L'INTERVENTO

Ecco la verità sulla Comunità Shalom

Pubblichiamo il testo letto e commentato da suor Rosalina Ravasio nella conferenza stampa svoltasi presso la Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Bs) martedì 18 aprile per rispondere alle accuse lanciate dal programma Piazza Pulita su La7.

 

Cronaca 19_04_2023
Suor Rosalina durante la conferenza stampa

Pubblichiamo il testo letto e commentato da suor Rosalina Ravasio nella conferenza stampa svoltasi presso la Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Bs) martedì 18 aprile per rispondere alle accuse lanciate dal programma Piazza Pulita su La7.

Buongiorno,

vi sarete chiesti perché ho deciso di convocarvi.

Ve lo spiego.

In onore del principio di verità credo che prima di scrivere su argomenti così precisi e delicati, forse, ci sarebbe da pretendere che il giornalista abbia le conoscenze e le informazioni necessarie e fondamentali per argomentare – con un briciolo di raziocinio – quanto scrive e afferma; diversamente, è al pari di un tuttologo qualunquista che – travolto dall’emozione di dare una notizia sconvolgente, appetitosa e sensazionale dal punto vista di mediatico – si lancia in campagne denigratorie e diffamatorie. E, per di più, senza garantire la possibilità di un minimo contradditorio contemporaneo alla diffusione della notizia.

È questa l’onestà intellettuale di chi dovrebbe raccontare la verità delle cose? Credo proprio di no e che questo modo di agire vada censurato e denunciato perché un conto è lo scoop giornalistico altro, invece, sono le dichiarazioni rese alla Procura della Repubblica.

In questi giorni, mi si contesta l’uso indiscriminato di psicofarmaci accusando di essere, la mia, una comunità che bombarda di medicinali i suoi ragazzi.

Chi mi conosce sa da sempre della mia forte avversione in merito all’utilizzo di qualsiasi tipo di psicofarmaco ma, purtroppo, oggi, la maggior parte dei ragazzi che giunge in comunità presenta una doppia diagnosi certificata dal servizio sanitario statale.

Mi chiedo: come può il giornalista di Fampage sostenere quanto dichiarato se non ha alcuna conoscenza della cartella clinica con cui il soggetto intervistato ha fatto il suo ingresso in comunita? Ha fatto per caso dei dosaggi ematici per stabilire se aveva o meno troppo psicofarmaci nel corpo per poter affermare di averne un quantitativo massiccio? Sappia il giornalista che alle famiglie periodicamente viene richiesto il consenso per i minori (e l’avvertimento per i maggiorenni) di effettuare esami a tal proposito! E ancora, lo zelante giornalista di Fanpage, ha le conoscenze mediche per poter stabilire se un ragazzo versa in uno stato di non equilibrio psichico oppure se il suo non benessere mentale dipenda, invece, dalla conseguenza deleteria per il precedente abuso di sostanze? E, nel caso, sa di che sostanze ha fatto uso il giovane? Sa che alcune sostanze sintetiche causano e lasciano danni cerebrali irreparabili? Ha verificato con i medici di fiducia del paese di provenienza del ragazzo se i predetti farmaci - e relativi dosaggi - non siano stati prescritti in precedenza o assunti abusivamente dallo stesso prima dell’arrivo in comunità?

Sapesse il giornalista quanta fatica occorre per disintossicarli, piano piano, per evitare ulteriori danni psichici!

Infine, a tal proposito, tengo ad informare il giornalista che la nostra comunità rientra nella categoria (legalmente autorizzata) tipo case-famiglia e simili dove il farmaco, regolarmente prescritto dal medico, può essere preso in auto-assunzione!!!

Polverone inutile!? Quanta narrazione non corrispondente al vero è stata sprecata in questi giorni?

Mi si contestano maltrattamenti, vessazioni e addirittura torture.  

Lo sa il giornalista che nei confronti di una realtà così complessa come quella di una comunità di recupero ad ampio raggio come la nostra, ogni singolo episodio va contestualizzato nella sua interezza, cioè a 360 gradi, e non estrapolato, strumentalizzato se non addirittura manipolato (anche dal ragazzo stesso oltre che dal giornalista) considerato che si stratta di persone fragili e molto spesso accompagnati in comunità proprio a causa dei loro agiti violenti e ingestibili? (ecco allora che basta un litigio autonomo tra ragazzi e subito viene venduto - dalla stampa pressapochista - come uno scandalo di metodo educativo violento).

In merito alle dichiarazioni rese dal signor Abbruzzese: lo zelante giornalista ha avuto modo di leggere e verificare il contenuto della sua cartella clinica? Ha contezza dei suoi reali disturbi? Delle sue aspirazioni e sogni (confidava di voler fare l’attore) delle sue ideazioni?

E ancora, in merito alle violenze fisiche subite dallo stesso (botte ai testicoli, svenimenti ecc.) lo sa il puntuale giornalista che ogni giorno, in comunità, le Forze dell’Ordine entrano per notificare atti ovvero controllare i vari ragazzi agli arresti domiciliari e che, l’Abbruzzese, avrebbe potuto rivolgersi agli stessi mostrando le lesioni patite? Pensi, il giornalista, che la stessa madre dell’Abbruzzese - che veniva tutti i mesi in comunità - fortemente indignata dopo aver visto la trasmissione, ha scritto una lettera dove manifestava tutto il suo disappunto proprio verso chi avrebbe manipolato la mente del figlio fino a fargli dire le cose che ha detto in televisione proprio perché - ella stessa - non ha mai avuto modo di riscontrare alcuna minima violenza e mai il ragazzo gliene ha parlato. Sempre a onore del vero, agli atti della comunità, ci sono ancora i suoi scritti (diario) dove la narrazione è tutt’altro che corrispondente alle dichiarazioni rilasciate. E anche dopo la sua uscita, agli atti, vi è la corrispondenza intercorsa con il padre e dalla quale non viene lamentata alcuna violenza, o sospetta tale, nei confronti del figlio.

