Pia de' Tolomei sposa fedele fino alla morte
Il marito la fece scaraventare giù dal balcone del suo castello della Pietra in Maremma, da quello che ancora oggi è chiamato «Salto della contessa» o, forse, la uccise lui stesso. Forse per sposare un'altra donna. Con Pia de' Tolomei, nel Purgatorio torna ad essere protagonista una donna.
Esattamente dopo una cantica ritorna in scena una donna nella Commedia. Ci trovavamo nel canto V dell’Inferno, nel cerchio dei lussuriosi, quando si stagliava immortale nella bufera infernale la figura di Francesca da Polenta trascinata dal vento, abbracciata a Paolo Malatesta con una tale passione da formare quasi un corpo solo. La donna parlò con Dante con eleganza e facondia, testimonianza di un retroterra culturale letterario del tutto affine a quello del Fiorentino. Dei due innamorati abbracciati a perpetuare la perenne memoria della giovinezza, dell’amore, della bellezza strappati via violentemente parla soltanto lei, la donna raffinata, bella, affabile, dai toni cortesi, quasi stilnovistici. Francesca è in tutto e per tutto simile a Beatrice, se non che Beatrice accompagnerà nel tempo e con pazienza Dante in Paradiso, mentre la Ravennate ha portato l’amato direttamente e speditamente all’Inferno.
Alla fine del canto V del Purgatorio, quindi, torna ad essere protagonista una donna. Si chiama Pia e presenta la sua persona con grande sintesi e laconicità. Cosa racconta l’aneddotica riguardo a lei? Cosa sappiamo effettivamente? Impossibile è qui ripercorrere le differenti versioni che circolarono sulla sua storia. Del resto, molte delle voci e dei rumores (per usare un’espressione dello storico latino Tacito che ben si confà alla vicenda) che giunsero a Dante sono probabilmente andati perduti. Secondo la vulgata più in voga, Pia era appartenente alla prestigiosa famiglia dei Tolomei ed era andata in sposa a Nello d’Inghiramo dei Pannocchieschi. Il marito la fece scaraventare giù dal balcone del suo castello della Pietra in Maremma da quello che ancora oggi è chiamato «Salto della contessa» o, forse, la uccise lui stesso.
Quali le ragioni? Gli antichi commentatori sono discordi al riguardo. Chi afferma che Pia si fosse macchiata di infedeltà, chi sostiene che questo fosse un sospetto infondato e chi, infine, scrive che Nello si fosse condotto all’uxoricidio per convolare a seconde nozze con Margherita degli Aldobrandeschi. Questa era «un personaggio degno di un romanzo […], contessa di Sovana, signora feudale di un vasto territorio che si estendeva dal monte Argentario all’Amiata, al lago di Bolsena e giù. Fin quasi a Civitavecchia. Margherita aveva sposato nel 1270 Guido di Montfort, passato alla storia per avere ucciso per vendetta nel 1271 nella cattedrale di Viterbo alla presenza di Filippo III di Francia e di Carlo I d’Angiò il principe di Cornovaglia» (M. Santagata). Rimasta vedova nel 1291, si risposa con Orsello Orsini (1293), che morirà due anni più tardi. Il terzo matrimonio, celebrato con Roffredo III Caetani nel 1296, verrà annullato perché «viene diffusa la voce che, dopo la morte dell’Orsini, Margherita avesse segretamente sposato un suo amante, Nello dei Pannocchieschi, signore di feudi in Maremma» (M. Santagata). Le ragioni della segretezza delle nozze sono, forse, da ricercarsi nel fatto che Nello avesse già sposato Pia dei Tolomei, più tardi uccisa.
Nelle sue parole rivolte a Dante nella Commedia, in soli 6 versi, Pia lascia di sé una memoria immortale: «Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato de la lunga via […]/ ricorditi di me, che son la Pia;/ Siena mi fé, disfecemi Maremma:/ salsi colui che 'nnanellata pria/ disposando m'avea con la sua gemma». Ovvero, in parafrasi: «Quando ritornerai sulla Terra e ti sarai riposato dal lungo e stancante viaggio, ricordati di pregare per me che sono la Pia: lo sa bene colui che si promise a me in matrimonio e mi donò il suo anello. Sono nata a Siena e sono stata uccisa nella Maremma». I due verbi «disposare» e «inanellare» indicano due momenti distinti della celebrazione del matrimonio, rispettivamente la dichiarazione della promessa di sposalizio e la consegna dell’anello. Le parole di Pia la mostrano sposa fedele (questa potrebbe essere la versione abbracciata da Dante), memore del legame coniugale, nonostante le colpe del marito. Pia fu uccisa di morte violenta come la sua «sorella maggiore» Francesca, ma a differenza di questa non si macchiò di infedeltà coniugale, o, se ciò accadde, si pentì all’ultimo momento. Quest’ultima ipotesi giustificherebbe la sua presenza nell’antipurgatorio tra coloro che si sono pentiti in fin di vita.
Nella donna senese emergono raffinatezza, delicatezza e cultura, come nelle figure di Francesca e Beatrice, tre emblemi di cortesia in tre regni differenti, ad indicare che questa virtù di per sé non basta a salvare. Anima purgante, Pia dei Tolomei non porta rancore al marito e desidera essere ricordata in Terra perché si preghi per lei. È cosciente che la vita è di un Altro che ce la dona. Per questo nessuno ce ne può privare se non esercitando un’inaccettabile violenza, ancor più grave se commessa dal coniuge che dovrebbe essere garante di protezione e di difesa. Dopo una cantica e ancora nel canto V ritorna centrale, quindi, il tema dell’amore, non più adulterino, però, come nell’episodio di Francesca e Paolo, ma questa volta sponsale. «Sponsale», «sposo», «sposa» derivano dal verbo latino «spondeo» che significa «promettere». Il sacramento del matrimonio è una promessa che dura tutta una vita, qualunque cosa accada.