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Esercitazione su Saba

L’esaltazione della donna come moglie e madre nei versi del poeta triestino.

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Culture 03_05_2020

Le seguenti analisi non sono concepite per la preparazione della prima prova scritta, che con certezza non sarà svolta quest’anno, ma in vista della prova orale come possibilità di esercitazione su di un testo e di approfondimento della poetica dell’autore proposto.

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Saba è uno dei pochi poeti che scrive della moglie. Prima di lui pochi altri scrittori scrissero in versi o in prosa della consorte o misero a tema il rapporto coniugale.

La poesia d’amore italiana e occidentale (quella letteraria, d’arte) raramente ha cantato l’amore di un uomo per la propria moglie. Ha preferito, in genere, raccontare o descrivere l’amore lontano, irraggiungibile, impossibile, o tormentato, ostacolato, reso difficile da mille impacci. Ha cantato l’amore per una donna che è già di altri, trascurando di soffermarsi su quell’amore quotidiano che permette di vedere tutti i limiti dell’altro, ma anche di abbracciarli con una tenerezza rispettosa e compassionevole.

La tradizione poetica illustre occidentale rifugge, in genere, dal realismo nella descrizione dell’amore e si fonda sulla poetica del vago, dell’indefinito e della rimembranza (secondo la definizione di Leopardi). La rappresentazione realistica, pur tanto presente nella linea poetica e novellistica più popolare o in monumenti della nostra letteratura come il Decameron o la Divina Commedia, raramente viene presa come modello da imitare nella tradizione illustre.

Chrétien de Troyes (1135-1190), uno degli scrittori più importanti del Medioevo, forse il più significativo prima dell’avvento di Dante, scelse come protagonista di un poema cavalleresco una coppia di sposi, Erec e Enide, nell’omonima opera. La vicenda si conclude con Erec che scopre che può essere cavaliere e, nel contempo, amare la moglie tanto da dirle: «Vi amo più di prima e sono certo e sicuro che il vostro è perfetto amore […]. E se avete pronunciato una parola d’offesa, vi perdono e vi affranco del tutto, della parola e dell’ingiuria».

Nel Novecento, anche Eugenio Montale dedicò versi alla moglie, Drusilla Tanzi. La poesia Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale (appartenente a Satura) è un monumento dell’amore concepito come compagnia nella vita, in cui la discesa degli scalini è una vera e propria catabasi, un procedere insieme verso la soglia che permette l’accesso all'altra vita. Il componimento Avevamo studiato per l’aldilà è un affettuoso ricordo della moglie nel desiderio di perpetuare l’unione e la compagnia concreta di questa vita. In Non ho mai capito se io fossi Montale, lungi dall’idealizzare la moglie con un’ironia affettuosa, guarda la miopia della donna sottolineando il paradosso che lei, sebbene dalla vista tanto offuscata, fosse la sola che vedesse bene nel cuore delle persone.

Nella poesia A mia moglie Saba, esaltando le virtù semplici della consorte, la paragona a «tutte/le femmine di tutti/i sereni animali/che avvicinano a Dio» e a «nessun’altra donna». Non vi è alcun intento parodistico, Saba stima e ama la moglie. L’incedere di Carolina è come quello di una «pollastra», «pettoruta e superba», la sua lamentela assomiglia a quella delle galline la sera nel pollaio. Il poeta la ama non solo come moglie, ma anche perché madre della figlia Linuccia. La nascita di un figlio (o di una figlia) cementa ancor di più il rapporto sentimentale di due persone che si amano.

Di solito la poesia ha descritto la donna come ideale irraggiungibile e lontano, oggetto di desiderio. Nei versi di Saba la concretezza è tale che la moglie è addirittura presentata come colei che ha partorito la figlia, quindi donna madre. Carolina è come una «lunga cagna», sdraiata dinanzi al padrone, simbolo di fedeltà, gelosa, pronta a combattere pur di difendere il focolare domestico.

I paragoni instaurati con le femmine degli altri animali che sono in terra sono questi e tanti altri, rintracciabili chiaramente nelle similitudini della poesia che è offerta all’attenzione per l’analisi.


PRIMA PROVA SCRITTA
ESEMPIO DI TIPOLOGIA A. ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO

A mia moglie, dal Canzoniere di Saba

Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
metton voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali,
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.

Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lasci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la sua carne.
Se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t’offro quando sei triste.

Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.

Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?

Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un’altra primavera.

Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono dalla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna. 

Rispondi alle domande

Comprensione e analisi

1. Spiega i nuclei concettuali fondamentali della poesia.

2. Presenta la forma metrica del componimento. Spiega la scelta di Saba anche in relazione alle tendenze di poetica tipiche del primo Novecento.

3. Riconosci gli enjambements e le similitudini presenti nella poesia. Spiegane poi la funzione. Quali sono le ragioni di una presenza così cospicua nel componimento?

4. Conduci un’analisi sul lessico adottato da Saba. Secondo te è aulico e letterario, colloquiale e basso, oppure ancora costituito da un pastiche linguistico? Motiva adducendo opportuni riferimenti al testo. Cerca di spiegare le ragioni delle scelte lessicali e poetiche del poeta.

Interpretazione

Offri una tua interpretazione complessiva della poesia, confrontandola anche con altri testi in cui Saba presenta la moglie. Approfondisci, poi, la figura della donna nella poesia del Novecento. Conosci altri autori, italiani o stranieri, che dedicano componimenti alla moglie? Confronta i loro versi con quelli di Saba.

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