IL DOCUMENTO

Amoris Laetitia, un vademecum per fare chiarezza

Viene presentato oggi a Roma, alla Pontificia Università Lateranense, il volume "Amoris Laetitia - Accompagnare, discernere, integrare". Si tratta di un "Vademecum per una nuiova pastorale familiare", preparato da tre docenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e Famiglia: José Granados, Stephan Kampowski, Juan José Pérez-Soba.
- "FARE CHIAREZZA": IL NOSTRO CONVEGNO DEL 22 APRILE

Ecclesia 04_04_2017
Il vademecum per Amoris Laetitia

Oggi, 4 aprile, alle 17.30 viene presentato a Roma nell'Auditorium Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense, il volume "Amoris Laetitia - Accompagnare, discernere, integrare". Edito da Cantagalli (Euro 13,00), è concepito come un "Vademecum per una nuiova pastorale familiare", preparato da tre docenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia: José Granados, Stephan Kampowski, Juan José Pérez-Soba.
Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo il primo e il quinto paragrafo dell'Introduzione.

 

L’esortazione Amoris laetitia (AL) ha dato luogo ad interpretazioni diverse. Approfondire le sue affermazioni teologiche richiederà tempo e pazienza. Ciò che tuttavia non può attendere, giacché nessuno può astenersi dall’azione, sono le questioni pratiche che essa ha sollevato: quelle dei pastori che ascoltano le confessioni; quelle dei vescovi che indicano linee di azione pastorale ai loro sacerdoti; quelle delle famiglie attive nella pastorale familiare… È proprio a loro che intende rivolgersi questo vademecum: esso si propone di offrire delle linee di azione sicure in una materia così importante. In questa fattispecie, infatti, la posta in gioco riguarda proprio la capacità della Chiesa di annunciare il vangelo della famiglia, di offrire la sua luce agli uomini, di curare le loro ferite, di costruire i solidi pilastri sacramentali su cui poggia. C’è in gioco anche la vocazione delle famiglie all’amore vero e la responsabilità dei pastori, chiamati a condurre il gregge verso i pascoli buoni della vita che Gesù ci ha indicato. 

Rispondiamo dunque all’invito del Santo Padre: «La complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza». Il modo “onesto” di riflettere vuol dire, certamente, evitare i due estremi che il Papa evidenzia e che «vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL 2).

La “maggior chiarezza” che chiede Papa Francesco impone di cercare le ragioni per cui si sceglie di fare una cosa e non l’altra. I problemi delle famiglie e della pastorale familiare non si risolvono, certo, ricorrendo a nuove normative o ad eccezioni alle antiche regole. Tuttavia questo “no” richiede un “sì” più forte, che è proprio quello che ispira il presente vademecum: è il sì al vangelo della famiglia che ci comunica la luce di Dio e tocca il cuore degli uomini per accendere in loro la speranza.

Solo questa fedeltà al vangelo della famiglia è in grado di dare unità all’esortazione che, senza questa chiave di lettura, potrebbe sembrare incoerente o portare a contraddizioni interne tra ciò che dice, le fonti su cui si basa e le azioni che chiede di portare avanti. Noi siamo fermamente convinti della coerenza di questa conversione pastorale a cui siamo chiamati ed è proprio questo il punto di vista dal quale partiamo per leggere il documento. Se cerchiamo chiarezza, non è per una questione di ossessione dottrinale, generata dall’insicurezza o da una paura immatura dinanzi alle incertezze della vita concreta. Al contrario, si tratta della chiarezza necessaria per comprendere il cammino attraverso il quale matura la vita degli uomini; è la chiarezza dello sguardo misericordioso del Signore che si mette ad insegnare molte cose a coloro che erano stanchi e sfiniti come pecore che non hanno pastore (cfr. Mt 9,36; Mc 6,34).

CRITERI PER UNA LETTURA COERENTE DI AMORIS LAETITIA

Partiamo dalla necessità di leggere in maniera coerente la proposta di Papa Francesco. Una lettura isolata del capitolo ottavo, che interpreta il testo al di fuori dal suo contesto di riferimento, non aiuta in nessun modo la coerenza. Questo atteggiamento manifesta, invece, la mancanza di riflessione contro cui lo stesso Pontefice mette in guardia. Di conseguenza, possiamo indicare tre elementi di coerenza necessari per la lettura del documento.

a) La prima è la coerenza rispetto ad un itinerario sinodale nel quale il documento si inserisce e che lo contestualizza. I continui rimandi ai sinodi, che talvolta costituiscono interi numeri, indicano chiaramente che il Papa non ha voluto spingersi al di là di ciò che le assemblee sinodali hanno espresso. Francesco mostra così di essere profondamente convinto della natura sinodale della Chiesa. Non possiamo intendere questo cammino ecclesiale come se fosse una mera occasione per redigere un documento: quest’ultimo deve piuttosto essere letto come parte di un processo. Il riferimento ai padri sinodali nei punti 298-302 conferma questo principio di coerenza ecclesiale. Non ci troviamo dinanzi ad un Papa rivoluzionario che divide la Chiesa con intuizioni personali ma isolate; siamo piuttosto dinanzi ad un Papa che vuole vivere la comunione ecclesiale fino in fondo. Pertanto, i suoi interventi vanno intesi nell’ambito del suo ministero petrino di servizio alla comunione della Chiesa. 

