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Piazza Pulita lo dimostra: Comunità Shalom dà fastidio

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Nella seconda puntata dedicata alla Comunità Shalom, il programma condotto da Corrado Formigli ha presentato un filmato con le violenze contro due ragazzi della Comunità Shalom, provocando una telefonata in diretta di suor Rosalina scioccata e addolorata per prima da quanto visto. Ma poi emerge la realtà di un filmato realizzato apposta per colpire la Comunità. Chi sta conducendo questo gioco?
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Cronaca 21_04_2023
Un momento dell'incontro a Shalom di Formigli con suor Rosalina

Dopo la bufera provocata dalle gravi quanto assurde accuse di maltrattamenti e abusi di psicofarmaci lanciate da FanPage e dalla trasmissione Piazza Pulita (La7), ieri alla Comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio è stato il giorno della solidarietà: era il compleanno di suor Rosalina Ravasio e lo spazio davanti al suo ufficio era tutto in fiore: rose e orchidee a volontà mandate o portate dai tanti amici della comunità, volontari, benefattori, ex ospiti. Tante anche le visite: noi incontriamo diversi sacerdoti e due vecchie amiche di suor Rosalina che hanno cominciato a fare le volontarie qui dal 1986, proprio agli albori della comunità. E tutto il giorno è stato un susseguirsi di telefonate, gli auguri di buon compleanno insieme all’incoraggiamento per resistere alla nuova ondata di fango che si sta abbattendo su suor Rosalina e su Shalom.

Ma nell’aria aleggiava anche l’attesa per quello che sarebbe potuto accadere nella puntata di ieri sera di Piazza Pulita, che il conduttore Corrado Formigli aveva lasciato intendere piena di nuovi scoop che avrebbero inchiodato la suora. In realtà alla Comunità Shalom per quanto si spremessero le meningi non riuscivano a pensare a nulla di clamoroso, a parte un filmato già conosciuto a cui si voleva dare una lettura distorta, come poi è puntualmente avvenuto.

In effetti la puntata si è svolta secondo il copione da noi previsto, e che aveva indotto il sottoscritto a rifiutare l’invito in trasmissione: Formigli e compagnia ripropongono in chiave aggiornata e mediatica la logica dei Tribunali del Popolo che abbiamo visto all’opera negli anni di piombo, con una élite che si autoproclama rappresentante del popolo e si sente in diritto di giudicare ed emettere sentenze inappellabili. Quindi, prima puntata, si massacra; alla seconda (ed eventuali altre) si apre il dibattito e si dà voce anche alla difesa, persa però in un mare di interventi contrari o indotti a esserlo. Nel frattempo si portano altre prove a sfavore. La sentenza è già scontata.
Come negli illustri precedenti storici, le prove dell’accusa sono false o manipolate, come già abbiamo avuto modo di verificare nei giorni scorsi.

Ieri sera, unico personaggio a difesa di suor Rosalina all’inizio della trasmissione era Mario Adinolfi, che ha svolto efficacemente la sua parte, ma pochissimi minuti concessi in mezzo a una pletora di interventi: Mario Calabresi, di cui si è capita solo l’avversione chiara per qualsiasi esperienza collegata alla fede cattolica (e pensare che ha un padre già proclamato servo di Dio dalla Chiesa); il solito discutibile psichiatra Leonardo Mendolicchio; l’altrettanto solito direttore di FanPage Francesco Cancellato; e altri tre rappresentanti a diverso titolo di comunità terapeutiche che, pur premettendo di non conoscere la comunità Shalom hanno poi provveduto a sparare giudizi temerari (per costoro, si sa, l’ideologia è superiore alla realtà).

Le due testimonianze che hanno fornito un’immagine positiva della Comunità totalmente diversa da quella dipinta nei servizi precedenti – l’ex ospite Luca Fucci e la signora Sonia Zanandrea, madre di un minorenne attualmente in Comunità – sono state introdotte in studio ben oltre la mezzanotte. E subito si sono dovuti beccare il piatto forte della serata, le immagini choc di due violenze filmate nella comunità: una punizione imposta a un ragazzo nero, costretto a fare flessioni mentre gli veniva rovesciata acqua in testa da una bottiglietta, e un altro ragazzo costretto a subire un atto mimato di sodomia. Scene davvero brutte, tanto ingiustificabili quanto incomprensibili per chi conosce la Comunità Shalom, messe in scaletta in quell’ordine  proprio per annullare e mettere in difficoltà gli ospiti pro-Shalom.

