REAZIONI AVVERSE

Mali post vaccino, le storie di Emiliano e Alessandra

Studente di Scienze infermieristiche, Emiliano è costretto alla vaccinazione anti-Covid per non essere sospeso dal tirocinio. Venti minuti dopo l’inoculo iniziano per lui i problemi e, a distanza di quasi due mesi, soffre ancora di cefalea e dolore al petto. Un forte mal di testa, fin da maggio, anche per Alessandra, insieme a un continuo affanno che le impedisce di fare anche solo una passeggiata e altri gravi disagi dopo la seconda dose. La Bussola racconta le loro storie.

Attualità 30_10_2021

Emiliano avrebbe voluto iniziare il secondo anno di Scienze infermieristiche. Avrebbe voluto e in tempi normali ci sarebbe anche riuscito, perché Emiliano, che è già operatore sociosanitario comunica passione per l’assistenza verso i malati; ma oggi, se non ti pieghi al vaccino anti-Covid, della tua capacità e del tuo entusiasmo non importa nulla a nessuno. «Ho cercato di resistere il più possibile, ma alla fine ho dovuto fare la prima dose». Emiliano ha cercato di intavolare con i responsabili del corso di laurea un dialogo sulle incertezze di questo vaccino, fondandosi su quanto man mano è stato reso pubblico dai Centers for disease control (Cdc) degli Stati Uniti, da Eudravigilance, Ema e altre fonti ufficiali. Ma poi l’Università di Modena e Reggio Emilia e la Sorveglianza Sanitaria l’hanno messo di fronte ad un aut-aut. Così, per non essere sospeso dal tirocinio, Emiliano ha infine deciso di sottoporsi alla prima dose: era l’11 settembre 2021.

Esattamente venti minuti dopo l’inoculo, mentre era ancora nell’hub vaccinale, ha iniziato a sentire un forte bruciore alla testa, in zona occipitale. Dopo circa un’ora il bruciore aveva lasciato spazio ad un’oppressione, sempre nello stesso punto. Per il medico dell’hub, essendo i parametri vitali nella norma, Emiliano poteva tornare a casa. Siccome il giorno seguente la compressione alla testa non accennava a diminuire, Emiliano si è recato al pronto soccorso di Modena. Senza nemmeno chiedergli nome e cognome, dal pronto soccorso è stato rimpallato al medico di guardia, il quale lo ha rimandato al pronto soccorso. Qui nessuna analisi, nessun esame, un semplice invito a tornare al pronto soccorso qualora i sintomi non fossero cessati.

E i sintomi non solo non passavano, ma si aggravavano, perché nel frattempo Emiliano accusava delle parestesie al braccio sinistro e al piede destro. Di nuovo al pronto soccorso, questa volta a Carpi, dove dopo quasi undici ore di attesa lo rimandavano nuovamente a casa, dicendo che «è molto probabile che si tratti di una somatizzazione dell’ansia a causa della vaccinazione».

Il tempo passa e nuovi sintomi si fanno avanti. «Ho avvertito un dolore pungente all’emitorace sinistro e così ho deciso di tornare al pronto soccorso di Modena». Finalmente un medico specializzando si prende carico della situazione; dopo numerosi accertamenti, non viene trovato nulla di grave, ma i sintomi permangono. Emiliano aveva nel frattempo chiesto alla Sorveglianza Sanitaria dell’Università di essere visitato da un medico specialista interno, in quanto medico del lavoro. Dopo alcune insistenze, riesce ad ottenere un incontro con il medico igienista. «Mi è stato detto che solo loro conoscono gli effetti avversi e che io avrei dovuto allinearmi con la situazione. Questa parola - “allinearsi” - mi è rimasta impressa».  Referto finale: si consiglia visita psichiatrica e neurologica. «Se questa è la professionalità, allora alzo le mani e vado a fare altro nella mia vita». E lui continua ad avere dolore alla testa e all’emitorace, mentre invece la parestesia è rientrata. «Sono quattro settimane che non faccio nemmeno attività fisica, perché ho questi dolori costantemente e non mi fido».