b) La seconda coerenza è quella del documento in sé. Sarebbe assurdo interpretare un testo sulla famiglia, che colloca l’amore al centro, adottando una chiave di lettura basata su un discernimento soggettivo tipico dell’individualismo contemporaneo. Vero è, che in un testo così esteso e frutto di una riflessione precedente, lunga e non sempre facile, si possono osservare parti differenti. In particolare, si riconoscono tre stili redazionali. Il primo, come detto, si basa sui sinodi; il secondo riprende le catechesi sulla famiglia di Francesco e quelle di san Giovanni Paolo II sulla “Teologia del corpo”; nel terzo il Papa scrive senza note a piede di pagina, offrendo idee nuove. Sono proprio questi ultimi testi a fornire la chiave interpretativa dell’intero documento. È qui che si trovano in particolare il capitolo quarto e quinto, che rappresentano il riferimento principale da adottare per comprendere coerentemente il capitolo ottavo. 

c) L’ultima coerenza da adottare per leggere il testo ci viene dalla tradizione della Chiesa. Francesco stesso precisa che non c’è un cambiamento dottrinale né disciplinare, poiché non sempre le risposte vanno cercate in questa direzione (AL 3). Il terzo capitolo è interamente dedicato a raccogliere l’insegnamento sulla famiglia a partire dal Vaticano II. L’unità della dottrina e della disciplina rimane preservata e non la si può mettere in discussione partendo da una presunta “creatività pastorale” che tenda a negarla. Le citazioni nei passaggi principali sono tratte dalla Familiaris consortio, dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e, a sostegno dell’argomentazione, soprattutto dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Summa theologiae di San Tommaso d’Aquino. È difficile trovare una lista di riferimenti più “tradizionale” come quadro di comprensione di quella scelta da Papa Francesco. Vige il principio di continuità: quando, in Amoris laetitia, appare un testo ambiguo o discusso, l’unica interpretazione valida è quella che consiste nel leggerlo in continuità con il magistero precedente.

Non si può quindi giustificare in nessun modo la tentazione di cedere ad una ermeneutica come quella proposta dal cardinale Walter Kasper (o da altri teologi come Giovanni Cereti) di ritorno ad una presunta tradizione patristica che portasse ad una rottura con la tradizione precedente. Inoltre, non vi è alcuna allusione alla tradizione ortodossa di una oikonomía di tolleranza pastorale come proponevano Basilio Petrà o, prima ancora, Bernhard Häring. Questi sono percorsi di comprensione errati, che renderebbero incoerente la proposta del Papa.

(...)

UNA VISIONE PASTORALE

Il nostro interesse sta nell’aiutare ad ordinare le indicazioni di Amoris laetitia in un modello di azione pastorale plausibile. A questo riguardo, occorre ricordare l’indicazione che appare nell’Esortazione: qualsiasi processo di discernimento deve compiersi «secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo» (AL 300, che cita Relatio 2015, n. 85).

La semplicità di questa frase racchiude una grave responsabilità per il vescovo e per la realtà della pastorale diocesana. Di fatto, una simile modalità di azione ancora non si applica nelle nostre diocesi ed è necessario un tempo più o meno lungo di adattamento per poterlo fare. Il nostro auspicio è che queste pagine possano essere d’aiuto in tal senso.

Adottiamo come riferimento della nostra disamina una pastorale diocesana nella quale esista un legame fluido tra le strutture diocesane e le parrocchie, e in cui vi sia una presenza sufficiente di una pastorale familiare in entrambi i livelli. Con i dovuti adattamenti, questo approccio si può anche prendere in considerazione nella pastorale specifica dei movimenti ecclesiali e delle associazioni di famiglie.

Le proposte che seguono si concentrano prevalentemente sulle indicazioni presenti nel capitolo ottavo dell’esortazione, sempre rimanendo nel quadro di una pastorale familiare in cui la famiglia stessa è soggetto principale della sua missione nella Chiesa.

In seguito alla pubblicazione di Amoris Laetitia si sono susseguiti diversi interventi da parte di Papa Francesco, sia nella forma di lettere private a singoli vescovi o a gruppi di vescovi, sia in risposta alle domande dei giornalisti, a commento di diversi punti dell’esortazione. Per interpretare tutte queste affermazioni (che a volte sembrano indicare differenti letture del testo pontificio) è importante distinguere tra quelle pronunciate in virtù del ministero petrino, e dunque con l’autorità ricevuta da Gesù, nella fedeltà alle Scritture e alla tradizione della Chiesa, e quelle affermazioni che Francesco presenta (sia per la forma espressiva, che per la modalità di comunicazione) come opinioni private.

Questa differenza è necessaria, sia per rispetto al ministero petrino, sia per rispetto alla libertà di espressione del Papa, che, se dovesse mettere in gioco ogni volta che parla la sua autorità, non potrebbe comunicare con spontaneità. Papa Francesco è ben cosciente di questa differenza e ha fatto sapere in diverse occasioni che il suo insegnamento si trova scritto nelle sue encicliche ed esortazioni apostoliche.

Questo ci permette di concludere che finora non c’è stata nessuna chiarificazione autorevole di Amoris Laetitia, e che le diverse interviste o lettere particolari, alcune pubblicate senza autorizzazione, non hanno vero valore magisteriale. Ogni nuovo insegnamento del Papa su questo punto deve essere espresso con chiarezza, in modo che non ci sia dubbio che si eserciti l’autorità propria del ministero petrino, ricevuta dal Signore Gesù. In ogni caso rimane valido il principio generale che ogni interpretazione di Amoris Laetitia, anche se fatta dal Papa, per essere vincolante deve sempre rimanere fedele alle parole del Vangelo e alla costante tradizione e insegnamento della Chiesa.