In merito alla ragazza in semi ombra, facilmente riconoscibile, preciso che è entrata nel giugno 2017 ed è stata allontanata nell’aprile del 2018 dopo che la stessa, dopo aver litigato con un’altra ospite, aveva dato fuoco alla stanza dove si tenevano i costumi del teatro e degli spettacoli cagionando un danno di 200 mila euro. La stessa madre, di religione musulmana, ha insistito per molto tempo anche dopo il grave fatto accaduto affinché fosse riammessa in comunità. Preciso che la stessa non ha mai assunto alcun psicofarmaco.

In merito al video registrato dalla giornalista infiltrata preciso che non corrisponde al vero che la stessa sia stata in comunità né quattro mesi né, tanto meno, quattro settimane continuative; preciso che i primi quattro giorni è assegnata all’assistenza del minicre dei bambini con altre ragazze che, tra l’altro, hanno riferito quanto fosse più interessata a carpire informazioni (e chissà quali segreti) dalle operatrici del minicre.

Di questi lunghi e interminabili dialoghi, però, non viene menzionato nulla… forse perché erano solo favorevoli alla comunità? Finita l’esperienza del minicre la sedicente giornalista veniva solo una volta alla settimana in comunità (precisamente il giovedì pomeriggio). Le ragazze della comunità, inoltre, l’hanno sempre considerata poco gradita proprio a causa della sua modalità morbosa e appiccicosa di continue richieste di informazioni sulla comunità e sulla loro sfera personale.

Per tale fatto, infatti, spesse volte la mandavano ad aiutare una piccola ospite a fare i compiti; quest’ultima, riferiva che la giornalista chiedeva insistentemente informazioni sulla madre e le faceva delle fotografie a insaputa nostra e di entrambi i genitori della minore.

Credo che questo sia un fatto gravissimo.

Infine, la stessa, veniva allontanata proprio a causa dell’ambiguità con cui interagiva all’interno della comunità con le altre ragazze, tra cui il continuo mantenere le mani sui genitali come a nascondere qualcosa. Oggi sappiamo il perché!

E che vogliamo dire di come ha rappresentato la comunità strumentalizzando le tre dichiarazioni rese dalle tre persone gravemente disturbate (come certificato dalla sanità pubblica) mentre tutte le altre giocavano? Negli audio del video che ha ripreso di nascosto appare evidente come tutto sia rispondente ad una imboccatura ideologica di chi ha interesse che le cose siano viste solo da un’angolazione particolare (es: nessuna ripresa è stata fatta in merito ai canti festosi e gioiosi con cui animiamo le messe e la preghiera, nessun gioco e divertimento è stato filmato… anzi, mentre la maggioranza di esse si divertiva la zelante giornalista se ne guardava bene dal riprenderle limitandosi, invece, a registrare le ragazze più sofferenti che si addormentavano sul tavolo).

Nel caso dell’intervista a Carol, assolutamente riconoscibile nonostante il volto adombrato: la giornalista è a conoscenza della gravissima disabilità totale della Carol? Dei suoi disturbi? Delle medicine che assume per prescrizione medica? Che è stata allontanata da numerosissime comunità e che non ha nessun parente in grado di accoglierla? E ancora, lo sa la giornalista, che se c’è all’interno della comunità un’altra ragazza che è con noi da più di vent’anni (con più tentativi vani di esperienze lavorative per limiti intrinsechi) non è certamente perché ci piace mantenerla gratis o costringerla a rimanere in comunità ma semplicemente perché figlia di clochard? Dove dovrei mandarla a vivere secondo l’acume della giornalista!?   

Ps: ricordo che la nostra comunità è totalmente gratuita, che a nessuna famiglia è richiesta la retta e che non riceve alcuna sovvenzione da parte dello stato e, quindi, non vi è alcun interesse a trattenere i ragazzi se non con l’unico motivo di rafforzare la volontà di raggiungere l’obiettivo di guarire! (e non certo con l’uso della violenza).   

È forse questa che è da intendersi come narrativa di verità? o è solo presunzione giornalistica che giudica di fatti e personaggi senza coscienza? Ops! Ma, d'altronde, che ci si può aspettare da una persona che si è sostituita ad un’altra usando la sua identità? Anche di questo fatto è stato informato chi di dovere.

Un giornalista onesto, per dirsi tale, prima di pubblicare, dovrebbe assicurarsi – con metodi puntuali di accertamento – la veridicità delle notizie; diversamente siamo di fronte ad un professionista incosciente, superficiale e, soprattutto, in cattiva fede!

Una volta, sempre in virtù del principio di verità, si pretendeva che il giornalista fosse obiettivo; oggi si preferisce averlo pluralista; ok, può anche starmi bene ma… e se fosse anche intellettualmente e moralmente onesto, non sarebbe meglio?

P.s. Nel video uno dei ragazzi incappucciati, intervistato, riferisce che il processo già celebrato con sentenza passata in giudicato è stata tutta una farsa!!!  Auspico che tale affermazione sia stata udita anche dal collegio giudicante del Tribunale di Brescia che ha emesso la sentenza di assoluzione.