libertà di culto pesantemente stravolta in questi giorni con i fedeli fermati dalle forze di polizia e addirittura sindaci denunciati perché a Messa con i parroci.

A corroborare il pensiero di Salvini sarà poi un ordine del giorno presentato dal senatore del Carroccio Simone Pillon a Palazzo Madama nel quale pone il problema. 

«Il governo ha disposto la sospensione delle cerimonie civili e religiose, nonché la limitazione dell’ingresso nei luoghi destinati al culto - ha spiegato Pillon nell'Odg che verrà depositato domani e che è stato firmato anche dal capogruppo Massimiliano Romeo - tali limitazioni a libertà e diritti fondamentali sono ingiustificate, nella misura le cerimonie avvengano in collegamento da remoto o l’ingresso nei luoghi di culto avvenga con modalità tali da assicurare il rispetto delle distanze» 

Nel testo si «impegna il governo ad adottare provvedimenti di propria competenza al fine di consentire che la sospensione delle cerimonie civili o religiose non operi qualora queste si svolgano in collegamento da remoto e che l’ingresso nei luoghi destinati al culto avvenga con modalità idonee ad evitare assembramenti di persone, con obbligo a carico del titolare del luogo di culto di predisporre le condizioni per garantire il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale predeterminata e adeguata a prevenire o ridurre il rischio di contagio, e con l’inserimento nell’autocertificazione dello spostamento verso il luogo di culto prossimo al proprio domicilio».

Sono i primi tentativi per porre il tema della libertà di culto che come abbiamo visto è a rischio.