Un teatrino molto ben costruito, ma ci ha pensato ancora una volta suor Rosalina a scompigliare tutto, telefonando in diretta. La prima a essere scandalizzata per le scene viste era proprio lei; chiunque non abbia pregiudizi può aver sentito nella sua voce il disgusto, il dolore, l’amarezza per quello che aveva visto, di cui non si capacitava anche se aveva immediatamente identificato i responsabili e si stava già attivando per prendere le misure adeguate.

In effetti, per chi conosce le consuetudini della comunità c’era qualcosa di strano in questi filmati, in cui due presunti “vecchi” a cui la suora avrebbe affidato importanti responsabilità si rendevano protagonisti di violenze nei confronti di due ospiti con problemi psichiatrici. Due cose su tutte: l’uso dei telefonini che, di regola, neanche i “vecchi” hanno; e il fatto che le “vittime” non abbiano detto nulla, quando è proprio il metodo della comunità quello di dire sempre tutto, di far emergere sempre la verità, tanto più in casi come questo ben sapendo che a nessun responsabile è permesso di mettere le mani addosso a chiunque altro.

E quello che a prima vista era solo un sospetto, più tardi è diventato una certezza: al telefono suor Rosalina spiega alla Bussola che i responsabili erano ragazzi a fine percorso che uscivano per andare a lavorare fuori e tornavano nel fine settimana, il che spiega i telefonini; mentre le due “vittime” sono tuttora ospiti della Comunità e hanno riferito di non avere detto nulla perché gli è stato presentato come uno scherzo, cioè erano convinti di partecipare a uno scherzo, per quanto di cattivo gusto fosse.

A questo punto c’è da chiedersi chi sta conducendo questo gioco, e per quali motivi. È impensabile che a persone a fine percorso, che si stanno reinserendo nella società, di punto in bianco salti in mente di fare video del genere per poi darli a giornalisti che hanno in mente solo di distruggere la Comunità. Così come sono fortemente sospette testimonianze di ex ospiti che denunciano atti di violenza con le stesse identiche parole e frasi sentite nel servizio precedente. Sarà da vedere come se la caveranno davanti a un giudice, visto che suor Rosalina ha già annunciato querele per tutti i diffamatori.

C’è indubbiamente un accanimento da parte di FanPage e Formigli, che non ha niente a che vedere con la voglia di verità, è evidente che c’è una tesi precostituita. C’è solo una voglia di distruggere quella realtà, in un modo o nell’altro. Formigli e Mendolicchio martedì scorso hanno avuto modo di visitare la comunità e parlare con famiglie e con ospiti, hanno potuto vedere che la realtà è ben diversa da quella presentata dal servizio di FanPage: chi è sottoposto a tortura non può essere sereno e accogliente. Hanno visto che la Comunità non è «chiusa e asfittica», come ha detto ieri sera un indecente Mario Calabresi; mentre erano lì è arrivata anche una scolaresca per fare una giornata comunitaria e un incontro con i ragazzi della Shalom. Fatto che mal si concilia con la presunta segregazione.

Eppure continuano nell’opera di demolizione. Sicuramente ci sono diversi motivi – anche molto materiali - che possono ispirare l’odio verso la Comunità Shalom e suor Rosalina, ma una cosa è comunque apparsa chiara dagli interventi di ieri sera: per questo mondo è incomprensibile e intollerabile una esperienza terapeutica che tenga conto della dimensione spirituale della persona, che punti all’anima per guarire anche il corpo. Anche questo è parte di quel processo indirizzato a far sparire Dio dall’orizzonte dell’uomo che – diceva Benedetto XVI – porta l’umanità a distruggere se stessa.