Cosa pensa di fare adesso? «Intanto ho congelato l’anno di studi, primo perché non è ammissibile che si debba presentare un lasciapassare per poter studiare; secondo, perché non voglio minimamente sentir parlare di una seconda dose. Ad oggi sono senza università e senza lavoro. E ho questi continui dolori. L’11 settembre ho fatto la vaccinazione alle 16 del pomeriggio. La mattina, essendo uno sportivo, sono uscito a farmi 15 chilometri di corsa. Avevo il battito cardiaco regolare, nessun dolore». E nessuno riesce a capire il perché di questa cefalea costante e di questo dolore al petto. «Davanti a questi malesseri, si percepisce chiaramente di essere abbandonati a sé stessi», sottolinea Emiliano.

Raggiungiamo Alessandra, sposata e felicemente mamma, in una delle giornate in cui non sta molto male. «Ho tanto affanno, non posso fare sforzi, non posso fare una passeggiata, né pulire casa. E dal 19 maggio, un forte mal di testa, che a volte diminuisce, come oggi, a volte aumenta. Da martedì scorso, mi è comparso un sintomo nuovo: ho sentito che mi andava a fuoco la testa, e anche dal busto in su».

Anche per lei una via crucis di analisi, esami, visite. Alessandra soffre da tempo di Lupus eritematoso sistemico, ragione per cui aveva chiesto con particolare attenzione ai medici se vi fossero controindicazioni al vaccino o problemi di interazioni tra i farmaci. La risposta è quella che viene data pressoché a tutti: nessun problema. Alessandra si sottopone alla prima dose il 19 maggio: accusa tosse, mal di gola, raffreddore, mal di testa, ma nulla di preoccupante. Il 30 giugno la seconda dose e dal 2 luglio la sua vita cambia: «Stessi sintomi influenzali che avevo avuto dopo la prima dose, ma con un po’ di asma e affanno, che andavano e venivano. Non gli ho dato troppo peso. Poi ho iniziato a respirare malissimo. Ho preso del Bentelan e la situazione è migliorata». Per poco. Il medico di base ha consigliato degli accertamenti più approfonditi: i parametri delle Alfa-2-globuline e del D-dimero risultavano alterati. Qualche problema anche a livello polmonare, per cui le viene prescritto del cortisone e del “puff”. E poi la riattivazione del virus della mononucleosi, che Alessandra aveva contratto diversi anni prima. «Per me il problema più invalidante è il mal di testa, con uno stato confusionale e giramenti di testa. Non riesco più a fare una semplice passeggiata». E il continuo affanno che l’accompagna anche quando, durante l’intervista, per andare a rivedere alcuni esami, ha dovuto fare qualche scalino. Oppure quando deve portare la mascherina per entrare in un negozio: «Non riesco a stare più di 15 minuti con la mascherina».

Alessandra dovrà fare anche altri esami, «perché fino ad ora non siamo venuti a capo di nulla». E a spaventare, il nuovo recente sintomo di bruciore, soprattutto alla testa. «Trovo tante incongruenze. Quando avevo chiesto se potessero esserci problemi con la mia malattia e i farmaci che prendo, mi era stato detto di no. Poi invece sono andata a leggere alcune informazioni sul sito dell’Aifa relative al vaccino Pfizer e ho trovato scritto che non sono stati effettuati studi di interazione. Ma allora significa che non si ha affatto idea di cosa possa provocare il vaccino se somministrato con altri farmaci. E poi ho trovato un’altra incongruenza: sui soggetti immunodepressi, non sono state valutate l’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino». Alessandra aveva chiamato apposta il reumatologo per avere rassicurazioni al riguardo. La risposta era stata sempre quella: «“Non c’è nessun problema”. Poi quando sono andata a farmi vaccinare, ho informato il medico di tutto e nessuno mi ha detto nulla». Così funziona il consenso informato.

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