GRILLO & CO.

Casaleggio e l'anti-papismo dei grillini

«Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco». La tronfia affermazione di Casaleggio nel libro "Il Grillo canta sempre al tramonto" è stata smentita. Ma l'astio verso la Chiesa non si raffredda.

Politics 20_03_2013
Casaleggio

«Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco». La tronfia affermazione è contenuta a pagina 72 del libro Il Grillo canta sempre al tramonto, libro-dialogo tra il comico genovese, Dario Fo e il guru Casaleggio. Brutta settimana per l’infallibilità del genio futurologico di Casaleggio, l’uomo con la sfera di cristallo che scruta l’avvenire umano predicendo catastrofi e venturi Shangri-La ciber-democratici, e al contempo guida de facto il Movimento 5 stelle. Questa perla, smentita simpaticamente dall’elezione di Bergoglio al Soglio petrino, serve alla solita bisogna, tenere alta la rabbia dei grillini ed accusare tutte le istituzioni di avidità e spreco.

Casaleggio vuol rifilare (e con i suoi ci riesce, perché totalmente privi di filtri) la solita storia della Chiesa maneggiona lontana dalla gente, dedita ai loschi commerci economici piuttosto che alla cura delle anime. La Chiesa vera, ci dice questa teoria, non è quella dei Papi che ben pasciuti regnano da San Pietro tramite oscure trame di finanza internazionale (basta pronunciare l’acronimo IOR, e tutti si eccitano a dovere, e questo grazie anche allo scandalismo dei giornali di De Benedetti), la vera Chiesa è quella - essenziale, ecologica ed anti-spreco - di Francesco d’Assisi, di Gesù, cioè di Beppe Grillo: per quanto possa sembrare allucinante, il Casaleggio è già arrivato a paragonare con sicumera il barbuto genovese a Nostro Signore. «È come Gesù Cristo e gli Apostoli» dice il Gianroberto in una blasfema intervista sul giornale britannico Guardian dello scorso gennaio, «anche il suo messaggio si trasformò in un virus». Capiamo che nella mente di Casaleggio Gesù Cristo era un esperto di web-marketing, quindi un suo lontano predecessore.

 

La questione del virulento anti-cattolicesimo del grillismo è fuor di dubbio: prendete per esempio il neo-onorevole Paolo Bernini, il venticinquenne un po’ ingenuo (per non usare altri termini) che, dalla sua cameretta addobbata con i poster di Bart Simpson con il sedere di fuori, ha dichiarato a Ballarò che la sua cultura politica viene da Zeitgeist (parola che il ragazzo non era sicuro di pronunciare bene), documentario cospirazionista autoprodotto che spopola su YouTube. Proprio sul popolare sito di video, il fanciullo-deputato si lascia andare in beceri attacchi alla Chiesa Cattolica, e questo forse anche per la sua esibita identità “vegan” (=vegetariani fondamentalisti), che peraltro va per la maggiore nel movimento. Alla presentazione degli eletti all’Hotel Universo, evento che ha fatto qualche commentatore ad un talent-show di dilettanti allo sbaraglio più che a un meeting politico, il Bernini nei pochi secondi a disposizione per raccontarsi ha aggiunto “sono dis-iscritto alla Chiesa Cattolica”, raccogliendo un’ovazione più calda della media.

Il disprezzo dell’M5S per la Chiesa Cattolica è testimoniato anche dalle statistiche, come scrivono i sociologi Roberto Biorcio e Paolo Natale nel loro saggio Politica a 5 stelle: statisticamente il grillino è «particolarmente lontano dalla Chiesa» poiché «solo il 15% è cattolico assiduo, circa la metà del dato nazionale».

Se la base è antipapista, non è da meno la direzione, se così la si può chiamare. Nel giugno scorso, ad Alghero, Beppe Grillo si permise di schernire Don Tonino Manca, un parroco che gli chiedeva di abbassare il volume del suo comizio (pardon, spettacolo) in quanto disturbava il rosario che si stava tenendo in Chiesa. Il comizio era peraltro tenuto sulla proprietà della parrocchia: Grillo si è quindi sentito anche di dare a Don Tonino, che lavora al recupero dei tossicodipendenti, dello spacciatore.

Come si può immaginare, l’anticattolicesimo più veemente, lucido, ideologico, viene da Gianroberto Casaleggio, il guru indiscusso, il grande puparo di cui tutti i membri del movimento - compreso soprattutto Grillo che quando lo deve difendere mente e incespica in excusatio non petita - sono mere marionette.

L’idea della intrinseca malvagità della Chiesa è ripetuta ancora nell’ormai famoso video Gaia, che di fatto oggi è la via principale per conoscere il Casaleggio-pensiero. «All’inizio del XXI secolo il fato del mondo è ancora in mano a gruppi massonici, finanziari e religiosi» dice la voce off, mentre sullo schermo compaiono squadra e compasso, simbolo del dollaro, e una bella croce cristiana. Indicare il cristianesimo cattolico come dominus occulto dell’economia mondiale corrisponde all’intenzione precisa di demonizzarlo, secondo la vulgata giornalistica che vuole lo Ior come fonte di ogni traffico tremendo: cosa di cui sono sicuramente convinti i grillini, onorevoli o meno, che vivono nella rabbiosa mentalità - di fatto gnostica - che vede il mondo governato da oscure potenze che solo la verità della Rete (cioè, del movimento di Casaleggio) può combattere. Insomma: i grillini sono cospirazionisti di default, in questo cavalcati perfettamente dai programmi psicologici di Casaleggio.

Ma c’è molto di più. Delle accuse che mosse Favia, l’ex grillino del fuori onda che accusava la direzione autocratica del partito, ce n’è una in particolare che colpisce: «Casaleggio è vendicativo».

In una personalità complessa ed intellettualmente narcisa come quella di Casaleggio, la cosa può portare a determinate conseguenze culturali e programmatiche. Nel video Gaia, quando si parla della III guerra mondiale, si dice che saranno distrutti i simboli dell’Occidente, e cioè San Pietro, Notre Dame, e la Sagrada Famiglia. Cioè, tra i tanti simboli che poteva trovare (potevano esserei soliti dei film catastrofisti: il Big Ben, la Tour Eiffel, la statua della Libertà, il Cremlino) Casaleggio sceglie invece tre cattedrali cattoliche. Che il guru covi un febbrile, apocalittico desiderio di vendetta nei confronti della Chiesa Cattolica?