IL DIBATTITO

Sacerdoti sposati: una soluzione imperfetta e problematica

«Perché indebolire il valore del celibato sacerdotale con una soluzione imperfetta e problematica! Ripeto, ci sono molte domande serie sull'ordinazione di questi “anziani sposati” e non risolverebbero i problemi della situazione attuale. Non lo vedo conveniente o utile!». L'appello ai padri sinodali del cardinale "amazzonico" Urosa affidato alla Nuova BQ.
-VERSION EN ESPAÑOL 

Documents 22_10_2019

Dopo due intense settimane di preghiera e celebrazioni liturgiche, sessioni generali, incontri in Circoli minori e attività parallele, il Sinodo sull’Amazzonia entra nella sua fase finale e, seguendo il suo sviluppo, vorrei dare un nuovo contributo, sempre con l’ammirazione che meritano i missionari amazzonici.

Giusta difesa per i popoli amazzonici. Molti sono stati i temi trattati dai Padri sinodali, con grande libertà e rispetto. Alcuni hanno dato la loro testimonianza di lavoro, hanno evidenziato le difficoltà e i risultati pastorali, altri hanno presentato i loro contributi a problemi ecologici e sociali, sempre in linea con il necessario e giusto sostegno per la difesa dei diritti dei popoli amazzonici e per l'ecologia del territorio. La maggior parte dei padri sinodali ha affrontato questioni strettamente pastorali e, tra queste, una molto controversa è stata quella dell’ordinazione degli “anziani sposati”; per questa ragione, vorrei dedicare a questo argomento le mie riflessioni.

L'intera popolazione amazzonica non è indigena. L’argomento di maggiore impatto sui media è quello dei sacerdoti sposati ma, prima di affrontarlo, vorrei ricordare che in Amazzonia ci sono circa 34 milioni di persone, di cui solo circa tre milioni sono indigeni e la maggioranza di questi non è integrata nella vita sociale dei rispettivi paesi. Pertanto, la popolazione indigena che soffre di una “pastorale di visita e non di presenza” non è la maggioranza della popolazione amazzonica, poiché gran parte di loro sono già creoli e meticci cattolici o battezzati. Quindi non è possibile generalizzare e presentare il problema dell'assenza cronica di sacerdoti come un problema di tutta l'Amazzonia. In questo territorio ci sono anche grandi città, diocesi e importanti arcidiocesi, meglio servite pastoralmente rispetto alle comunità indigene. Un Sinodo incentrato solo sulla popolazione indigena avrebbe dimenticato il resto della popolazione amazzonica. Alcuni sembrano intenderlo in questo modo, in senso restrittivo.

Credo che sia legittima la preoccupazione per una migliore cura pastorale di queste popolazioni indigene. Dobbiamo trovare una soluzione alla mancanza di sacerdoti, per questo l'Instrumentum Laboris ha presentato come possibile soluzione l'ordinazione di altri tipi di sacerdoti: gli anziani di comprovata virtù, sposati, con famiglia, che vivendo nelle loro comunità renderebbero possibile la frequente celebrazione dell'Eucaristia. Il testo afferma chiaramente la validità della disciplina del celibato sacerdotale come dono per la Chiesa. Molto bene! In effetti, a imitazione di Cristo, celibe e marito della Chiesa, noi sacerdoti di rito latino e molti delle Chiese orientali scegliamo liberamente di consacrare la nostra vita a Dio e alla Chiesa.

Ma questa soluzione deve rispondere a diverse domande. Dovremmo pensare a che tipo di sacerdoti sarebbero: saranno come i famosi sacerdoti di “misa y olla” del passato? Come si preparerebbero? Quale sarebbe il loro ministero? Quale sarebbe il loro regime economico o amministrativo? Sarebbero limitati solo all'Amazzonia? Potrebbero indebolire il celibato sacerdotale nel resto del mondo? E, molto importante, un sinodo regionale può approvare una norma che riguarda l'intera Chiesa universale? Già un importante padre sinodale ha indicato che per questo sarebbe necessario studiare il sacerdozio a livello globale in un sinodo generale, non regionale.

Inoltre, dobbiamo considerare il valore del celibato sacerdotale, quando è vissuto autenticamente dai religiosi consacrati e dai presbiteri della Chiesa latina. È un modo di consacrare il cuore e tutta la propria vita a Dio, per dare testimonio della sua grandezza, che è la cosa più importante. Quindi, dobbiamo rappresentare Cristo, buon pastore ed eterno sacerdote, che si è donato al suo Padre celestiale da celibe, per dare la vita divina al mondo (Gv 10,10). Infatti, il celibato è una consacrazione totale, che rende Cristo presente nel mondo di oggi. Il sacerdote diocesano celibe, così come i religiosi, è testimone dell’amore a Dio al di sopra di ogni altra cosa e si dona alla Chiesa e ai suoi fratelli, esseri umani, per dare loro i doni divini, per avvicinarli a Dio, per rendere presente Cristo in mezzo al suo popolo.

L'esperienza venezuelana: le vocazioni possono aumentare. Credo che la soluzione all'attenzione delle comunità sia una maggiore attività di evangelizzazione e santificazione, per rafforzare la vita di fede in quelle comunità cristiane senza sacerdoti. L'evangelizzazione, insieme alla pastorale giovanile e vocazionale, danno risultati, a medio e lungo termine. L'abbiamo visto nel nostro Paese, il Venezuela. Le diocesi di Coro, Maracay, Maturín, Barcellona, ​​Valencia, San Felipe, La Guaira, tra le altre, registrano un aumento significativo delle vocazioni sacerdotali negli ultimi 40 o 50 anni. Non c'è dubbio che il lavoro dei nostri cari missionari sia stato ed è stato magnifico, difficile, degno di tutto rispetto, riconoscimento e lode, ma dobbiamo studiare con sincerità e realismo, perché la predicazione evangelica e l'opera missionaria non hanno prodotto più frutti nelle comunità indigene con vocazioni autoctone al sacerdozio o alla vita consacrata.

Allora perché indebolire il valore del celibato sacerdotale con una soluzione imperfetta e problematica! Ripeto, ci sono molte domande serie sull'ordinazione di questi “anziani sposati” e non risolverebbero i problemi della situazione attuale. Non lo vedo conveniente o utile!

Spero e chiedo a Dio che lo Spirito Santo illumini tutti i partecipanti di quest’Assemblea. Chiediamo a Dio che questo Sinodo porti frutti positivi per il rafforzamento e la rivitalizzazione della Chiesa nei paesi amazzonici, per un maggiore impulso all'opera missionaria ed evangelizzatrice della sua popolazione indigena, creola e meticcia in quell'immenso territorio. E che la nostra amorevole madre Maria Santissima di Guadalupe, Regina dell'America, possa intercedere per la nostra Chiesa amazzonica e universale. Amen!
* Arcivescovo emerito di Caracas

Traduzione di Marinellys Tremamunno