2010 - MUSICA
Dai Chieftains a Elisa, canzoni scomode
Occorre aguzzare le orecchie, ma un po’ di buona musica e un po’ di storie da ascoltare si trovano ancora.
Culture
30_12_2010
Non so se siano i migliori cd usciti in quest’anno che sta per finire. Fare bilanci di questo tipo è sempre difficile. Sono dei lavori che mi hanno interessato, mi hanno suscitato una piccola scossa, hanno talvolta descritto una posizione umana, seria davanti al proprio lavoro, desiderosa di raccontare ancora qualcosa, allo scadere del primo decennio del nuovo millennio che tutto sommato tanto nuovo non è stato.
Bando alle ciance: cominciamo da San Patricio, disco degli Irlandesi Chieftains con Ry Cooder e una serie di musicisti tradizionali messicani, racconto della storia di un battaglione di Irlandesi arrivati in Messico per combattere al fianco dell’esercito degli Stati Uniti e ritrovatisi per loro scelta disertori e al fianco dei Messicani, con cui avevano più affinità umane e religiose. Una storia sepolta insieme ad altre storie scomode in qualche anfratto inesplorato, tirata fuori in un caleidoscopio di suoni e di stili.
Di palo in frasca: ho apprezzato il lavoro retrospettivo di Cesare Cremonini, 1999-2010 The Greatest Hits, perché in effetti è di hits che si tratta, un decennio di successi e un artista di razza, songwriter dalla penna facile e dal motivo orecchiabile, ma non per questo da disprezzare, anzi.
Sempre aderenti al loro stile, ma con un lavoro di forte impatto (con all’interno due perle acustiche di rara bellezza) i Pearl Jam con il loro Backspacer. Rock di quello che si faceva una volta, solido, massiccio, senza sbavature e con la miglior voce in circolazione, senza dubbio. E una attenzione non comune a temi profondi, il destino, la morte, l’amore, certo comuni a tutti gli uomini e a tutte le arti, ma non così battuti, ultimamente, dalla musica leggera.
E poi via, in ordine sparso: molto gradevole il cd omonimo (per la verità uscito negli States ad ottobre 2009, ma pubblicato in Italia solo nell’aprile di quest’anno) di Harper Simon (il cognome vi dice qualcosa? Avete ragione, è il figlio di Paul), una manciata di folk songs legate alla tradizione americana. Tom Jones (sì quello di Sex Bomb) ha invece fatto uscire un disco gospel, ricuperando le canzoni che cantava da bambino ed interpretandole con la sua solita grinta (Praise and Blame).
E poi due produzioni per voce e orchestra, entrambe inglesi, ma diversissime per carattere e stile: quella di Peter Gabriel all’inizio dell’anno (Scratch my back) e quella di Sting dopo l’estate (Symphonicities). Un sano, sanguigno ritorno al rhythm and blues con Wake up di John Legend e 100 miles from Memphis di Sheryl Crow.
E per finire con l’Italia, bello il CD di Malika Ayane, Grovigli, e il colpo di coda a fine anno di Ivy di Elisa, progetto comprendente CD e DVD con alcuni originali, alcuni successi della cantautrice e alcune cover davvero di grande livello. Occorre aguzzare le orecchie, ma un po’ di buona musica e un po’ di storie da ascoltare si trovano ancora. Buon Anno!!