St. John the Evangelist by Ermes Dovico
UN ARTICOLO A SENSO UNICO

Shalom, ad Avvenire non interessa la verità ma il Potere

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Avvenire si unisce allo scempio contro Shalom con un articolo a senso unico, impreciso e tendenzioso e che non tiene conto delle tante evidenze emerse dalla macchinazione di FanPage e Piazza Pulita. Minimizzata la smentita puntuale di suor Rosalina ad ogni accusa e nascoste le decine di testimonianze fornite da ex ospiti e genitori. Così il quotidiano dei vescovi si pone come l'"utile idiota" a cui non sta a cuore la verità, ma solo fare bella figura col potere.

- IL DOSSIER. SHALOM, VERITÀ CONTRO MENZOGNA

Editoriali 24_04_2023

C’è una vocazione tutta speciale di alcuni cattolici a svolgere il ruolo di “utili idioti” del Potere quando attacca le realtà cristiane. E quindi nel caso Shalom era quasi scontato che al Potere arrivasse anche l’aiuto di Avvenire, il quotidiano la cui proprietà è dei vescovi italiani (CEI). Come si ricorderà la Comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio è da due settimane bersaglio degli attacchi di FanPage.it e Piazza Pulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli. L’accusa riguarda presunte violenze e maltrattamenti nonché l'abuso di psicofarmaci che avverrebbero nella Comunità fondata 38 anni fa e diretta da suor Rosalina Ravasio.

Con un lungo articolo di Viviana Daloiso, Avvenire ovviamente dà credito alle accuse di Fanpage relegando la replica di suor Rosalina - che come la Bussola ha documentato è precisa e risponde punto su punto - a una reazione naturale e ovvia in queste circostanze ma senza darle troppa importanza. Del resto il titolo dell’articolo è già tutto un programma: “Il caso Shalom: i video, le accuse e perché le comunità ora vanno guardate”. E nell’articolo suor Rosalina è una figura «controversa» e controverso «il fatto che nella comunità entrino ospiti con età diverse e con le problematiche più disparate», che già induce a considerarla una poco di buono. Poi «i fatti documentati»; e qui la Daloiso vede dimostrati tutti i capi d’accusa proposti da Fanpage e che portano anche lei a ritenere che «Shalom assomiglia a un lager».

In realtà dalle immagini rubate dalla giornalista di Fanpage l’estate scorsa quando si è infiltrata nella Comunità proponendosi come volontaria, non si vede proprio un bel nulla a parte due suore e una animatrice che usano espressioni - certo non da collegio di educande - nei confronti delle ragazze, però fuori contesto: chissà se mettessimo una telecamera a casa della signora Daloiso e ne estraessimo poi i fotogrammi in cui come ogni persona normale si altera e li mettessimo insieme in 30 secondi di filmato da mandare ripetutamente in tv, come ne uscirebbe la sua immagine. E se usassimo lo stesso metodo nella redazione di Avvenire cosa verrebbe fuori?

Per il resto sono tutte interpretazioni della giornalista di Fanpage, peraltro tutte smentite da suor Rosalina punto su punto, compresa la famosa “punizione della carriola” che punizione non è, come ha confermato un ex ospite alla conferenza stampa convocata alla Comunità Shalom martedì scorso (non mercoledì Daloiso, almeno controlli le informazioni): nessuno gira con la carriola otto-nove ore sotto il sole estivo - come affermato da Fanpage - ma è un modo per aiutare alcuni ospiti con problemi psichiatrici a stancarsi così da poter dormire senza assumere psicofarmaci. Per dimostrare le presunte violenze e pestaggi Fanpage è dovuta ricorrere a un vecchio video del 2013 che è parte di un precedente processo alla Shalom da cui sono stati tutti assolti: in realtà non si tratta neanche di un pestaggio, ma di una lite tra ospiti, che poi proprio per questo sono stati allontanati dalla comunità.

E nella seconda puntata che Piazza Pulita ha dedicato alla comunità, sono stati mostrati due video - che durano pochi secondi ma vengono ripetuti ossessivamente dando l’idea di essere molto lunghi - di violenze che sarebbero state perpetrate da “vecchi” della comunità nei confronti di due ospiti con problemi psichiatrici, di cui un ragazzo di colore. Video che però a una prima indagine interna appaiono “costruiti”, tanto che i protagonisti - riconosciuti e oggi non più in comunità - sono già stati denunciati. Ma ovviamente di tutto questo la Daloiso non tiene conto, così come delle testimonianze delle famiglie e degli ex ospiti che raccontano tutta un’altra storia: storie di accoglienza, di serenità e di recupero dei ragazzi, di centinaia e centinaia di ragazzi rinati e oggi felicemente reinseriti nella società, con un lavoro e una famiglia.

Ma ad Avvenire - come a Fanpage e Formigli - evidentemente la verità non interessa, così la signora Daloiso non si è presa nemmeno la briga di dare un’occhiata alla pagina Facebook della Comunità Shalom, dove avrebbe visto la documentazione di questi “reclusi in un lager” che fanno delle gite in giro per l’Italia e l’Europa nonché in Terrasanta, o che ospitano iniziative in comunità con spettacoli di cui anche gli stessi ragazzi sono protagonisti.

No, ad Avvenire quello che interessa - lo si capisce bene sia dal titolo che dal finale dell’articolo - è fare bella figura con il Potere che ha decretato una sentenza di morte per la Comunità Shalom. Obiettivo: salvare l’esperienza di altre comunità terapeutiche federate, il cui presidente Luciano Squillaci si è infatti unito alla condanna di Shalom ammettendo peraltro di non conoscerla, dicendo sostanzialmente «ma noi siamo diversi e bravi».

Con tanti saluti per la correttezza professionale e per la verifica delle notizie, tanto più doverosa essendo noto che Fanpage e Formigli sono già una garanzia di informazione manipolata e tendenziosa. E soprattutto calpestando il dolore, la sofferenza, la fatica di centinaia di famiglie e ragazzi che hanno trovato o stanno trovando nella Comunità Shalom la possibilità di rinascita, grazie anche al lavoro e alla generosità di centinaia di volontari e benefattori che sostengono tutte le attività di Shalom, inclusi tanti sacerdoti della diocesi di Brescia e non solo. Che sia proprio il giornale dei vescovi a essere complice di questo scempio è squalificante per la testata stessa e per il giornalismo.

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