MEDICI CONTRO AIFA

Svolta al Tar: bocciate le linee guida del Ministero

Vittoria dei medici contro Ministero della Salute e Aifa sulle linee guida per la cura del Covid a domicilio: il Tar del Lazio ha dato ragione ai medici e ha sospeso il protocollo di cura dell'Agenzia del farmaco e adottato da Speranza nella parte relativa alla vigile attesa. Esultano i medici: «Non c'è spazio per l'attesa e il solo paracetamolo. Il Covid è ormai endemico, bisogna curarlo per non intasare gli ospedali».
- IL DOSSIER COVID AT HOME

Attualità 05_03_2021

Arriva dal Tar una bocciatura ai protocolli di cura domiciliari basati sulla vigile attesa e sull’uso del solo paracetamolo. La notizia è destinata a cambiare finalmente l’approccio verso le cure domiciliari che in questo anno pandemico si sono dimostrate dannose. L’ordinanza del Tar del Lazio ha sancito che i medici non sono tenuti a osservare le linee guida dell’Aifa che prescrivono in via precoce la vigile attesa e il paracetamolo.

Viene così accolto il ricorso presentato da alcuni medici (Fabrizio Salvucci, Giuseppe Giorgio Stramezzi, Riccardo Szumsky e Luca Poretti, rappresentati e difesi dagli avvocati Erich Grimaldi e Valentina Piraino) che si sono opposti alla nota AIFA del 9 dicembre 2020 sui “principi di gestione dei casi covid19 nel setting domiciliare”.

L’oggetto del contendere era la parte in cui nei primi giorni di malattia da Sars-covid, la nota dell’Agenzia Italiana del farmaco prevedeva unicamente la “vigilante attesa” e la somministrazione di fans e paracetamolo, ma anche la parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci.

L’ordinanza del Tar rimette al centro, dunque, la necessità di una cura più puntuale del covid e sospende «l’efficacia del provvedimento impugnato» fissando per la trattazione di merito del ricorso l'udienza pubblica del 20 luglio prossimo.

Significa che Aifa, ora dovrà rivedere le linee guida con un occhio particolare alla cura del covid in fase precoce e con i farmaci adeguati. Ma l’ordinanza parla anche al Ministero della salute che il 30 novembre aveva redatto le linee guida contestate e mette una seria ipoteca su quei protocolli, come quello dell’Ordine dei medici di Milano che erano costruiti sullo stessa schema terapeutico giudicato insufficiente.

Esultano i medici che hanno puntato sulla necessità della cure precoci covid per evitare quell’abbandono terapeutico che ha provocato innumerevoli ricoveri ospedalieri andando a intasare le strutture di terapia intensiva.

Come il dottor Alessandro Capucci (in foto) che alla Bussola commenta: «La sentenza di oggi pone un punto fermo sull’inopportunità della terapia attuale e sancisce la necessità di affrontare il malato di covid con una terapia domiciliare appropriata. Ebbene: in questa terapia non c’è spazio per l’attesa e per il solo paracetamolo, bensì per almeno quattro o cinque sostanze che, se utilizzate in tempi diversi e ravvicinati, possono far sì che il paziente non venga ricoverato».

Capucci è stato uno dei primi medici a contestare le linee guida del governo (vedi qui un’intervista proprio sulla Bussola dell’autunno scorso) e ha ricordato che «noi ci battiamo da mesi e malgrado le istituzioni siano state sorde, abbiamo continuato manifestare l’insufficienza di questa non terapia. I risultati di una buona terapia domiciliare invece sono davanti a tutti e i medici favorevoli sono in crescita».

Capucci ha poi ricordato che le terapie precoci hanno «ridottissime percentuali di ospedalizzazioni, attualmente sono sotto il 5% degli ammalati mentre la mortalità si conta sulla punta delle dita».

Avanti dunque ora con l’appello al Ministero della Salute a rivedere le linee guida: «La cosa principale che nessuno dice è che ormai a distanza di un anno dall’inizio di questa patologia che è il covid 19, non si voglia capire o ammettere che esso è ormai endemico, cioè è diffuso ed è inutile andarlo a ricercare giornalmente con i tamponi: bisogna accettare che il covid c’è e trattare coloro che sono ammalati in maniera appropriata senza far perdere loro del tempo prezioso che potrebbe rivelarsi tragico». Ma anche secondo Capucci si sta puntando troppo anche sulla vaccinazione: «Questo non vuol dire non accettare i vaccini, anzi, ma per poter arrivare a risultati soddisfacenti con le campagne di vaccinazione ci vuole tempo, nel mentre bisogna curare e curare al meglio per non intasare gli ospedali».