George Weigel, evangelizzare l'Europa
George Weigel, professore di teologia statunitense e biografo di Giovanni Paolo II, in questa intervista, parla della necessità di evangelizzare l'Europa nuovamente. Perché la fede, nel Vecchio Continente, è stata completamente dimenticata.
George Weigel, già docente di teologia, Distinguished senior fellow del prestigioso Ethics and Public Policy Center di Washigton, autorevole giornalista e scrittore cattolico, insignito di numerosi Dottorati Honoris Causa, è considerato il più importante biografo del Beato Papa Giovanni Paolo II. Dando seguito a una promessa fatta al Pontefice stesso solo quattro mesi prima della sua morte, ha di recente pubblicato il libro The End and the Beginning: Pope John Paul II - The Victory of Freedom, the Last Years, the Legacy.
Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione della storica canonizzazione congiunta dei due più amati Papi del Ventesimo Secolo e gli abbiamo chiesto di parlarci della crisi di fede e politica europea.
Professor Weigel, che fine ha fatto il desiderio di Papa Giovanni Paolo II della riscoperta delle radici cristiane dell'Europa, soprattutto di fronte alla crisi ucraina che riapre scenari di conflitto che ricordano la Guerra Fredda?
Il fatto che oggi l'Europa sia sempre più chiusa su se stessa, incapace di prendere importanti e serie decisioni dal punto di vista politico, è proprio indice del fatto che si è creato un enorme vuoto spirituale e morale, quello di cui parlava con lungimiranza il Beato Papa Giovanni Paolo II. Questo ci dice anche dell'attuale incapacità europea di sostenere il popolo ucraino che desidera essere libero e vivere in una società aperta e giusta. Il movimento del Maidan avrebbe dovuto, infatti, dare una profonda ispirazione a tutta l'Europa a recuperare i suoi valori costituivi, quelli cristiani, ma questo finora purtroppo non è successo.
Quale può essere il ruolo della Chiesa Cattolica oggi, adesso in Europa?
Prima di tutto deve predicare il Vangelo. Questo é il suo compito. Dobbiamo infatti smetterla di dire che bisogna "ricristianizzare" l'Europa, perché va invece "cristianizzata": infatti l'Europa ha completamente dimenticato la fede. Ciò significa quindi che la Chiesa deve assumere un vigoroso atteggiamento missionario e deve assolutamente cominciare a farlo là dove si trova il suo centro: cioè in Europa. Però la Chiesa, proprio come diceva Giovanni Paolo II, deve proporre qualcosa di nuovo. Papa Wojtyla ha infatti letteralmente chiamato e spinto la Chiesa ad abbandonare le "acque basse" e la superficialità rappresentate dalla semplice conservazione del cattolicesimo istituzionale, a favore della ricerca della profondità data dalla nuova evangelizzazione. E ciò deve accadere in primo luogo e prioritariamente in Europa.
Quale può essere il ruolo della Chiesa statunitense anche verso l'Europa?
Sicuramente la Chiesa cattolica americana ha molti problemi, ma può assumere un ruolo estremamente importante perché é nella forma migliore fra tutti paesi occidentali. Sta vivendo un momento di grande vitalità evangelica: ci sono stati centinaia di migliaia di nuovi Battesimi nella Chiesa cattolica durante le recenti festività Pasquali e questa è una grande notizia.
Quindi la Chiesa in America ha imboccato la strada della nuova evangelizzazione e può essere di esempio per la Chiesa in Europa, in Occidente e in tutto il mondo su come si deve muovere la Chiesa nel mondo moderno.